15- Inferno distopico

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Grace's pov

Leggeri singhiozzi e pensieri malinconici dominavano lo spazio circostante, stavo camminando lentamente, con tanto di orecchie aperte e attente.

Uno sguardo comprensivo da parte di Yuzuha, che nel frattempo non emise alcun suono, fecero tranquillizzare l'anima tormentata di Arisu, il quale aveva appena finito di raccontarmi ciò che aveva vissuto in questo luogo.

«Mi spiace» rivolsi lo sguardo al ragazzo «Per i tuoi amici, intendo» aggiunsi pochi secondi dopo, in mancanza della sua risposta «Non c'entri niente, non dispiacerti» guardò altrove, io capii che fosse il caso di chiudere il discorso, così da non ferirlo ulteriormente.

Ci furono svariati minuti di silenzio tombale, il disagio era palpabile, strinsi le labbra tra loro e sospirai.

D'istinto, misi la mano in tasca per afferrare il telefono, tuttavia non si accese, feci uno sguardo infastidito.

Improvvisamente però, ricordai le parole della preside Kano prima dell'iniezione: "dammi il tuo cellulare, apporterò alcune modifiche"

«Per 'modifiche' intendevi 'romperlo', stronza?» borbottai tra me e me, Usagi mi sentì «Quando svolgerai un game, il tuo cellulare segnerà il nome del gioco e il livello di difficoltà, la sua unica funzione è questa, ora» mi spiegò, io annuii debolmente, rimettendolo in tasca.

«Arriverá qualcuno a salvarci, magari» dissi speranziosa «Mi duole contraddirti, ma non penso proprio» rispose Arisu accelerando il passo, eravamo ormai giunti al grande edificio illuminato.

A dividere l'entrata con l'uscita, vi era una strana rete digitale, io la squadrai «Non perdiamo tempo» Usagi mi spinse dall'altra parte, facendomi cadere dall'altra parte della rete «Ehi, ma che cavolo!» le urlai contro, mi rialzai e feci per tornare sull'altro lato «No!» esclamarono contemporaneamente i due amici, io mi bloccai di colpo.

Essi fecero un passo in avanti e mi raggiungiunsero, mi spiegarono che una volta entrati, non si può tornare indietro, a meno che non si voglia morire fulminati da un laser.

Deglutii rumorosamente, non badando alla pelle d'oca.

La nostra attenzione fu catturata da una ragazza, che a giudicare dalla divisa, proveniva dalla Sendagaya Istitute, tuttavia non era un volto conosciuto.

Ella corse verso di noi e si affrettò a superare la rete.

«Menomale, ci sono delle persone!» disse col fiatone «Pensavo di essere sola! Che spavento!» fece un sorriso ampio «Come ti chiam-»

"Iscrizioni chiuse" sobbalzai per la sorpresa, lasciando la frase incompleta, i nostri telefoni avevano appena riprodotto una voce femminile e robotica, lo presi velocemente in mano.

"Game 'Vivi o Muori', selezionate la porta giusta entro il tempo stabilito, l'obiettivo è lasciare l'edificio, difficoltà: Tre di fiori"

«I game di fiori si basano sulla cooperazione tra di noi, ricordalo» disse la mora, io feci un cenno con capo.

Dinnanzi a noi vi era un ascenzore, dubbiosi, entrammo, sobbalzando al come le porte si chiusero immediatamente, e che senza aver premuto nulla, stessimo già salendo.

In circa quindici secondi arrivammo al piano in cui il game si sarebbe svolto, scrollai le spalle e scrocchiai le dita delle mani «Forza e coraggio» dissi tra me e me e facendo dei passi in avanti, seguita dai tre ragazzi.

La stanza era oggettivamente piccola, quasi claustrofobica, le due porte presenti catturarono la mia attenzione.

Improvvisamente sobbalzai, udendo di nuovo la voce robotica.

«Tempo lim-» inarcai le sopracciglia «Stai zitta, stronza!» imprecai parlando sopra alla voce, Usagi mi guardò male e fece uno 'Shh', io sbuffai e icrociai le braccia.

«Due minuti» terminó, la mora mi diede una bottarella sulla spalla «Non parlare mentre stanno dando indicazioni! Non mi hai fatto capire niente!» mi rimproverò, io chiesi scusa controvoglia «Dobbiamo uscire da qui entro due minuti» chiarí Arisu ed io tornai con gli occhi fissi sulle due uscite.

Su una di essa vi era la scritta 'Vivi', mentre sull'altra 'Muori', ridacchiai per la facilità del gioco.

«Mpf, ma davvero? Sarebbero questi gli impossibili e pericolosi game mortali? Non basterebbe scegliere 'Vivi'?» dissi con leggerezza, Arisu scosse la testa «E se fosse una trappola?» la ragazza a noi sconosciuta sbatté un piede per terra, noi la osservammo confusi «Cosa c'è?» Yuzuha roteò gli occhi «Che vorresti dire con 'Cosa c'è?'! Non mi piace questo posto! Apriamo la porta 'Vivi' e andiamocene!» esclamò nervosa, avvicinandosi velocemente alla possibile uscita.

«Non farlo!» esclamò il moro andandole incontro, ma fu del tutto inutile, poiché la giovane aveva già aperto la porta.

Io feci un sorrisetto «Vedete? Non è successo nulla-» la ragazza cadde a terra, morta.

Mi misi una mano sulla bocca per lo shock: Un laser l'aveva colpita in pieno, facendola secca.

Mi girai dalla parte opposta, chiudendo forte gli occhi e facendo respiri irregolari.

«Che cazzo era quello?!» urlai sotto lo sguardo preoccupato di Arisu ed Usagi, quest'ultima mi poggiò una mano sulla spalla e si avvicinò al mio orecchio.

«É normale all'inizio, capisco come ti senti» fece una breve pausa, sospirando «Ma non distraiamoci dall'obiettivo, altrimenti faremo la sua stessa fine» indicò il cadavere a pochi metri da noi.

Anuii scossa, tentai di fare respiri più profondi ed essere meno ansiosa.

«Coraggio! Da questa parte! I due minuti stanno per scadere!» Arisu aprì la porta 'Muori', entrammo in una stanza identica, mentre la precedente, a nostra sorpresa, prese fuoco.

«Se ne esco viva, giuro che strozzo quella puttana di Kano» borbottai incazzata, serrando poi la mascella.

«Grace! Da questa parte!» Ryōhei mi fece alzare la testa verso le due porte, che si ripropossero di nuovo.

Mai come in quel momento, avrei desiderato di trovarmi a casa, o addirittura, a scuola.

L'inferno, a quanto pare, esisteva eccome.

Non era quello che si vedeva nei film, pieno di diavoletti dalle corna buffe e la coda appuntita, con tanto di nuvole rosse e fiumi di sangue.

Si trattava di un luogo uguale ed identico alla realtà, nel quale si può scovare il lato spaventoso e distopico solo esplorandolo, anche un poco.

In quel momento, avevo una visione diversa delle persone, delle cose, perfino di me stessa.

Il mio unico desiderio, per quanto scontato potesse sembrare, era di uscire da lì e non metterci mai più piede.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 06, 2023 ⏰

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