Capitolo 16

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Il viaggio del ritorno in città fu più lungo del previsto. Eren non gli aveva accennato  nulla di ciò che era appena successo, ne tantomeno Levi aveva aperto l'argomento. Anche se ogni volta in cui aveva chiuso gli occhi, pesanti a causa della stanchezza, gli venivano in mente tutti quei cadaveri riversi a terra.
Eren era una persona orribile, li aveva fatti fuori uno a uno senza nessuno scrupolo, freddo proprio come un serial killer.

La villa di Eren sembrava più grande e luminosa, nonostante fosse notte, rispetto a come l'aveva vista l'ultima volta.
Aveva parcheggiato di fronte a essa e Levi era sceso dall'auto, seguendo poi il castano verso l'ingresso dove gli aveva aperto la porta. Ad accoglierlo, non ci fu un maggiordomo ma la stessa ragazza dell'ultima volta, quella dai capelli corvini, aveva indosso una maglietta larga e lunga e dei pantaloncini.

Lanciò uno sguardo ad Eren.
Il suo viso si illuminò come non aveva mai fatto prima, Levi arretrò in preda a sei sentimenti contrastanti mentre il ricordo di loro due che si baciavano in quel modo passionale cominciò a insinuarsi tra le crepe del muro che aveva innalzato davanti a lui. Era evidente che quei due si piacessero. Venne travolto da un senso di disagio, ma non si soffermò su di esso troppo a lungo.
Eren sembrava stesse fotografando ogni minimo dettaglio per poterlo rivedere tutte le volte che avesse voluto durante quei mesi. Una vampata di calore a cui aggrapparsi quando la neve avesse congelato il suo cuore oscuro.

Lei, dal canto suo, aveva gli occhi che le si illuminarono quando lo vide.
"Eren."
Aveva una voce calda e rassicurante, la ragazza si avvicinò,  lui la strinse in un caloroso abbraccio e la fece volteggiare in aria, dimenticandosi totalmente dell'esistenza del corvino.

Di conseguenza, lui si raffreddò. Una serie di pensieri si fecero spazio nella sua testa, mentre assistiva a quella scena come se lui fosse uno spettatore e come se fosse completamente invisibile ai loro occhi.

Quando Eren mise la ragazza a terra, dopo averla stretta in un abbraccio, si avvicinò al corvino.
"Mikasa, lui è Levi. Ma già vi siete conosciuti la volta scorsa."

Mikasa.
Quel nome si impresse nel suo cervello e non se lo sarebbe mai dimenticato. Lei era di una bellezza unica, il viso candido e le sopracciglia lunghe.

"Levi. Lei è mia sorella."
Levi si bloccò per la seconda volta.
In che senso era sua sorella ?
A parte che non si somigliavano minimamente e poi...si erano baciati.

Non risusciva a capire. I suoi pensieri si aggrovigliarono ancora di più come tanti lacci indistricabili nella sua testa.
Dalla faccia confusa del corvino, Eren capì tutto.
"Mikasa, vai in camera. Devo parlare con Levi."
Sussurrò a sua sorella, lei annuì e se ne andò via, salendo l'ampia scalinata che faceva da protagonista in quell'ingresso.

I due si accomodarono nel salone dove si erano visti la prima volta. Nella mente di Levi vennero a galla quei ricordi di lui sulle gambe di Eren, seduto, che godeva come un pazzo..

"Io e lei non siamo fratelli biologici."
Disse il ragazzo, prendendo una bottiglia di whisky dalla vetrinetta e un bicchiere in cristallo, poi si accomodò sulla poltrona mettendo il tutto sul tavolino davanti a lui.
"Abbiamo avuto una breve relazione, durata molto poco, solo perché non ci trovavamo e l'ho accolta in casa mia. Lei non ha i genitori, è sola. Ci sono solo io come suo unico parente rimasto in vita."
Sospirò, versandosi il contenuto nel bicchiere e facendo un breve sorso da esso.
"Quando le ho detto che sarei venuto da te, a salvarti lei era preoccupata."
Un piccolo sorriso sbucò sulle sue labbra, mentre guardava davanti a se, poi scosse la testa e rivolse infine lo sguardo in direzione di Levi.
"Quelli sono malati. Ho fatto una pessima scelta a portarti lì. Avrebbero potuto ucciderti."
In quegli occhi color smeraldo, Levi ci vide all'interno una luce del tutto nuova. Lo sguardo di Eren era diverso; risusciva a scorgere meglio delle emozioni farsi spazio in essi e non erano più cupi e spenti.

"Grazie..."
Sussurrò Levi. Non sapeva cosa dire. Erano così tante informazioni, dette tutte alla rinfusa, che non sapeva come reagire.

"In qualsiasi modo, tu potrai occupare una stanza degli ospiti al piano inferiore. Un maggiordomo ti porterà dei vestiti puliti. Dopo dirò loro di prepararti anche un bagno caldo."
Si alzò dalla poltrona, lasciando il bicchiere sul tavolino.
"Hai fame ?"

Effettivamente, non aveva mangiato da quando era successo tutto quello.
Aveva proprio dimenticato di mettere qualcosa sotto i denti, tanto che non aveva nemmeno ascoltato il suo stomaco che era preso da crampi e brontolii di fame. Probabilmente, Eren sembrava essersene accorto però.

-•-

Quella casa era così grande, non mancava nulla.
A parte una grossa cucina che utilizzavano i maggiordomo per prepare delle cene e dei pranzi di alto livello, vi era anche un'altra cucina, molto più piccola.
Questa era più trascurata della prima, forse perché in pochi avevano accesso a essa. Vi era un lavello tutto macchiato, che perdeva acqua. Il piano cottura incrostato e c'era un tavolo in legno, graffiato, con un paio di sedie a completarlo.
"Qui vengo quando ho bisogno di mangiare, da solo e in silenzio."
Eren irruppe nella stanza, aprendo le dispense che scricchiolavano sotto le sue mani. Da una di esse, tirò del pancarrè e un barratolo di maionese, mentre dal frigo cacciò fuori una busta di affettato.

"Sei l'unico, a parte mikasa, che conosce questa stanza."

Beh... sotto sotto, Levi si sentiva un po' speciale.

Pushing me away (Ereri)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora