Capitolo 6

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ISABELLE

Date alle donne occasioni adeguate ed esse saranno capaci di tutto
☾Oscar Wilde


Nella mia vita ho sempre preferito la riflessione all'impulsività.

Le mie scelte sono sempre state frutto di un certo, preciso piano.

Prima di trasferirmi a Lansing, lontana ore dalla mia casa e dalla mia famiglia, ci ho pensato per mesi e, solo dopo essere convinta al cento percento, scelsi di buttarmi in una nuova avventura.

Nonno Will me lo ricordava in continuazione: "Isabelle, prima di agire, pensa. Pensa sempre. Pensa bene. E solo quando avrai trovato come minimo cinque scuse per farlo sul serio e altrettante per liberarti degli inghippi, vai e sii convinta"

Ecco, stasera non ho propriamente seguito il suo consiglio alla lettera.

Stasera ho dato voce alla mia incoscienza, alla mia curiosità, al lato più impetuoso di me, che mi spinge a fare cose prima di valutare un piano di azione che, per un avvocato, è fondamentale.

Così, in preda all'euforia del momento, mi sono inventata un nome - non so quanto credibile- e me la sono data a gambe quando alle mie spalle è sbucato il Serpente d'oro che, alquanto pare, non ricordava l'incontro di stamattina avvenuto nell'ufficio di suo padre.

Come mi sia venuto in mente? E chi lo sa.
So solo che ora mi trovo qui, a sperare che la piccola -grande- bugia che ho detto venga seppellita nel dimenticatoio, proprio come la mia presenza in questo locale.

Spintono un'ultima persona ed esco dal Cruz.

Finalmente respiro un po' di aria.

Prendo il cellulare dalla borsa, intenzionata a chiamare un taxi ma, proprio appena sto per pigiare sulla cornetta, una mano tocca la mia spalla.

Spero tanto non sia un malintenzionato ubriaco, perché la bomboletta spray al peperoncino che nascondo non avrebbe problemi a fare il suo lavoro ed io ad usarla.

Con mio stupore, però, incontro un paio di occhi familiari.

«Cyndi! Ma dove eri finita?» quasi urlo.

Inizia a camminare ed io la seguo, dirette verso la macchina.

«Isabelle, tu non hai idea. Ho conosciuto un ragazzo, bello come il sole, con un sorriso brillante e dei bicipiti, cazzo che bicipiti!» straparla.

Le strappo le chiavi dalle mani e prendo il posto del guidatore. Dagli occhi sembra brilla e non è il caso di farla guidare. Non sia mai che ci fermino o, peggio ancora, andiamo a sbattere contro un palo della luce.

«Si può sapere di cosa parli?»
Studio il suo volto e l'espressione sognante che vi è dipinta e lí capisco.

Il mascara colato, il rossetto sbavato, il collo arrossato, il vestito senza quella macchina ma malconcio.

«Hai avuto una scappatella per caso?»

Ridacchia «Dio, si. É stata la sera più bella della mia vita ma non in bagno, su un divano in pelle rossa.»

Metto in moto l'auto.

«Chi è questo Dio greco?» la assecondo

«Si chiama Esteban, mi ha anche dato il suo numero. L'ho trovato, Isa, è quello giusto»

«Cosa te lo fa pensare? Ti ha fatto bere? Come sei finita a ridere senza sosta e sospirare continuamente?»

«L'ho incontrato per caso mentre tornavo dal bagno. Mi ha offerto un drink che ho accettato più che volentieri e mi ha stregata con il suo sorriso. Insomma, il ghiaccio si è sciolto e per caso sono scivolata tra le sue gambe»
Scoppio a ridere insieme a lei e scuoto la testa.
La mia migliore amica è sempre stata la più disinvolta tra le due, quella divertente e aperta a nuove esperienze, quella impulsiva per l'appunto.

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