Capitolo 18

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La giornata insieme a Mikasa passò subito; aveva scoperto che in lei c'erano nascoste moltissime qualità, una di queste era che la ragazza fosse una bravissima cuoca. Aveva cucinato un dolce che Levi aveva assaggiato e dire che il suo palato fosse andato in festa era dire ben poco.
Avevano poi chiaccherato un po', infine avevano visto un film. Il tempo che avevano avuto a disposizione era stato tanto, quindi dovevano sprecarlo in qualche modo prima che tornasse Eren e trascinasse via il corvino. Inoltre, lei gli aveva detto anche molte cose su di lui: era dolce, infondo, anche se non sembrava, si doveva solo saper prendere bene suo fratello.
Non lo era con tutti, per questo c'era rimasta quando Eren si era mostrato in quel modo nei confronti del corvino.
"Perché sono una puttana."
La interruppe Levi, stringendo i pugni. Non gli piaceva quel nomignolo, ma ormai ne aveva fatto l'abitudine e doveva accontentarsi.
Era il suo mestiere non avrebbe mai potuto cambiarlo.
La ragazza fece un sospiro, non voleva offenderlo.
"Sí."
Sussurrò, ne aveva viste passare tante, in casa di suo fratello, accompagnate a lui ma Eren le aveva cacciate subito via perché si scocciava facilmente.

"Non mi è mai piaciuto questo lavoro."
Ammise Levi che fino ad allora lo aveva mai pensato, nemmeno Hanji sapeva quelle cose.

"Come ti sei ritrovato a farlo ?"
Lei piegò la testa di lato, era genuinamente incuriosita. Con le gambe conserte sul divano, lo stava osservando con la testa inclinata di lato.

"Ero pieno di debiti fino al collo. E poi dovevo mantenere anche mio zio."
Fece un sospiro, il corvino. Gettò poi un sguardo in direzione della ragazza, non sapeva dire se fosse dispiaciuta o meno, non riusciva a capire qual'era l'emozione che trasparisse dal suo viso.
I due vennero interrotti dall'ingresso del castano nella stanza. Era tornato prima del previsto. Si stava aggiustando la camicia e aveva tolto anche la giacca, gettandola su uno dei divanetti vuoti.

"Andiamo, Levi."

Il corvino si alzò dalla sua postazione e seguì l'altro fuori.
Era un po' curioso di ciò che lo aspettava.

-•-

Eren lo portò in macchina davanti a una struttura, grande e isolata dalla città, era in periferia e aveva l'aspetto di una fabbrica: grigia e cupa.

"Scendi."
Levi si apprestò ad aprire la portiera, scendendo così dall'auto e aspettando che l'altro parcheggiasse.
Non aveva mai visto quel luogo, non sapeva dire bene dove si trovasse e non sapeva quali fossero le intenzioni del castano. Quindi, attese che fermò l'auto e scese anche lui.

"Dove siamo ?"

"Seguimi, poi vedrai."
Disse l'altro infilando le mani nelle tasche e dirigendosi verso la struttura. Le porte di essa si aprirono automaticamente al suo passaggio, un paio di persone erano lì davanti a proteggerla con delle armi grosse e nere tra le mani.
Seguì il castano verso l'ampio corridoio vuoto e bianco, si udiva solo il rumore dei loro passi in quel silenzio. Lungo la strada, c'erano una serie di porte con dei maniglioni rossi. Eren ne aprì una e gli fece cenno di entrare.

Davanti a lui, una volta che fu entrato, si estendeva una lunga stanza, stretta ai lati.
C'erano dei banchi con delle persone che portavano le cuffie e degli occhiali trasparenti protettivi. Tra le mani avevano delle pistole e andavano a mirare a una serie di tabelloni davanti a loro, un po' più lontani rispetto a dove si trovavano. Era un poligono di tiro. Il rumore che producevano quelle armi era assordante.
Il cuore di Levi martellava un po' di più a ogni singolo rimbombo della pistola. Girò il viso verso il castano, alla ricerca del suo sguardo, ma Eren aveva gli occhi persi altrove, fingendo di non vederlo. Era come ipnotizzato a vedere tutte quelle armi stese su quei banchetti.

"Devi imparare ad utilizzarle."
Sussurrò alla fine, avvicinandosi bene al corvino, in modo tale da sovrastare con la sua voce tutti quei rimbombi assordanti.
Sentiva il fiato sul collo, gli andava a stuzzicare la nuca scoperta e ciò gli faceva avvertire una serie di brividi lungo la spina dorsale.

Come gli era passato per la testa che lui potesse utilizzare quell'arma che era così pericolosa quando non conosceva nemmeno l'entità delle minacce nei suoi confronti ?
Il castano fu il primo a muovere i passi in direzione di un banco libero. Prese due paia di cuffie e di occhialini protettivi; Levi indossò il suo paio.
Eren invece, dopo aver indossato i suoi, prese l'arma e la puntò in avanti.
"Mira e spara. Sono due semplici movimenti che devi usare bene, senza pensarci per colpire il tuo obiettivo." Poi passò la pistola al corvino; le dita lunghe e sottili accarezzarono il calcio dell'arma, questa era pesante e fredda. Non aveva nessun dubbio sul fatto che il ragazzo fosse così bravo a utilizzare. Fece di tutto per arrestare quel tremolio che gli andava a percorrere le dita, ma non ci riusciva, poi passò a imitare Eren, puntando l'arma davanti a se e mirando.
Sparò un primo colpo, il suono assordante venne attutito dalle cuffie che stava portando ma lo percepì lo stesso.
Quando sentì un paio di mani calde, che lo stavano avvolgendo intorno alle sue braccia, fece un sussulto, diventando rigido come un tocco di legno.
Le dita abbronzate di Eren scivolarono lungo le sue braccia, artigliandosi intorno alle sue che erano ancora strette all'arma. Alzò un po' la pistola, premette il grilletto e centrò il bersaglio a pieno, colpendolo alla testa.
Il rimbombò del colpo inferto, nonostante fosse stato attutito dalle cuffie che portava, non fermò per nulla il terremoto che aveva nel cuore quando aveva percepito il tocco del castano su di sé.

-•-

Quel primo giorno di allentamento era finito. Non era l'ultimo, Eren già gli aveva detto che lo avrebbe allenato nell'uso delle armi fino a farlo sfinire.

"Non capisco perché dovrei portare con me una pistola."
Erano sulla strada del ritorno. Levi osservava il profilo del castano, mentre aveva le mani intrecciate sul grembo. Erano in auto.

L'altro fece un sospiro:"ho dei problemi con un'altra famiglia. Quell'uomo che ho ucciso quella sera era il figlio del capo, si chiamava Reiner Braun, e loro hanno deciso di vendicarsi su di te perché hai assistito in macchina quella sera."

Pushing me away (Ereri)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora