7- Mie le regole

59 5 0
                                    

"Perfino la tua voce ha un non so
che di peccato carnale."
- Charles Bukowski.

~ 𝓒𝓱𝓻𝓲𝓼 ~

Salgo le scale e la vedo a terra.
"Ma che diavolo stai facendo a terra? Alzati." le ordino nel mentre la sorpasso.
Lei fa per rialzarsi ma un lamento di dolore esce dalla sua bocca e si ritrova di nuovo con il culo a terra.

Istintivamente roteo gli occhi.
Mi fermo e mi volto verso Lilith che continua a massaggiarsi la caviglia.
"Che ti prende adesso? Forza alzati."
"Dove sono?" chiede sempre con la mano appoggiata nello stesso punto.

Ma che carina risponde con un'altra domanda.
Non so se veramente aiutarla o lasciarla a terra al suo destino. Credo che sceglierò la seconda, infatti faccio per andarmene senza darle una risposta.
"Ehi! Sto parlando con te!" ribatte alzando il tono della voce.

"Secondo te? Sei a casa mia stupida ragazzina e adesso che ti sei svegliata vedi di andartene."
Sto per riprendere a camminare ma la sento ridere.
Non capendone il motivo alzo un sopracciglio.

"E adesso cosa c'è di tanto divertente?"
Lei continua ancora a ridere, poi una volta ripreso fiato si decide a rispondere.

"Questa...è casa tua? Ma fammi il piacere di non sparare altre cazzate..." afferma senza smettere di ridacchiare.
"Io non riderei molto se fossi in te sai? O ti sei scordata di quello che ti ho detto ieri sera? Inoltre..." tiro fuori dalla tasca posteriore dei miei pantaloni il suo inalatore.

"Non vorrai mica restare a corto d'aria fogliolina."

Quest'ultima spalanca gli occhi.
Cerca di alzarsi da terra ma geme dal dolore un'altra volta. Però, deve essere caduta a terra come si deve per arrivare a farsi così male.

Anche se secondo me, se dobbiamo dirla tutta, sta fingendo.
"Ridammelo Chris!" urla aggrottando le sue sopracciglia.

Me la rido prendendomi beffe di lei.
Mi diverte vederla così vulnerabile e in difficoltà.
"Se lo rivuoi indietro dobbiamo fare un patto." puntualizzo con aria spavalda.
"Io non farò nessun patto con te e adesso mi riprendo il mio inalatore."

"Oh sì che lo farai e se non oggi prima o poi so che cederai accettando ciò che sto per proporti." affermo.

Le restituisco l'inalatore lanciandoglielo sul petto.
Subito lo prende.
"Non c'era bisogno di lanciarmelo." borbotta tra se e se.

"Casa mia. Mie le regole." preciso portandomi le mani in tasca. Sollevo di poco le spalle e le rilascio in maniera rilassata.

Reggendosi al corrimano delle scale riesce ad alzarsi ma quando sta per fare un passo, come un'impedita su dei tacchi a spillo quasi cade.
In tempo poggio le mie mani su i suoi fianchi impedendole per la seconda volta di cadere a terra.
Le sue mani si sono posate sulle mie spalle.

"Quindi non sei imbranata solo quando devi servire ai tavoli. Tu sei un disastro completo in tutto quello quello che fai." me la rido e lei mi spinge facendomi indietreggiare. Ok adesso mi sta stancando.

"Prova ad appropriarti di qualcosa che non è tuo di nuovo e giuro che-" non le lascio finire di parlare che avanzo rapidamente verso di lei.

Si ritrova con le spalle al muro imprigionata da me.
Le mani mi tremano dalla rabbia.
"Mi hai stancato. Tu e la tua parlantina del cazzo, ti ho già detto di moderarti verso i miei confronti, ma evidentemente a te piace andare alla ricerca del pericolo."

Non mi guarda.
Ha lo sguardo rivolto altrove. Mi chiedo a cosa diavolo pensa quando si permette di parlarmi come se fossi uno alla sua pari.

Deve capire che non sono una persona a caso che può modellare a suo piacimento.
Soprattutto qui, a casa mia.
Espiro e mi allontano da lei andando verso la mia stanza.

"Dove vai?!"
"In camera mia. Ti pregherei di non fare casino, è stata una nottataccia."
Mi lascio andare a peso morto sul letto stanco.
Sto per chiudere gli occhi ma sento un tonfo.
Riapro gli occhi. Accidenti a me e alle mie idee malsane.

Cosa mi ha fatto decidere ieri, di prenderla e portarla a casa mia?

Mi alzo di nuovo, incrocio le braccia e mi appoggio allo stipite della porta. Ed ecco che è di nuovo per terra a massaggiarsi la caviglia.
Sbuffo e svogliatamente faccio alcuni passi verso di lei.

"Ferma." Provo a toccarle una spalla ma lei di getto scaccia via la mia mano.
"No. Sta fermo. Ce la faccio benissimo anche da sola."

È così ostinata e insopportabile.
Alzo gli occhi al cielo e senza il suo permesso la prendo in collo circondando con un braccio la sua schiena, mentre faccio andare l'altra mano sotto le sue cosce.

"Hey! Mettimi giù. Ti ho detto che ce la faccio. Cosa non hai capito?"
Prova a divincolarsi ma poi caccia un gemito di dolore.

"Smettila di muoverti. Ti sei fatta male alla caviglia e se la muovi ancora ti farà ancora più male, stupida. Dio non solo sei così goffa ma sei anche testarda."

Il mio viso è rivolto verso il suo.

"Wow, certo che sei proprio bipolare.
Fino a due giorni non hai fatto altro che darmi su i nervi, e adesso? Adesso fai il preoccupato."
Sto per metterla giù ma lei subito stringe la presa attorno alle mie spalle.

"No! Fermo scherzavo! Non- non mettermi giù." dice allarmata.

A quel punto divertito ribatto.
"Però, strano detto a te. Se io sono bipolare tu allora che cosa sei? Fino a due minuti fa non facevi altro che dimenarti per scendere e adesso mi stai letteralmente pregando di non metterti giù."

Lilith allenta la presa.
"Allora? Ora chi è il bipolare?" domando soddisfatto.
Socchiude le labbra. Mi guarda spiazzata per qualche secondo, ma l'attimo dopo torna a guardarmi puro disprezzo.

Ho fatto centro.
Scommetto che dentro di se starà esplodendo dall'imbarazzo. Riprendo a camminare verso la camera.

"D-Dove mi stai portando?!"
La sua testa si gira verso tutte e due le direzioni presa dall'agitazione.
"In camera mia. Ho bisogno di dormire dato che sono stato tutto il tempo su una poltrona a causa tua."

Scoppia a ridere.
Alzo un sopracciglio e con uno sguardo accigliato.
Non sopporto che ad ogni cosa che dico lei si metta a ridere. Giuro che potrebbe vincere un oscar per essere riuscita a dimostrarsi come la ragazzina più insopportabile che abbia mai conosciuto in vita mia.

"Cosa c'è di tanto divertente?"
"Tu...tu che hai dormito su una poltrona? Per me? Ma a chi vuoi darla a bere?" si porta una mano sulla pancia senza smettere di ridere.
Poi io stanco dal suo continuo essere insopportabile la faccio sulla poltrona con poca delicatezza.

"Ehi!" strida aggrottando le sopracciglia.
Dal suo sguardo cagnesco alzo un lato delle mie labbra sogghignando.
"Non farli strane illusioni, se ti ho lasciata dormire sul mio letto è solo perché tu mi hai impedito di provare anche solamente a sdraiarmi."

Roteo gli occhi e proseguo.
"Ti sei presa tutto lo spazio e il mio letto, come ben puoi notare, non è matrimoniale."

"Io non mi faccio strane illusioni! Magari sei tu a fartele." ribatte alzando leggermente le sopracciglia.
Tamburella le dita sul manico della poltrona e sorride. Chiudo gli occhi e dopo aver espirato dalla bocca mormoro: "Adesso stai zitta...devo riposare."
"Tu non mi dici quello che devo fare e adesso vorrei tornarmene a casa mia!"

Inspiro profondamente dal naso.
La mia pazienza dice no. Mi alzo di scatto dal letto mi precipito verso di lei che subito si aggrappa allo schienale della poltrona su cui è seduta.

continua...

Stairway to HeavenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora