capitolo 5

19 1 0
                                    

Mi svegliai stanca, come spesso capitava nell'ultimo periodo. Forse era stancante fare la stessa, solita routine. Effettivamente era noioso, e la noia, almeno per me, era stancante. Comunque. Mi alzai, mi misi la divisa scolastica, scesi a fare colazione, salutai Tanjiro e andai a piedi a scuola. Potevo prendere la moto, certo, ma non sapevo dove parcheggiarla e avevo paura che me l'avrebbero graffiata o buttata a terra.

Solita routine. Gossip con Yoko prima, tra e dopo le lezioni, pausa pranzo, ritorno a casa, studio, uscita con alcuni membri fondatori della Toman, ritorno a casa, cena, lettura di qualcosa, telefono, andare a dormire alle 2.
Passai anche quella giornata così. Certo, ero uscita con mio fratello il giorno prima, ma quell'uscita aveva sostituito quella con i membri della Toman, quindi la routine non era cambiata...

Era noioso, stancante. Quando era tutto iniziato, quando ero uscita dal riformatorio, pensavo fosse tutto più noioso perché mi mancava, in corpo, l'adrenalina che mi trasmetteva il carcere.
Questa situazione si era prolungata. Da quanto era che ero fuori dal carcere, ormai? Due anni? All'incirca sì. Ero da due anni in quel circolo vizioso e la cosa mi stava uccidendo. La noia mi aveva portata a fare cose che mai, da piccina, avrei pensato di fare. Da piccola odiavo il fumo. Rimproveravo sempre i miei genitori perché fumavano. Quando seppi che anche mio fratello lo faceva, ci rimasi una merda.
E adesso guardatemi. Quindici anni e già fumavo... Che schifo. Avevo iniziato anche a fare risse, senza una motivazione seria dietro, andando contro il regolamento della Toman. Con i ragazzi avevo litigato qualche volta per questa cosa, soprattutto con Ken, ma finivamo sempre per fare come se nulla fosse successo. Dopo qualche giorno passato ad ignorarci, riprendevamo a parlare come sempre.
Erano la mia valvola di sfogo, le due cose che odiavo. Il fumo mi liberava la testa, le botte mi animavano il corpo. Mi davano quell'adrenalina che mi ricordava tanto il carcere.
La Toman in quel periodo non faceva tante risse. Ci pensava sempre Mikey a sistemare il tutto con i suoi calci che tanto facevano invidia alla gente. Molti lo temevano. Sinceramente, alcune volte anche io. Non so perché, Ma avevo l'impressione che, sotto quella faccina chiara e quel comportamento infantile, ci fosse qualcosa di troppo "pesante". Non so come spiegarmi. Ero dell'idea che Mikey, dopo la morte di Shin, suo fratello, si portasse dietro un peso, un sentimento molto più grande di lui. Questa cosa mi distruggeva. Alcune volte rimanevo ore a pensare se questa mia teoria fosse vera o meno. Avevo bisogno di parlarne con qualcuno. Una volta, ricordo, cercai di aprire l'argomento con Yoko. Disse che Mikey era Mikey, di conseguenza era impossibile da capire a pieno. Mi disse di smetterla di pensarci e di tirare avanti. Aveva ragione: quello era Mikey. Ma se quello era mikey, allora dov'è rimasto Manjiro? Dove si è perso?

________________
Mi svegliai anche la mattina successiva. Ovviamente.
Anche oggi mi toccava interagire con esseri viventi che mangiavano, bevevano e mai si facevano i cazzi propri. Non che io sia tanto diversa, eh.

Feci gli stessi passi di tutti gli altri giorni e arrivai a scuola, al mio banco. Era l'ultimo giorno della settimana scolastica e, per grazia di Dio, non toccava a me pulire.
Aspettai l'inizio delle lezioni con la noia che mi invadeva il corpo. Quella mattina mia madre non era a casa. Nemmeno mio fratello c'era. Sarei potuta restare nel mio letto e dirgli che ero stata male poco prima di andare a scuola. Potevo dirgli, magari, che avevo vomitato la colazione, magari mi aveva fatto male. Eppure non l'avevo fatto. Oggi Yoko avrebbe avuto un interrogazione importante: un recupero di matematica. Volevo essere con lui e vedere come andava. Volevo vedere se gli appunti che gli avevo mandato fossero serviti a qualcosa. Lo stesso per i "video spiegazione". Andavo bene in matematica, non mi costava nulla aiutarlo, oltre a del tempo che non avrei usato per migliorarmi o fare altre cose da "brava ragazza".
Eppure, nonostante quello fosse un giorno importante, Yoko non c'era. Il banco accanto al mio era vuoto e Matematica era a prima ora.

<<Matsuda, dov'è Yamamoto? Lo sai? >> mi chiese la prof con in mano i fogli con gli esercizi che Yoko avrebbe dovuto fare.
Alzai le spalle e feci di non con la testa. La professoressa mi guardò e sbuffò.

Che troia.

Non che mi stesse antipatica, eh. Però odiavo quelle risposte, anche se erano quelle che io davo più spesso. Ti costava tanto dire almeno un "Okay" o un "Va bene" e concludere con un "Grazie"? Bah. Però certe cose non potevo dirgliele. Era la mia prof e faceva parte di quelle a cui piacevo e, di conseguenza, mi spronavano e incoraggiavano a studiare come dovrei fare e a parlare di più durante le interrogazioni. Mi spingevano a recuperare e a non farmi prendere da quella strana timidezza che spesso prendeva possesso di me. Spesso mi aumentava i voti, questo le faceva guadagnare due punti, facendola arrivare alla sufficienza.
L'ora di dopo ebbi latino, materia movimentata e poco noiosa, onestamente. Ti spingeva a ragionare, come la matematica. Non avevi il tempo di annoiarti.

Alla fine di tutto ebbi scienze. Era la luce infondo al tunnel. La mia salvezza. Amavo scienze. Avevo una media che andava dall'otto al nove, infatti. La prof spiegava benissimo e, se avevi bisogno, non esitava ad aiutarti e a ripetere l'argomento non capito. In più, era onesta con i voti. Non si basava solo su quello che scrivevi. In qualche strano modo riusciva a capire se le cose le sapevi davvero o no, questa cosa la adoravo. Era la mia preferita. La mia donna. Mia moglie, anche se lei questo non lo sapeva e non lo dovrà sapere.

Tornai a casa, studiai, non uscii, mi annoiava prepararmi. In compenso, mi scrissi con Harumi. Era così carina anche in Chat. Mi aveva chiesto come fosse andata la mia giornata e si era scusata per il fatto che ieri non mi aveva potuto scrivere. Si preoccupava, che carina. Era da tanto che non aveva una conversazione così. Credo "sincera" sia la parola giusta per descriverla. Lei pensava alla mia salute, io pensavo a come e perché fosse così carina con me. Che avevo di speciale per ricevere queste attenzioni? Con gli altri di norma non ci facevamo queste domante "sentimentali". Io non sono fatta per parlare troppo dei miei sentimenti e delle mie emozioni. Loro erano troppo presi dagli argomenti "importanti". Solo Mitsuya, qualche volta, mi chiedeva della mia salute. Lui è così buono e caro...

Con Harumi continuammo a scriverci. Ogni giorno sempre di più. Ogni giorno mi prendeva sempre di più. Anche se parlavo meno con i ragazzi, con lei mi sentivo bene. Infondo, non mi faceva mancare nulla...

Briciole  -Tokyo revengers Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora