Il capello parlante

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Flashback – Anno 2013

La notte era limpida e quieta, ma al contempo densa di un'eccitazione quasi palpabile. I nuovi studenti si accalcavano sul piccolo molo, scambiando sguardi curiosi e un po' timorosi. Poi, una figura imponente si avvicinò con passo pesante e una lanterna che illuminava il volto gentile e la barba folta e selvaggia.

"Buonasera, ragazzi!" esclamò. "Io sono Rubeus Hagrid, professore di Cura delle Creature Magiche e custode di Hogwarts!" La sua voce profonda riecheggiò sopra il lago nero, quieto e avvolto da un alone di mistero. "Ora vi dividerete in gruppi da quattro, salirete sulle barche e attraverserete il lago per arrivare a Hogwarts. Su, forza! E non fate tardi, o la preside mi farà a pezzi!"

Senza aspettare un secondo, Rose si fece avanti e prese l'iniziativa. "Albus, Scorpius, venite!" chiamò, salendo su una delle barche a remi e afferrando una lanterna per farsi strada.

Albus, sempre un po' esitante, guardò i remi con aria perplessa. "Ehm, ora che siamo qui... chi rema?" chiese, osservando gli amici in cerca di volontari.

Scorpius, con un sorriso sicuro, si fece avanti. "Lasciate fare a me," rispose. "Mio padre mi ha insegnato a remare."

Appena la barca iniziò a staccarsi dal molo, una voce alle loro spalle li fece fermare. "Ehi! Aspettate, per favore!" gridò una ragazza, avvicinandosi di corsa con il fiato corto. "Posso salire con voi? Tutte le altre barche sono già occupate!"

"Ma certo!" rispose Rose, facendole spazio. "Vieni pure!"

Mentre la ragazza prendeva posto, Rose le sorrise amichevolmente. "Io sono Rose Minerva Weasley!"

"Piacere di conoscervi," disse la ragazza, un po' emozionata. "Io sono Ophelia Octavia Lister."

"Che bel nome hai, Ophelia!" commentò Rose, ammirata.

"Grazie, anche il tuo è davvero speciale!" rispose Ophelia con un sorriso.

Albus, osservandola con curiosità, non riuscì a trattenere una domanda. "Scusa, Ophelia... ma non ti ricorda niente il mio cognome? Non conosci mio padre?"

Ophelia lo guardò confusa, scuotendo la testa. "No... non mi dice niente. E chi sarebbe?"

Scorpius, sbalordito, esclamò: "Aspetta... non conosci Harry Potter? Dove sei cresciuta, nello spazio?"

Ophelia scosse la testa divertita. "No, non conosco nessun Harry Potter. Sono cresciuta in Germania, e i miei genitori non mi hanno mai parlato di lui. Sai, loro non approvano la magia... e a casa mia è vietato parlarne. Sono maghi anche loro, ma hanno scelto di tenermi all'oscuro fino a quest'estate, quando ho ricevuto la lettera per Hogwarts."

Rose sussurrò piano agli altri due: "Beh, è una storia un po' insolita..." Ma Ophelia la interruppe subito, allegra. "Non scusarti, Albus, davvero. Sono felice di essere qui!"

Poco dopo, Rose alzò lo sguardo e gridò: "Ragazzi... ragazzi... RAGAZZI!" esclamò, indicando davanti a loro. Nel buio della notte, si stagliava in lontananza la sagoma maestosa del castello.

All'unisono, con gli occhi spalancati e l'emozione che aumentava, i quattro sussurrarono in coro: "HOGWARTS!"

Man mano che si avvicinavano, la visione del castello si faceva sempre più imponente. Illuminato dalla luce della luna, Hogwarts li accoglieva con un'aura di mistero e promessa di avventure. Quando la barca attraccò, Hagrid li chiamò a raccolta, guidandoli lungo il sentiero che portava al castello. Dopo una serie infinita di scalini, finalmente raggiunsero la Sala Grande.

Albus sbuffò, sfinito, appoggiandosi a Scorpius per riprendere fiato. "Non ne posso più di queste scale!"

"Sei sempre il solito," scherzò Rose.

Una volta tutti in fila, Hagrid alzò la mano per richiamare l'attenzione. "Silenzio, per favore! Ora entreremo nella Sala Grande per la cerimonia di smistamento, e poi... si cena!" aggiunse, strizzando loro l'occhio.

Le porte della Sala Grande si spalancarono e i nuovi arrivati si trovarono circondati dai quattro lunghi tavoli delle Case, e dal tavolo degli insegnanti, leggermente rialzato. La Professoressa McGranitt avanzò con un sorriso deciso. "Benvenuti ad Hogwarts, ragazzi," iniziò. "Prima del banchetto, procederemo con la cerimonia di smistamento. Ognuno di voi verrà assegnato alla propria Casa dal nostro cappello parlante."

Un professore si alzò portando un cappello logoro e consunto, e lo posò su una sedia. Quando il cappello iniziò a parlare, recitò una poesia che echeggiava solenne nella Sala Grande.

Dopo che il Cappello Parlante concluse, un fragoroso applauso esplose nella sala. La Professoressa McGranitt, con sguardo fiero, iniziò a chiamare i nomi. "Vincent Bolton... Serpeverde!"

Uno dopo l'altro, i ragazzi furono smistati. Quando fu il turno di Ophelia, tutti trattennero il fiato. Il cappello rifletté per un istante, poi dichiarò: "GRIFONDORO!"

Rose finalmente venne chiamata. Mentre il cappello le veniva posato sulla testa, lei sussurrò nervosamente: "Per favore, non Serpeverde..."

Il cappello sembrò ascoltarla. "Non preoccuparti... GRIFONDORO!"

Con un sospiro di sollievo, Rose si sedette vicino a Ophelia, sperando con tutto il cuore che Albus la raggiungesse. Quando il nome di Albus Severus Potter fu chiamato, il silenzio calò nella sala. Il cappello rimase a lungo in silenzio, poi mormorò: "Molto diverso da tuo fratello... c'è in te un desiderio di grandezza..." Albus, con il cuore che batteva forte, attese il verdetto, che arrivò chiaro e implacabile. "SERPEVERDE!"

Rose, seduta al tavolo di Grifondoro, sgranò gli occhi incredula. No... questo è impossibile! Pensava con terrore, guardando Albus unirsi al tavolo di Serpeverde accanto a Scorpius.

Intanto Albus, seduto accanto al suo amico, sentiva una strana eccitazione. Anche se il verdetto l'aveva sorpreso, c'era qualcosa di confortante nel trovarsi lì accanto a Scorpius. Guardò Rose dall'altra parte della sala, ma decise che avrebbe chiarito tutto con lei l'indomani.


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