Capitolo 13

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ISABELLE

Si fa l'abitudine a tutto,
anche al continuo peggioramento di ciò che già era ai limiti della sopportazione.
☾John Maxwell Coetzee

Mi chiudo la porta alle spalle e scoppio a ridere.

Come una pazza, s'intende.

Sin da piccola ho sempre creduto di non sapere affrontare le emozioni.
Rabbia, tristezza, euforia, amore... non sono mai riuscita a distinguere le sensazioni e vivere pienamente.
Così, mi sono resa conto di aver una valvola di sfogo inconsapevolmente.

Io rido.

Rido quando sono sotto stress.
Rido quando sono arrabbiata
Rido e piango quando sono triste, il che potrebbe fare di me una che ha bisogno di uno bravo specialista.

Degli ansiti interrompono il flusso dei miei pensieri mentre mi ricompongo.

Cyndi?

Mi avvicino alla sua stanza e noto la porta socchiusa, dallo spiraglio riesco a vedere qualcosa.

Okay, ci danno dentro.

Bentornata a casa, Isabelle.

Mi lascio cadere sul letto all'indietro, portandomi un cuscino in faccia.

Dio mio, che giornata.

Il buio mi travolge e sussulto quando un paio di occhi prendono forma.

Sono azzurri.
Non come il cielo. Non come il mare.

I suoi occhi sono simili alla gemma che indossavano le donne degli antichi egizi come amuleto protettivo: la turchese.

No, no, no!

Scatto in piedi, cercando di concentrarmi sulla serata che ho trascorso con Kevin.

Dovrei essere al settimo cielo, anche se per ora tra noi c'è solo una frequentazione per capire se funzioniamo, e non pensare a Kylian.

Un lamento mi sfugge dalle labbra mentre metto il pigiama e provo a sdraiarmi ancora, con la speranza di riuscire a dormire.

Sto per precipitare nel vortice del sonno e sono talmente stanca da non accorgermi che la porta della mia stanza si apre.
«Okay, sputa il rospo!»

𓍝

«Che programmi hai per stasera?» mi domanda Cyndi, bevendo un bicchiere d'acqua.

«É domenica. Farò le tipiche cose che si fanno di domenica»

Alza il sopracciglio «Tipo sesso con Kev?»

«CYNDI! Te l'ho già detto, non stiamo ancora insieme ed è troppo presto per pensare a quello»

«Isabelle, lo conosci meglio delle tue tasche.»

«Si, ma non sotto quel punto di vista. È ancora tutto troppo nuovo per noi, staremo a vedere»
Sospiro, chiudendo l'argomento mentre l'ultima ciocca di capelli le ricade sulla schiena ed io ammiro soddisfatta il mio lavoro.

Probabilmente sarebbe stato meglio aprire un salone di parrucchieri che studiare legge.

«Grazie mille, sei la migliore del mondo. Ora scappo, Esteban mi aspetta. Ci sentiamo dopo» si dirige verso la porta e mi manda un bacio a distanza.

Finalmente sola.
Finalmente un po' di tempo per me.

Mi fiondo nel bagno e inizio a preparare la vasca per farmi un bel bagno caldo. Ho intenzione di restare a mollo un bel po', quanto basta per lavare via lo stress e l'ansia dell'ultima settimana.

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