<<Pronto?>> chiesi a chi si trovava dall'altra parte dello schermo.
<<Rei-chan!>>
<< Oh. Ehi, Yoko!>>
<< Dove sei? Con chi sei? Sei in ritardo, lo sai?>> mi chiese il ragazzo dagli occhi blu.
<< Sono vicino a scuola con Mikey e Ken, Yoko.>> gli risposi, saltando l'ultima domanda.
<< Lo sai che sei in ritardo, vero?>> ripetette lui, apparentemente con voce arrabbiata.
<< In ritardo per cosa?>> gli domandai.
Non avevo la più pallida idea di ciò a cui si stava riferendo.
<< Dobbiamo fare il lavoro di gruppo, quello per scienze. Ti ricordi?>>
Ah, vero.
<< Veroooo! Arrivo, Yo'>> lo informai, staccando la chiamata.
<< Ragazzi, devo andare. Yoko mi aspetta.>> salutai Mikey, Ken e il nuovo amico di Mikey, per poi andarmene. Corsi. Yoko mi avrebbe fatta fuori se avessi ritardato ancora...__________________
Ritornai a casa esausta. Non pensavo fare un progetto scolastico richiedesse così tante energie. Eppure pensavo male.
Aprii la porta, speranzosa di trovare solo le scarpe di mio fratello davanti ad essa. Anche qui pensavo male. C'erano quattro paia di scarpe, tra cui un paio a me sconosciute e un paio che credevo di aver visto già altre volte. Erano piccole, le prime. Al massimo potevano essere una ventiquattro, Nike bianche col logo blu e bordeaux.
Tralasciando questo dettaglio, forse relativamente importante, mi sfilai le scarpe, misi le pantofole e mi diressi verso il soggiorno. Lì c'era Tanjiro, sì, ma in compagnia di mia madre, di un suo amico poliziotto e un bambino a me sconosciuto.
<<Reiko! Ciao, tesoro.>> mi salutò mia madre dalla poltrona in cui si trovata, sorridendo.
<< Ciao ma'>> ricambiai il sorriso e le diedi un bacio sulla guancia. Mi diressi verso mio fratello, per dare un bacio sulla guancia anche a lui.
<< Ehi Tan-Tan.>> lo salutai, baciandogli la guancia rosa.
<<Ehi, piccoletta.>> ricambiò il mio gesto con un sorriso, uno dei più sinceri.
Nel mentre, qualcuno tossì. Forse voleva attirare la mia attenzione. Mi girai per vedere chi avesse emesso quel suono.
<< Signor Sato>> salutai, con un mezzo inchino in sua direzione.
<<Reiko>> disse lui<< puoi sederti un attimo? Ti stavamo aspettando.>>
<<Oh, okay. È successo qualcosa?>> domandai.
Che stava succedendo?__________________
<<Non ci credo, non ci credo!>> pensai ad alta voce mentre camminavo, con passi pesanti, in circolo per camera mia: un abitudine, o vizio, che mi portavo dietro da quando ero piccola.
Sfilai il telefono dalla tasca della divisa scolastica, che ancora non avevo tolto, e digitai il numero di Yoko. Dovevo parlargli. Assolutamente.Lui rispose subito. Ci organizzammo per vederci al solito parco e, dopo essermi cambiata, mi diressi lì. Non volevo stare in quella casa. Non in quel momento.
_________________
<<Rei, cos'è successo?>> mi chiese lui, dopo avermi vista su una delle due altalene con una faccia sconsolata.
<< Posso dormire da te?>> gli chiesi.
<< Sì, certo, va bene. Ma perché me lo
chiedi? Cos'è successo? Hai litigato con Tanjiro?>> ipotizzò lui iniziando a borbottare cosa mi portasse a chiedergli di dormire da lui.
<< Tanjiro non c'entra nulla. Lui è un pezzo di pane: troppo dolce anche solo per litigare con qualcuno.>> sospirai pesantemente calando lo sguardo. Tutto, tranne il contatti visivo
<< È stata mia madre. Papà l'ha lasciata per colpa sua... Eppure lei gettava tutto su di me>>
L'ennesimo sospiro mi uscì dalle labbra. Perché aveva attribuito la colpa della sua rottura con papà a me? Io non centravo nulla, allora perché dare la colpa a me?
<<Ti puoi spiegare meglio?>>
<< Sì.>> feci io, prendendo una sigaretta sal pacchetto e mettendola tra le labbra per accenderla.________________
<<Quindi, ricapitolando, mentre tu eri al fresco tua madre aveva rapporti col suo "amico" -fece le virgolette con le dita- all'oscuro di tuo padre,suo ormai ex marito, e, quando lui lo venne a scoprire, è stato perché lui, lo sbirro, gliel'ha detto?>> riassunse.
<<Già>> dissi prendendo l'ennesimo tiro dall'ennesima sigaretta. Quella sarà stata già la quarta in giro di un'ora.
<< E perché ha dato la colpa a te?>>
<< Perché dice che per la situazione che io avevo creato lei era nervosa e bisognosa di attenzioni che mio padre, dato che lavorava, non poteva darle. Che cazzata. >>
Era vero. Era una cazzata, una cavolata, il capriccio di un' adulta. Non era riuscita a lasciare mio padre senza una scusa, eppure non ci aveva messo molto a scaricare la colpa di tutto su di me, sua figlia, da quel momento di mezzo e non più minore. Quel moccioso, Yuri, sarebbe stato io mio fratellino, anche se non di sangue, e sarebbe stato anche compito mio quello di crescerlo..._______________
Passai una nottata tranquilla, da Yoko. Mangiammo, bevemmo e ci guardammo qualche anime strappalacrime che lui tanto amava, ma non prima di avvertire mia madre della mia dormita dal mio migliore amico.
Il mattino dopo avremmo dovuto presentare il lavoro di scienze e, anche se io pensavo di saltare scuola, data l'ora che si era fatta, Yoko la mattina, alle 6:20, mi svegliò buttandomi un bicchiere d'acqua fredda in faccia e nel collo.Mi svegliai di soprassalto, arrabbiata e bagnata. Gli tirai un'occhiata e, dopo essermi asciugata i capelli che si erano bagnati, scesi in cucina speranzosa di trovare qualcosa per fare colazione, dato che la famiglia Yamamoto raramente si fermava a fare colazione a casa.
A mia grande fortuna, Yoko aveva pensato a me, quella mattina, facendomi trovare latte e cereali._____________
La scuola andò bene.
Finite le lezioni salutai Yoko e mi diressi a casa a piedi. Abitavo in un insieme di villette messe tutte a schiera, carino, sì, ma lì non conoscevo nessuno della mia età e, data la strana strada che prendevo per andare e tornate a scuola, non riuscivi mai a vedere se qualcuno si stesse dirigendo verso il mio stesso punto.
Arrivata a casa, trovai solo Tanjiro, al contrario di ieri.
Anche oggi si trovava in soggiorno...
<<Come mai ti trovo sempre qui, onii-chan?>>
<<Perché mi volevi trovare, nana?>> disse l'ultima parola con uno strano ghigno. Il suo intento era quello di farmi innervosire e ci stava riuscendo. Mettere in gioco la mia altezza riusciva a farmi innervosire, soprattutto se era lui, un palo della luce alto 178cm, a parlare.
<< Hai finito di prendermi in giro, fragolina dolcecuore?>>gli domandai, mettendo in evidenza il colore della tinta dei suoi capelli.
Lui sbuffò in risposta al mio nomignolo, poi prese a parlare.
<< Sto andando a fare un giro a Roppongi con due miei compagni di scuola. Credo ci sarà pure loro cugina, dovrebbe avere la tua età. Vuoi venire?>>
Ci pensai un po'. Non mi piace conoscere gente nuova, però ero con mio fratello. Avrebbe fatto in modo che non mi accadesse nulla.
Risposi, ma non prima di buttare gli occhi al cielo.
<< Va bene, verrò con te. Però->>
<<C'è un però...>> mi interruppe lui
<< Però stasera ordiniamo Kebab. Non ne mangio uno da troppo.>> continuai.
<< va bene, va bene. Vatti a preparare che tra 40 minuti dobbiamo essere lì.>> acconsentì e continuò accarezzandomi la testa e facendo "Pat pat", con la mano, su di essa.
Gli sorrisi e corsi in camera mia iniziando a pensare cosa mettermi. Sicuramente saremmo usciti con Souya e Nahoya, i gemellini. Vanno a scuola con Tanjiro e sono entrambi di Shibuya. Ma perché dovevamo andare a Roppongi?
STAI LEGGENDO
Briciole -Tokyo revengers
FanfictionReiko Matsuda, considerata dagli adulti troppo violenta per un futuro e dagli adolescenti troppo forte per essere una donna, è a capo di uno degli squadroni della Tokyo Manji Gang. Lì, tra tutte quelle persone, si troverà a dover affrontare certi so...