6- Notte in bianco

61 9 5
                                    

«Oi, ci sei?» Kuina mi scioccò le dita a pochi centimetri dal viso, mi ero incantata.

Sbattei più volte le palpebre, gli occhi lacrimarono leggermente per la secchezza, li avevo tenuti aperti troppo a lungo «Sì ci sono, scusa» mi scusai con la mia amica, per poi tornare con la mente altrove.

«Ti sto parlando da venti minuti, ma tu sembri avere la testa da tutt'altra parte, c'è qualcosa che non va?» domandò preoccupata.

«No, sto bene» risposi vagamente, con un tono di voce piuttosto basso e stanco.

«Dimmi, hai dormito stanotte?» chiese fissando il mio volto, solcato da delle profonde occhiaie che non mi ero preoccupata di coprire.

«Sì, certo» mentii spudoratamente, la mora infatti, non mi credette, incrociò le braccia e fece un sospiro «Sono la tua migliore amica, puoi dirmi tutto, vedo che c'è qualcosa che ti turba» non risposi a quell'affermazione, mi limitai ad accasciarmi sui libri chiusi, come per schiacciare un pisolino.

«Si tratta di Niragi? È per quello che ha fatto ieri?» sorrisi leggermente per la sua preoccupazione, era carino il modo in cui cercava di capire il problema a tutti i costi.

La notizia si era sparsa velocemente, nonostante i miei tentativi di nascondere il fatto accaduto, la riservatezza in una scuola del genere è solo un'utopia.

«Anche, ma ora come ora, è l'ultimo dei miei problemi» feci una breve pausa, scorgendo Kuina con la coda dell'occhio, mentre era intenta ad ascoltare ogni singola parola.

«Mio padre ha sporto denuncia, ma sai benissimo che considerando la posizione sociale di Suguru, non servirà a molto» la ragazza annuì debolmente «Lo capisco, non è facile, l'unica cosa positiva, è che non si è spinto troppo oltre» mi accarezzò la schiena in modo confortevole.

«Sì, ma non è quello il punto» catturai la sua attenzione ancor più di prima «Oggi hai visto Chishiya per i corridoi, per caso?» le chiesi, lei scosse la testa «Non mi pare, come mai?» disse con fare curioso ed io alzai il capo, intenta a cominciare una conversazione.

Le raccontai in modo piuttosto riassuntivo ciò che era successo con Chishiya, senza badare alla professoressa che ogni tanto ci richiamava, invitandoci a fare silenzio e seguire la lezione.

«Magari vi siete conosciuti ad una festa, ma tu eri troppo ubriaca per ricordarlo? Sappiamo entrambe come sei fatta quando bevi» suggerì Kuina ridendo.

«Dai, fai la seria» la pregai ridendo a mia volta «Ok ok, scusa» alzò le mani iniziando a dondolarsi con la sedia.

«Effettivamente, non mi sembra il tipo da feste» ragionò ad alta voce ed io mi feci scappare un'altra risata, la quale però mandò in tilt la pazienza dell'insegnante.

«Voi due! Fuori!» urlò esasperata dal nostro chiacchiericcio continuo e noi, un velo imbarazzate, uscimmo a passo svelto dall'aula, accomodandoci a terra e beccandoci occhiate di disprezzo da diversi studenti che si trovavano per caso nei corridoi.

«Comunque, se non sbaglio, ha citato anche me, giusto?» riprese il discorso, ricordandomi le mie parole.

Improvvisamente, sentii il bisogno di raccontarle il modo in cui Chishiya l'aveva citata, farle capire il tono che aveva utilizzato, la stranezza del suo carattere e la stramba conversazione avuta parola per parola, invece di rimanere vaga come prima.

Doveva assolutamente capire quale fosse l'enigma che quella volta, mi aveva tenuta sveglia la notte.

La mia curiosità, a volte, prende il sopravvento, non lasciandomi padrona di me stessa.

C'era qualcosa che non quadrava.


«Non è che già ci conosciamo?» il biondo era immobile, come pietrificato.

Lo osservai per qualche secondo, mentre lui mi fissava attendendo una risposta da parte mia «No, non credo» risposi inclinando il capo.

«Nemmeno la tua amica Hikari sembra ricordarsi nulla» disse distogliendo lo sguardo dal mio.

«Kuina cosa c'entra?» domandai confusa al ragazzo.

«Lascia stare, non capiresti nemmeno» infilò nuovamente le mani in tasca, incamminandosi verso la porta.

«Ehi! Mi stai dando dell'ottusa?» dissi un po' offesa.

«Ti ho detto di lasciar stare proprio perché sei troppo intelligente per credermi» mi diede un'ultima occhiata prima di lasciarmi lì, sola.

«Aspetta!» gli corsi dietro, cercando di raggiungerlo il più velocemente possibile.

«Che c'è?» domandò, dal suo tono sembrava irritato dalla mia presenza, tuttavia cercai di non farci caso.

«Prometto che ti darò ascolto! Qualsiasi cosa dirai!» lui aumentò il passo, non dando importanza alle mie parole.

«Sto parlando con te!» lo presi per il braccio, obbligandolo a fermarsi.

Fissò il mio arto, ancora stretto a lui, per poi scostarlo, infastidito.

«Puoi dirmi almeno qual'è la tua classe? Se non me lo puoi dire adesso, almeno posso cercarti domani, o quando vuoi te!» lo pregai.

Lui fece una smorfia «Non te la dico» sembrava divertito, al contrario di pochi secondi prima.

«Tieni così tanto alla privacy, o semplicemente ti diverte non dirmelo?» dissi esasperata.

Era già la seconda volta che non rispondeva a quella domanda, considerando la prima volta che abbiamo avuto una conversazione vera e propia.

O almeno la prima che io ricordavo.

«La seconda opzione, direi» rise beffardo «Tu sei il primo che voleva parlare con me! Che cosa ti ha fatto cambiare idea?»

«Penso di essermi sbagliato, prima» ricominciò a camminare.

«Sei proprio ottusa»


«E ti ha lasciata così? Che stronzo!» fece il broncio Kuina ed io mi ritrovai ad essere d'accordo.

«E pensare che mi stava pure simpatico per avermi aiutata un paio di anni fa! Come si è permesso a darti della stupida? Quel bipolare che non è altro!»

«Speravo di rivederlo, così da potergli parlare» portai le ginocchia al petto, appoggiando il capo su esse «O almeno provarci» aggiunsi.

«Possiamo cercare la sua classe ora! Dovremo stare fuori altri trenta minuti circa, potremmo guardare i vari elenchi!» propose lei ed io annuii, alzandomi.

«Perfetto, andiamo!» diedi una mano alla mia amica ad alzarsi, dando inizio a quella che Kuina volle chiamare 'operazione nano stronzo'.

«Penso che dovremmo controllare tutti i terzi, i quarti e i quinti» dissi io e la mora sospirò, come se fosse già stanca «Ci metteremo una vita! Tutte le classe arrivano fino alla lettera H!»

«Vorrei ricordarti, che lo hai proposto tu!» le ricordai «Beh, io però direi di escludere i terzi: Non credo sia più piccolo di noi, nel caso non lo dovessimo trovare, cercheremo anche lì»

«Sei sicura che faremo in tempo?» lei scosse la testa, per poi rispondermi «Non credo che mezz'ora basterà, controlleremo anche durante l'intervallo e in linea di massima, quando lo vedremo, lo seguiremo»

«D'accordo!» sorrisi motivata «Che l'operazione nano stronzo abbia inizio!» esclamò alzando il pugno in aria, come per imitare la statua della libertà.

«Che nome di merda»

Spazio Autrice
Capitolo più corto del solito, scusate.
Alla prossima!

Rebel soul [Shuntarō Chishiya]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora