9. Solo per divertimento

8 2 0
                                    

-Dai, arriva al punto, cosa vuoi?-
-Ti ripeto, pensavo solo che magari avessi sete.-
Pietro si sedette tranquillamente di fianco a lui con un sorriso malizioso, un ghigno che ormai lo caratterizzava, una risata sotto i baffi.
-Se può tranquillizzarti quella Giulia mi sta sul cazzo.-
Sho lo guardó confuso.
-Si atteggia un po' da pick-me girl, non so se capisci, credo che del gruppo che abbiamo formato sarebbe l'ultima che mi farei.-

Fece una pausa e poi riprese:
-Non voglio offenderla, alla fine è la tua ragazza, ma solo per dirti che non serve che fai il geloso.-
Sho, che era stato in silenzio ad ascoltare, aspettò che Pietro finisse, e poi rispose:
-Guarda che non ce l'ho con te.-
-Ah no? Mi hai quasi ucciso giuso per divertimento immagino.-

Sho rise e poi annuì ironicamente.
-Tu sei pazzo folgorato. Un bipolare di merda.- Disse allora Pietro.
-Con tutti i farmaci che mi tocca prendere, ci mancherebbe anche quello.-
Caló il silenzio tra i due. Pietro aveva notato che Sho alla mattina prendeva qualche pastiglia, ma non poteva aspettarsi che fossero psicofarmaci.

Sho era un vero e proprio soggetto psichiatrico, soffriva di disturbo borderline di personalità, solo ipotizzato, ma non diagnosticato (diagnosi non possibile prima dei diciotto anni), e più volte aveva sofferto di allucinazioni visive e uditive che lo portavano a comportamenti insoliti. I suoi discorsi spesso parevano non coincidere, erano disorganizzati, ogni tanto sembrava delirare, ansia, depressione, rabbia: gli era stata diagnosticata la schizofrenia.

Sho non era una persona facile, ma lui teneva tutto dentro, soffriva talmente tanto da non vedere più nulla nei giorni peggiori, non era se stesso con nessuno, lui voleva morire.
Nonostante cercasse di nascondere tutto, un disturbo del genere non poteva essere sempre lasciato in ombra. Ogni tanto le persone che gli stavano più vicino si accorgevano che qualcosa non andava, Giulia si spaventava, e i compagni di stanza sobbalzavano quando lo sentivano urlare di notte, ma nessuno sapeva quale fosse la sua storia, nessuno sapeva niente su di lui.

Nessuno sapeva degli anti-psicotici tranne Pietro, che guardava Sho con aria compassionevole, lo prese per una mano e lo alzò, mentre anche lui si alzava.
Una lacrima scese piano sul viso di Sho, Pietro gliela asciugò dolcemente come avrebbe fatto una madre, e gli spostò i capelli lunghi dietro le orecchie.

Non capiva neanche Pietro il perché del suo stesso comportamento, ma non disse nulla e accompagnò Sho nella stanza da letto dove c'erano tutti gli altri.

La giornata passò in fretta, Pietro iniziò a legare anche con questo ragazzo, all'interno del gruppo non c'erano più tensioni.

Alla sera i ragazzi si erano riuniti a festeggiare, Sho però rientrò prima e salì le scale arrivando nella stanza del gruppo di musica. Era solo, iniziò a suonare qualcosa con il pianoforte e proseguí per un quarto d'ora, fin quando non sentì una presenza dietro di lui. Si voltò: era Camilla.

-Ciao.-
-Ciao.- Rispose Sho con tono interrogativo.
-Volevo chiederti un favore.-
-Dimmi.-
-Pensavo...se scopassimo?-
Shomi scoppiò a ridere.
-Ma che hai? Salendo le scale hai sbattuto la testa? Camilla, sono fidanzato, e poi ho tredici anni, mentre tu ne hai sedici, trova qualcuno della tua età e fai tutte le porcate che vuoi.-
-Suggerimenti?-
-Pietro.-
-Mamma mia, Pietro sì, è bono, ma non credo voglia farsi dominare, capisci che intendo...-
-Scusa, ho la faccia da passivello?- Chiese Sho con una smorfia schifata in volto.
Camilla annuì facendo un gesto esagerato col capo.

-Senti non mi interessa, scopati chi vuoi, ma lasciami in pace.-

Questa fu l'ultima frase che Sho pronunciò prima di iniziare a spogliarla violentemente e piombare a letto assieme a lei.

Sentimenti Blu  ||  Gay StoryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora