«questa è casa mia» sussurrai aprendole la portiera della macchina, sorridendo dentro di me. Non so perché mi sentissi così ma non mi capitava da tanto, non ero ancora innamorato eppure sentivo che in qualche modo la compagnia di questa ragazza ribelle mi faceva bene, mi sembrava quasi necessario averla affianco a me.
Quando l'avevo incontrata mi era sembrata strana e abbastanza "particolare", con un attenzione alle cose singolare rispetto alle altre ragazze con cui ero stato gli ultimi mesi. Ognuna voleva solo infilarsi nel mio letto o avere qualcuno da cui andare, finivano sempre per sparire e tornare cercando le mie braccia. Lea era preoccupata per il fatto che mi fiondavo solo sul lavoro e mi ripeteva sempre di cercare qualcuno che mi facesse sentire attratto da se prima che dalla propria forma fisica. Tra noi era iniziata come conoscenza e l'andare oltre senza aspettare un eternità era stato il perché del nostro rapporto sincero e senza maschere. Lei era stata delusa dall'amore e si capiva da tanti piccoli particolari ma era abile a nascondendo, davvero in gamba la ragazza se non fossi stato un cantante...e me ne intendessi così bene dei sentimenti delle persone.«sorridi che siamo arrivati» le dissi ridendo alla sua faccia stanca e imbarazzata «sicuro che non diamo fastidio?»
«bussa e chiedilo tu» dissi premendo il citofono e sentii la voce di mio papà «pronto...»
«papo diamo fastidio?»
«gianma?!» la sorpresa della sua voce mi fece sorridere e ad un certo punto sentii il cancello aprirsi e vidi papà sorridente che aveva appena aperto la porta incredulo «non ti vedo da tantissimo, non vieni più a trovarci qui»
«papo non è vero» dissi entrando per abbracciarlo, mi era mancato e lo sapeva bene. Da quando aveva lasciato la mamma il nostro rapporto era stato tutt'altro che bello. Penso di non aver odiato nessuno come ho odiato lui per anni, poi un giorno ci siamo riavvicinati e mi sono reso conto che nessuno sarebbe mai stato in grado di capirmi come lui. Nessuno sarebbe mai riuscito a dare un senso ai miei punti di vista e alle mie domande insensate, nessuno tranne lui. Dopo averlo finito di abbracciare mi girai e la guardai sorridente fuori dal cancello «bea entra, le valigie le porto io».
Si avvicinò timidamente a noi, e una volta arrivata vicino a mio papà glielo presentai «papà ti presento Beatrice la-»
«Christian volpato»
«Beatrice crivelli» sorrisero e sentii il mio cuore accelerare il battito «entrate io porto queste in camera mia»
«vieni Beatrice, ti faccio vedere la casa»Dopo un tour molto veloce papà ci preparò qualcosa da mangiare, bea era visibilmente imbarazza e da sotto il tavolo le accarezzai la coscia sorridendole «papà se non ti dispiace andiamo a letto, il viaggio è stato comunque stancante»
«ne sono sicuro, Beatrice mi fa molto piacere che rimarrai con noi tre giorni» bea gli sorrise «piacere mio». Mi incamminai verso la mia vecchia cameretta seguito da lei che non diceva nulla
«bea questo è il rifugio di gianmaria» i suoi occhi scrutarono tutto nei minimi particolari e sorride nel vedere i poster sulla parete
«questa stanza ha l'aria di essere la casetta della musica di gianmaria, no?»
«direi propio di sì, qui ho passato tanti pomeriggi sperando che un giorno la mia musica sarebbe arrivata a tante persone»
«e ci stai riuscendo, le tue canzoni spaccano»
«questo è il primo album che ho registrato, non è mai stato pubblicato ufficialmente ma se ti va lo possiamo ascoltare, però ti avviso: io non sono fan di quello che scrivevo prima»
«fa sempre parte di te, sono sicura che un po' di quello che scrivevi prima è tutt'ora presenta nei tuoi testi»
«ti va?»
«metti su questo disco» disse mentre inserii il mio vecchio disco in uno stereo che quando ero ragazzino era il mio migliore amico.
Al rumore della mia voce provai una sorta di fastidio ma vedere lei così concentrata è persa nel ritmo mi fece sorridere, chissà se qualcun'altro mentre ascoltava la sua musica reagiva così.
Il cd durava in totale una quindicina di minuti e appena finì la vidi sorridere «beh spaccavi anche da piccolo, non vergognarti su»
«ero molto diverso»
«mi parli ti piaccio? Allora scopiamo» disse avvicinandosi a me poggiando la sua testa sulla mia spalla «tutto o niente 2»
«mi è piaciuta quella traccia»
«ero abbastanza grande quando l'ho scritta» rise «non mi importa quale hai scritto prima, si vede che inseguivi i tuoi sogni»
«ci ho sempre provato, anche quando i miei non volevano»
«ti supportano comunque ne sono sicura»
«forse, alla fine non mi hanno mai fatto pesare nulla» i suoi occhi sorridevano e lo notai, quella ragazza aveva il mondo dentro di se ma lo nascondeva a tutti.
«ci ho condiviso tante cose in questa stanza»
«posso immaginare»
«la mia prima volta ad esempio»
«gianma dai»
«no ti giuro è stato imbarazzantissimo, penso sia stata la volta peggiore di tutta la mia vita»
«non a caso si chiama prima volta, non penso qualcuno l'abbia vissuta bene»
«ricordo che lei non volle più vedermi tanto aveva fatto pietà» rise
«scherzi vero?»
«certo che sì, era la prima volta anche per lei...fu forse una della mie rotture più brutta»
«beh avete avuto una relazione duratura?»
«si ma se non ti dispiace vorrei non parlarne sai com'è...ormai l'ho lasciata andare e io sto bene così»
«si, hai sonno davvero?»
«no, volevo solo che tu smettessi di sentirti in imbarazzo» la guardai accarezzandole una guancia «mi fa piacere che ti sei trovata bene in queste ore»
«siamo qui da poco ma sembrano tutti così gentili, ho intravisto una ragazza prima»
«mia sorella, domani te la presento»
«la fatidica sorella proprietaria della macchina»
«proprio lei, tutti dicono sia molto più bella di me»
«ci vuole tantissimo per essere più belli di te, deve essere una diva» mi baciò e poi aggiunse «non c'è nessuno più bello di te»
«domani ti rimangerai questa frase»
«vedremo» la guardai mentre con tutta la calma del mondo si metteva il pigiama davanti a me «il bagno è la prima porta fuori»
«ho fatto, voglio solo riposare»
«non ti va di parlare...»
«di cosa parliamo?» si mise nel letto e mi guardò trasmettendomi un senso di calma che mi ricordava le chiacchierate nelle sera d'estate quando ero adolescente.
«sembra strano per uno come me essere a corto di argomenti, ma stasera è proprio così»
«hai sempre qualcosa in mente tu, non è possibile questa cosa»
«invece è proprio così» le sorrisi
«vieni con me fuori?»
«gianma fa freddo» mi rispose tirandosi su le coperte e io risi «vieni dai, ci sono le stelle»
«le stelle? E tu come lo sai se non hai messo piede fuori da oggi»
«istinto»
«ah si, il mio dice di restare qui al caldo»
«vieni dai, se congeli puoi sempre rientrare» mi guardò e si alzò dal letto seguendomi ancora contrariata «sei mai salita su un tetto?»
«MA SEI PAZZO?!» risi avvicinandosi a lei «fidati non cadrai»
i suoi occhi mi guardarono ancora sconcertati, le presi la mano e la aiutai a salire «vedi siamo ancora vivi»
«ancora per poco»
«smetti di fissarmi, ti ho detto che non cadrai e non cadrai» rise
«sei così temerario eh» la guardai «mo ti butto giù» scherzai quando sentii le sue braccia aggrapparsi al mio braccio «non ci pensare, se cadiamo cadiamo assieme» risi e la avvicinai di più a me «così sia». Qual tetto era stato uno dei posti che più mi aveva ispirato a scrivere, non è normale ma a me piaceva starmene seduto qui senza che nessuno lo sapesse, eravamo io e la parte più nascosta di me...nessun altro. Era la prima persona con cui condividevo questo luogo tutto mio, e non me ne ero affatto pentito.
«mi ricorda il giardino dei miei»
«mh?»
«è il tuo posto non è vero? non avresti dovuto portarmi in un posto così...insomma se tra noi andasse male?»
«certo che dire queste parole in una situazione come questa non è la cosa migliore, comunque si: questo è il mio posto»Sembrava una scena da film. Quelle in cui con sotto una musica romantica i protagonisti si guardando e intanto le lucciole li circondano, la nostra era stata realizzata con meno effetti scenici ma i nostri sguardi erano pieni di qualcosa di inspiegabile, un sentimento che nessuno aveva il permesso di rovinare. Nonostante il freddo le stelle continuammo a guardale per ore, fu la prima volta che il silenzio divenne la cosa migliore che potessimo fare, l'unica soluzione per evitare di dire cose che sarebbero state pressoché inutili. Rientrammo dento solo quando il freddo divenne troppo da sopportare, il sonno accolse prima lei di me e questo era una delle cose tipiche ogni volta che dormivamo assieme. Ero felice e avevo la testa piena di pensieri, volevo stare sempre così.
«zio zio zio» una sottile voce mi svegliò dal sonno profondo da cui ero stato catturato la sera prima, aprii gli occhi e notai la piccola figura che mi stava cercando di svegliare.
«luce» sussurrai abbracciandola, mi era mancata tantissimo «buongiorno bellissima, svegliamo anche lei?» dissi indicando bea, la bimba annuii e iniziammo a mettere in atto il nostro piano.
«gianma ma dai volevo dormir-» i suoi occhi uscirono dalle orbite appena si rese conto della presenza della bambina «ma ciao, chi è questa adorabile bambina»
«luce» disse la bimba stringendosi di nuovo a me, bea sorrise e mi guardò alzandosi per andarsi a cambiare «zio gianma eh?» risi e giocai un po' con la mia nipotina. Non passavo molto tempo con mia nipote, ma se avevo un fine settimana libero dal lavoro venivo sempre qui a giocare con lei, le volevo bene e non avrei mai smesso di ringraziarla per aver fatto rafforzare il rapporto tra me e sua madre. Siamo fratelli, ma dopo la separazione dei miei il nostro rapporto era stato superficiale, ci parlavamo per dovere più che per piacere. Abbiamo ricucito i rapporti quando orami eravamo già "abbastanza grandi", abbiamo cercato di andare d'accordo e ci siamo resi conto che avevamo perso tanto a darci contro. Ha iniziato a supportare le mie scelte e io facevo lo stesso con le sue, siamo simili ma molto diversi: il mix perfetto tra mamma e papà insomma, ecco perché spesso siamo in disaccordo tra noi. I rapporti tra me e i componenti della mia famiglia non volevo fossero conosciuti da nessuno, stesso valeva per bea. L'unica persona che sapeva quello che avevo passato con la mia famiglia era stata la mia ex, che era stata per me una persona importantissima...l'aveva vissuta con me e mi era stata di grande supporto, ma alla fine aveva usato tutto contro di me: ogni insicurezza o punto debole. Così avevano rotto e il dolore causato da quella rottura ancora non era del tutto passato, ma non volevo si vedesse; nessuno doveva vederlo. Erano anni che cercavo di fuggire da ogni possibile reazione ma volevo riprovarci, anche solo illudendomi di poter costruire qualcosa di sensato forse, anche se magari sarebbe stata una cosa passeggera.La giornata dopo la mattina passata fa a pensare fu piuttosto tranquilla, passammo tutto il pomeriggio con Luce e l'incontro con mia sorella fu la cosa più veloce del mondo. Anita non voleva immischiarsi nelle mie cose e sapeva che anche se avesse detto la sue probabilmente non l'avrei considerata, mi conosceva bene dai.
Disse che Beatrice sembrava una ragazza tranquilla capace di tenermi testa e fino ad ora non potevo che darle ragione. Mi divertiva stare con lei, anche solo parlarci mi faceva stare bene.
Vicenza mi stava facendo bene e magari anche lei pensava lo stesso, chissà che si sentiva come mi sentivo io....E mi prendi in giro sempre per la stessa storia
Io te lo lascio fare, non ti riesco a fermare
Devi restare che il tuo posto è qua
CUORE- gIANMARIAspazio autrice
Io penso che mi odierete per il tempo di attesa ma mi dimentico di pubblicare i capitoli, giuro. Spero che vi sia piaciuto e se vi va lasceremo una stellina. per qualunque domanda sono qua...
XOXO
MM👹
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αντέρως || gIANMARIA
Fanfiction"Amami quando lo merito meno, perché sarà quando ne avrò più bisogno" Gianmaria e Beatrice sono due ragazzi che uniti da una amicizia in comune diventano per caso in brevissimo tempo da perfetti sconosciuti ad anime affini. La loro storia sarà una r...