Capitolo 12

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Quando aveva parlato con suo zio, la sua testa si era divisa in due: una parte avrebbe voluto tanto non vedere più Eren, non gli piaceva quella persona e sapeva che portasse solo guai, ma l'altra parte era attratta da lui, nonostante fosse un mostro. Ma fingere che non ci fosse nessun mostro non l'avrebbe di certo fatto scomparire, lo avrebbe solo reso più vulnerabile ai suoi attacchi, ma i veri mostri erano solo esseri umani che potevano essere abbattuti con facilità. Avevano emozioni, sanguinavano.
E anche Eren le aveva.
Solo che nei suoi occhi vuoti non riusciva a percepire nulla, forse perché non si era mai concentrato più di tanto a farlo. Aveva sempre occultato tutto e pensato che fosse solo una persona strana.
Non gli parlava di nulla. Levi non sapeva cosa stesse passando il castano. Sembrava che ne avesse viste di cotte e di cure. Ma non diceva nulla di suo personale, come se lo stesse respingendo via, lontano dalle emozioni.
Come se ci avesse messo una pesante catena attorno con un lucchetto e se ne fosse dimenticato di curarle.
Ma c'erano.

Anche il fatto che il ragazzo non si facesse toccare, gli faceva sorgere anche qualche dubbio.
Forse non gli piaceva abbastanza così tanto da permettergli di fare una cosa del genere.
E poi, dopo quella notte, non si era nemmeno fatto sentire perché di solito lui richiedeva il suo servizio tutti i giorni.
Quella cosa preoccupava il corvino anche se non lo dava a vedere. Anche lui, come il castano, cercava di mettere da parte tutte le emozioni per non mostrarsi vulnerabile nei confronti degli altri. Levi era stanco di quella vita, a volte voleva davvero andare via, in un posto sperduto nel mondo e farsi una vita lì, dove nessuno non avrebbe mai potuto trovarlo.

Quando quella sera ritornò nella casa, si gettò direttamente sul letto, non aveva nessuna voglia di parlare con qualcuno, ne tantomeno con Hanji. Lei, quando aveva lo visto varcare la soglia di casa con quel viso così scuro, gli aveva fatto delle domande ma quando non aveva ottenuto da lui nessuna risposta si era arresa e lo aveva lasciato perdere. Sapeva che quando il corvino si trovava così era meglio non dargli nessuna retta, altrimenti si riceveva l'effetto contrario da lui.
Fissava il soffitto sulla sua testa, le mani incrociate sul petto e lo sguardo pensieroso. Nonostante volesse a tutti i costi, non riusciva mai a scollarsi dalla testa quel paio di occhi smeraldo.
I suo pensieri, vennero interrotti dal rumore di un paio di colpi alla porta della sua stanza.
Poi la voce di Hanji che gli fece balzare il cuore più di una volta nel petto, per le parole che disse:"Levi. C'è Eren che ti aspetta giù."
Non poteva crederci. Da una parte, avrebbe voluto scendere dal letto e spallarsi lungo le scale con una corsa che gli avrebbe garantito di raggiungere il ragazzo, ma l'altra parte gli urlava prepotente di stare lì e di fingersi morto. Ma un altro paio di colpi ben assestati e la voce insistente della castana, lo fecero scollare dal letto e uscire dalla stanza.
I due si guardavano dritti negli occhi.

"Cosa vuole ?"
Brontolò, stando fermo sulla soglia con la mano ancora aggrappata all'anta della porta. Era tentato di stringerla e sbattergliela in faccia.

"Ti vuole con lui."

"Sbaglio o oggi non doveva venire qui ?"

"Non ha nemmeno avvisato, è venuto a un tratto e ora va, prima che inizi a insospettirsi."

A quel punto, Levi fece un sospiro. Chissà cosa voleva quel ragazzo. Lo stava facendo uscire fuori di testa.
Prima scompariva per una giornata intera e poi improvvisamente si presentava sulla soglia della porta principale dove alloggiava.
Però non potette negare che quella cosa gli fece piacere. Il solo pensiero che, da lì a poco, lo avrebbe rivisto gli fece scaldare il cuore.

-•-

Nell'auto regnava il silenzio.
Era pomeriggio inoltrato e Levi aveva un caldo bestiale, ancora scosso dalla visita che aveva fatto a suo zio.
In quelle situazioni, quando si trovava insieme al castano, rimaneva in silenzio per il solo semplice fatto che non sapeva come iniziare con lui una conversazione e qualsiasi cosa che avesse detto avrebbe potuto anche irritarlo.

"Levi."

Il viso del corvino si girò verso l'altro. I suoi occhi acciaio ispezionarono il profilo di Eren: aveva il mento appuntito e il naso all'insù. Così delicato. Avrebbe voluto baciarlo. Poi lo sguardo passò in rassegna alle sue braccia così sode e alle mani che stringevano il manubrio, mettendo in risalto le vene sporgenti. Infine, scendendo di più, osservò le sue cosce fasciate da un pantalone elegante e spostò immediatamente lo sguardo verso la patta dei suoi pantaloni. Senza pensarci, si morse le labbra e strinse le gambe, sentendo l'erezione risvegliarsi. Non avevano ancora fatto sesso e sperava tanto che quella sera potesse succedere. Levi lo desiderava così tanto. Eren sembrava sapere il fatto suo, nonostante fosse troppo piccolo per la sua età, pensava che di esperienza ne aveva eppure troppa.

"Levi ."

Gli occhi del corvino risalirono subito sul viso del ragazzo, venendo strappato brutalmente dalle sue fantasie, dalla voce del ragazzo bassa e rauca.
Si concentrò nuovamente sul suo profilo, aveva le labbra così piene che desiderava davvero baciarle. Ed era la prima volta che capitava con qualche suo cliente. Lui non poteva e non voleva baciare nessuno a cui andava a offrire i suoi servizi.

"Devo fare delle commissioni. Tu rimani qui."
A quel punto, l'auto si fermò.
Il ragazzo scese.
Lo vide dirigersi verso un palazzo, fuori allo stesso vi erano una decina d'auto, tutte con la stessa caratteristica: nere e grandi. Era davanti al palazzo del capo di Eren.

Pushing me away (Ereri)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora