Metropolitana. Quanto odiavo la metropolitana. Troppe persone, tutte attaccate tra di loro. Corpi sudati contro corpi schizzinosi a cui fa schifo anche il proprio sudore. Occhi su corpi in cui non dovrebbero stare, mani che li copiano. Bambini che piangono, anziani che si lamentano, uomini stressati e vogliosi, ragazzini immaturi e maleducati, madri che non sanno badare ai propri figli.
Ero in piedi, accanto a mio fratello, mentre ci tenevamo alle maniglie che pendevano dal tetto del treno. Seduti, dietro di noi, c'erano due uomini, forse sui 45 anni. Ma l'età non era la cosa importante. La cosa importante era che io indossavo una gonna a vita alta, lunga fino a metà coscia e aderente, un top e una camicia a maniche corte. Pensavo avremmo preso la macchina di Tanjiro, ma mi sbagliavo. L'avessi saputo prima mi sarei messa un paio di jeans.
Mi sentivo fissata, scrutata.
<< Ehi, ragazzina.>> disse qualcuno toccandomi la spalla. Mi girai in direzione della voce. Davanti a me trovai un ragazzo, credo sui 18 anni. Occhi scuri e profondi, muscoli non tanto definiti ma visibili, capelli neri e corti, come se li avesse rasati due mesetti prima. Lo guardai con fare interrogativo. Continuò, avvicinandosi al mio orecchio.
<<Quei due dietro di te ti stanno fissando dove non dovrebbero.>>
Sussultai, per poi guardarlo negli occhi e sorridergli.
<<Oh, ehm... grazie.>> ringraziai.
<< Se vuoi ti puoi mettere lì. Era il mio posto, ma te lo cedo.>> propose, indicando un posto accanto ad una ragazza che, a prima vista, sembrava avere la mia età. lei aveva le stesse caratteristiche fisiche dal ragazzo, ma penso avessero due caratteri diversi, dato che lei era con le cuffie, dando l'aria di essere totalmente estranea alla situazione.
Rimasi stupita da ciò. Ricevere atti di gentilezza da sconosciuti non è una cosa da tutti i giorni.
Stavo per accettare, quando mil fratello si svegliò dal suo mondo.
<<Che succede?>> chiese, guandando storto il ragazzo gentile.
Mentre il ragazzo spiegava la situazione a Tanjiro, io mi andai a sedere accanto alla ragazza._______________
<<Grazie ancora per prima>> ringraziai a lui, mentre scendevo dalla metro accompagnata dal rosso.
<<Figurati>> rispose accennando un sorriso.Io e tanjiro ci incamminammo verso il pub in cui ci saremo incontrati con quelli che alla fine erano davvero i gemelli Kawata. Con loro c'era una ragazza. Lei era seduta al loro stesso tavolo. Stava scrivendo al telefono con fare disinteressato, lo si capiva dalla sua espressione e dalla lentezza che aveva nel cliccare le lettere sul display. Indossava una gonna di pelle nera, degli stivali alti, neri e lucidi e un top, simile ad un corpetto, bordeaux. Sulle sue gambe c'era una borsa nera, alla vista credo sia in velluto, e sulla sedia poggiava una giacca di pelle. I capelli neri le ricadevano lisci e setosi lungo la schiena e alcuni ciuffetti più corti le coprivano la fronte, arrivando alcuni fino alle guance. Indossava dei fantastici pendenti con delle stelle argentate e varie stelle più piccole erano negli altri buchi che aveva alle orecchie. Nelle mani aveva vari anelli, alcuni simili ai miei.
<<Hey, eccovi!>> ci salutò Nahoya, uno dei gemelli, alzandosi da suo posto e avvicinandosi a noi. Nahoya era a capo della quarta divisione della Toman. Il suo vice era Souya, il suo gemellino. Loro due erano quasi uguali fisicamente, ma caratterialmente erano gli opposti. Souya era calmo e con un cuore d'oro, anche se nascondeva il tutto con il suo solito broncio in faccia, che ormai lo caratterizzava. Anche se faceva parte di una gang, era un po' pacifista.
Nahoya, invece, adorava prendere a pugni le cose e le persone. Aveva sempre il sorriso in faccia, ma dentro era cone una bomba ad orologeria: pronto a esplodere da un momento all'altro.
Fisicamente erano diversi per via del colore dei loro capelli e per la posizione dei loro orecchini. Nahoya: capelli rosa, orecchini a sinistra; Souya: capelli azzurri, orecchini a destra.Nahoya corse subito incontro a mio fratello. Io, approfittando dell'attimo di libertà, mi diressi verso Souya. Amavo quel cespuglio arrabbiato. da quando ci conosciamo, è come se fossi parenti: cugini, forse.
Lo salutai stringendogli la mano in una finta maniera formale. Mi guardò male, come c'era da aspettarsi. Ricambiai la sua occhiataccia, poi sorrisi e gli diedi due pacche sulle spalle.
Passai alla ragazza. Lei, all'apparenza bellissima, era seduta accanto Souya e scriveva ancora con fare annoiato. Porsi la mia mano in avanti e mi presentai, sperando che mi notasse.
<< Piacere, Matsuda Reiko.>> le dissi sorridendole.
Lei alzò lo sguardo nella mia direzione alla mia prima parola. Ricambiò.<<Piacere mio. Sono Yamada Harumi.>> e mi sorrise, mentre stendeva il braccio e mi stringeva la mano. Erano calde, le sue mani, al contrario delle mie che erano due pezzi di ghiaccio. Ma non si scansò, ne mollo la presa. La continuò e fece finta di nulla. Questa cosa, per quanto minima, mi aveva scaldato il cuore.
Sentì le mie guance tingersi di rosso, cosa molto comune per me, e il cuore iniziare a battere più forte. Ero agitata e non riuscivo a capire il perché...
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La giornata proseguì meglio di come immaginassi. I kawata, come sempre, erano di ottima compagnia, e Yamada era molto simpatica e gentile. Mi aveva chiesto di scambiarci i numeri per sentirci e uscire, qualche volta. Accettai felice.
Quando tornammo a casa, prendemmo di nuovo la metro, ma fortunatamente era molto meno affollata e c'eravamo potuti sedere subito. il viaggio di ritorno sembrò durare più dell'andata. Ero stanca. Volevo cenare e filare a letto.E così feci. Non controllai nemmeno il telefono, per vedere se ci fossero messaggi da parte di qualcuno. Mi limitai a metterlo sotto carica. Se il mattino dopo l'avessi trovato scarico, sarei impazzita...
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Briciole -Tokyo revengers
FanfictionReiko Matsuda, considerata dagli adulti troppo violenta per un futuro e dagli adolescenti troppo forte per essere una donna, è a capo di uno degli squadroni della Tokyo Manji Gang. Lì, tra tutte quelle persone, si troverà a dover affrontare certi so...