KYLIANFare finta che il pericolo non esista è il modo migliore per caderci dentro.
☾Alain Rey«Tu essere mancato alla tua vecchia Chie» la mia domestica mi accoglie nel mio appartamento, nel quale non ritorno da settimane.
Fino a qualche mese fa, avevo stabilito che questa fosse la mia nuova casa. Sballarsi, fare festini e scoparsi qualunque ragazza da una sera è più facile se si vive da soli.
Eppure, quando mia sorella mi ha chiesto di tornare a casa con lei e mio padre non sono riuscito a dirle di no.
Così, da qualche settimana, faccio avanti e indietro.«Non esagerare»
«Tu magro. Dove essere stato?»
«In giro, Chie. Come sempre»Alza gli occhi a mandorla al cielo, con un'espressione severa «Io potere preparare te qualcosa di buono»
«No, grazie. Puoi andare a casa da Victoria, io voglio stare da solo per un po'»
Tiene gli occhi puntati nei miei «Non fare cose brutte.»
Scuoto la testa, camminando verso la camera da letto mentre lei va via.Mi tolgo la giacca di pelle, posandola su una sedia.
Gli avanzi di erba che avevo lasciato sul mio comodino sono spariti e immagino sia Chie la responsabile.Mi sdraio, fissando il soffitto.
La mia mente torna ai giorni passati con Isabelle a casa sua e, soprattutto a ieri sera.
Piangeva come una bambina e tremava spaventata sulle mie ginocchia, mentre quel figlio di puttana era al piano di sotto a bere e godersi la festa.
Perché ha reagito così non appena l'ha visto?
È ancora innamorata di lui forse e non riesce a superarlo?Tasto la tasca posteriore dei miei jeans ed estraggo un pezzo di carta, lo stesso che ho notato accanto a lei quando si è addormentata.
Lo apro, iniziando a leggere.Oggi, 16 marzo, mi ritrovo seduta alla mia scrivania, facendo appello alle mie ultime forze per scrivere questa lettera.
Sento il cuore sanguinarmi nel petto e il labbro inferiore continua a tremarmi da giorni, da quando lui l'ha colpito con una forza tale da tagliarlo.
Non esco di casa da una settimana e tutti a scuola si chiedono dove io sia finita.
Le stesse persone che, se mi vedessero, mi farebbero mille domande sui miei lividi.
E come lo spieghi agli altri che il tuo ragazzo da invidiabile principe azzurro si è trasformato dopo sei mesi in un violento?
Come potrei spiegare a tutti che appena beve qualche bicchiere di troppo inizia ad alzare le mani perché non mi sento ancora pronta a concedermi a lui?
Ma, sopratutto, come giustificherei i miei genitori, che fanno finta di non vedere solo perché Ian proviene da una buona famiglia e suo padre è un noto imprenditore, amico del mio dai tempi del college?
Come farei a far sì che comprendano il dolore taciuto da settimane che sento, dentro e fuori?
Non posso.
Il mio corpo e la mia mente non si danno pace.
La sofferenza che mi porto dentro è troppa da sopportare per una diciassettenne che desidera solo un po' di serenità.
Quella serenità che solo una persona era in grado di darle, l'unica che la proteggeva e che ora non c'è più.
Ho paura, molta paura di ciò che sto per fare.
Ma, in fondo, cos'ho da perdere?
Scusate, mamma e papà. Vi perdono per non aver accolto le mie richieste d'aiuto, ma il dolore era troppo per far finta di nulla.
Scusami, Cyndi. Sei e resti la mia piccola roccia, non mollare senza di me.
Scusa se non te ne ho mai parlato e fatto sì, da quattro mesi a questa parte, che tu non sospettassi dell'inferno che stavo vivendo.
Infine, vorrei chiedere scusa a te, stella più bella nel cielo di stanotte.
Scusa, nonno.
Ti voglio un bene dell'anima, che va oltre me stessa e andrà anche oltre le nuvole. Sono certa che mi sgriderai non appena ti raggiungerò, ma spero di ricevere almeno un abbraccio.
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SERENDIPITY
Romance❝𝐃𝐚𝐫𝐤 𝐫𝐨𝐦𝐚𝐧𝐜𝐞❞ Isabelle Thompson ha diciannove anni e sogna di diventare un'avvocata dall'ottima fama in tutto lo stato del Michigan, proprio come suo nonno. Da quando è venuto a mancare, ha cercato di essere forte e realizzare il futuro...