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«sono in ritardo» urlo davanti allo specchio mentre attacco in capelli in una coda alta. Stamattina mi sono svegliata e ho deciso insieme a Gianmaria di uscire a correre e fare colazione assieme ma sono in ritardo, cioè ancora no ma so già che farò ritardo, è perché? Perché sono sempre in ritardo, non ci posso far nulla...è più forte di me, all'ultimo dimentico sempre di fare qualcosa.
Prendo un respiro e mi guardò allo specchio: indosso una tuta sportiva lilla che mi imbarazza tantissimo, il solito Apple Watch, gli orecchini a forma di cerchio e nemmeno un filo di trucco, a vedermi così dovrei essere pronta. Infilo le scarpe e dopo aver preso una felpa per non lasciare la pancia scoperta mi siedo sul divano e tiro un respiro di sollievo, poi vedo lo schermo del telefono illuminarsi "sono appena uscito di casa, un minuto e sono davanti la tua porta" ok, quello che mi sono dimentica rimarrà per sempre in casa, stringo la coda ed esco trovandolo davanti a me tutto sorridente.
«ma buongiorno, carica stamattina?»
«già il fatto di essere in tua compagnia mi migliora l'umore» sorrise «mi fa piacere, andiamo?»
«scale?»
«si, altrimenti è inutile fare attività fisica, non credi?» annuii e scendemmo le scale fino alla hall. Qui la mattina non c'era nessuno, si sentivano solo le nostre voci intente a parlare di insalate e dei locali che per i giovani in città.

Il freddo di Milano mi colpiva il naso e dopo aver corso già un'ora e mezza le gambe iniziavano a cedere, lui invece era ancora energico e sprizzava energia da ogni poro «tra quanto ci fermiamo» sussurrai e lui rise «già stanca? Dai tra un'ora colazione»
«un'ora?» dissi raggiungendolo e lui annuì «hai capito benissimo, un'ora prendere o lasciare. E non ti conviene lasciare, il tempo si raddoppia»
«me lo faccio andare bene solo perché fa bene alla salute» mi guardò e dopo avermi fatto una linguaccia iniziò a correre e io iniziai a dirgli di rallentare, altrimenti a casa ci sarebbe ritornato da solo. Sembravano due bambini che si rincorrono perché uno dei due ha rubato la caramella all'altro, sarebbe bello essere così spensierati ogni sacrosanto giorno. Passata quell'ora interminabile ci sedemmo su una panchina e riuscii finalmente a riempire  i miei e polmoni d'aria, lo guardai e lui rise «io sono in perfetta forma»
«io sto morendo, Gianmaria non ci vengo più a correre con te» dissi prima che lui mi pizzicasse le guance scherzosamente «secondo me ci torneremo presto, ti sei divertita tantissimo»
«non è vero»
«i tuoi occhi dicono il contrario»
«i miei occhi non parlano, non lo hanno mai fatto» dissi pensando a quando nonna mi diceva che i miei occhi erano lo specchio di me, da quando se ne era andata non avevo mai accettato che qualcuno potesse dire quelle parole, ma la situazione non si era mai posta vista la superficialità della persone. Lui era stato il primo a dirlo e il mio cuore aveva sentito un vuoto, che poi si era colmato di gioia e non riuscii a nasconderlo nel mio sguardo.
«si che lo fanno, guarda ora sono diventati più luminosi, vuol dire che sei felice»
«mh se tu dici così»
«guarda che so osservare, altrimenti non potrei scrivere. Ce la fai ad andare a fare colazione o ti scorto sulle spalle?» risi al pensiero di quella scena
«non voglio darti più fastidio di quanto te ne abbia dato in due giorni, dammi una mano ad alzarmi e ti seguo con le mie gambine» mi porse la mano e mi tirò verso di se «ecco madmoseille»
«merci» sussurrai sorridendogli mentre ci dirigevamo a prendere qualcosa al primo bar sulla strada verso casa.

Il bar in cui ci fermammo era molto suggestivo, se dovessi dirvi la verità io non l'avevo mai visto in quella strada, sembrava come se qualcuno c'è l'avesse messo li apposta:calzava alla perfezione. Era un bar in cui mentre prendevi da bere potevi leggere tutti i libri che il locale aveva a disposizione. Amavo la lettura e anche lui era affascinato dal quel posto vuoto di persone e pieno di libri. Dopo aver perso più di un quarto d'ora a scegliere due libri ci sedemmo ad un tavolo e ordinammo qualcosa per colazione. Lo guardai intendo a mangiare il suo cornetto mentre era concentrato sulle pagine del libro che aveva tra le mani, sorrisi inconsciamente e appena me ne resi conto tornai a mangiare la mia colazione.
«cosa leggi?»mi domandò ad un certo punto lui alzando lo sguardo dal suo libro «D'Annunzio» dissi e lui mi incitò a continuare «il piacere è un'opera che mi affascina particolarmente, non mi stanco mai di leggerla, anche se la sua scrittura è complicata e con qualche descrizione di troppo, ogni volta mi soffermo su una frase nuova e la vivo come se fosse la prima volta che lo apro e leggo la storia. È un opera ricca di bellezza e io apprezzo questo, sai c'è una parte che oggi mi ha colpito particolarment-»
«sono curioso»disse tenendo lo guardò fisso nel mio.
«vi amo come nessuna parola umana i potrà mai esprimere, voi siete la verità che il mio spirito cerca, il resto è vano; il resto è nulla»
"e tu saresti quella che non crede nell'amore?» giurai di essere arrossita «no, non è che non credo nell'amore, è che non credo più all'amore» mi guardò confuso «gianma sono due cose completamente differenti: io credo nell'amore ma ormai non credo a nessuno che esprime questi sentimenti per me, nessuno sa dosare l'amore»
«è difficile riuscire ad affrontare l'amore, capisco a quello che ti riferisci» mi sorrise e lo guardai dritto negli occhi, due piccole stelle ricche di sogni. I minuti dopo quelle parole mi sembrarono interminabili, poi lui improvvisamente riprese il discorso «bene quindi apprezzi D'Annunzio eh» rise «gianmaria»dissi preparata a quello che avrebbe detto dopo «sentita già troppo volte questa battuta» annuii e lui rise finendo il caffè, finii anche io e uscimmo da quel bar continuando a parlare del più e del meno.

αντέρως || gIANMARIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora