7. Superbia

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Superbia: radicata convinzione della propria superiorità,
reale o presunta,
che si traduce in atteggiamento di altezzoso distacco
o anche di ostentato disprezzo verso gli altri,
nonché di disprezzo di norme, leggi e rispetto altrui
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Superbia: radicata convinzione della propria superiorità, reale o presunta, che si traduce in atteggiamento di altezzoso distacco o anche di ostentato disprezzo verso gli altri, nonché di disprezzo di norme, leggi e rispetto altrui________________...

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SUPERBIA

TW: ospedale
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L'Universo ha leggi strane, leggi che sfuggono alla concezione umana perché la mente non è capace di concepirle per intero. Non tutto funziona in maniera meccanica, non tutto è spiegabile con la logica o segue le razionali e fredde leggi dei numeri e della matematica.

Esistono condizioni di fronte alla quale i numeri sono polvere e situazioni che trascendono tutte le possibilità che la fisica e l'astrofisica hanno compreso o anche solo sperato di teorizzare.

La vibrazione che Simone aveva appena sperimentato appena prima di mettersi a correre verso l'ingresso del pronto soccorso era una di quelle - e non era stata la sola di quel giorno.

Appena dopo lo scontro con Manuel nel parcheggio, mentre si preparava a muovere le chiavi nel cruscotto per far ripartire il veicolo, era stato preda di un istinto che gli aveva comandato di non tornare a casa quella notte, ma di restare in ospedale, quasi avvertendo un senso di urgenza che sarebbe successo qualcosa per il quale lui serviva lì.

Assecondandola, il corvino aveva rimesso l'auto al suo posto ed era tornato sui suoi passi, chiudendosi nel suo studio e preparandosi lì per la notte su quell'orribile divanetto rosso che qualcuno aveva preteso di mettervi.

Era lì che quella nuova ondata di energia incomprensibile lo aveva ridestato dal sonno che alla fine era riuscito a conquistarsi, un presagio strano che gli sussurrava direttamente e perennemente al cuore una sola parola: corri.

E lui aveva corso, effettivamente.
Il camice bianco gli filava dietro come la bianca coda di una cometa, passando nella corsia e fra i pazienti da poco arrivati per fermarsi all'ingresso delle ambulanze, scrutando l'orizzonte reso impenetrabile dalla pioggia e dalla notte solo per poter osservare un'autoambulanza che correva verso di lui a sirene spiegate.

Il mezzo con le sue lampeggianti luci blu si fermò davanti a lui e si aprì, permettendo al corpo medico di scendere giù e trasportare con delicatezza una barella sulla quale si trovava un corpo esamine e solo per metà vestito, uno coperto di tatuaggi scuri e in cui qualcuno stava soffiando aria per mezzo di un AMBU.

«Dottore, dottore» lo richiamò uno dei volontari dell'ambulanza, un tipo non troppo alto con i capelli castani e il sorriso simpatico. «Fortuna che è già qua. Ne abbiamo un altro.»

«Che abbiamo?» domandò reprimendo un brivido mentre la barella si avvicinava e il corpo prendeva ad essere visibile anche per lui.

«Uomo, 28 anni, caucasico. Sospetto avvelenamento da stramonio con insufficienza respiratoria acuta e perdita di conoscenza. Presenta delle escoriazioni sulle nocche delle mani, ma non paiono collegate all'intossicazione» fu la risposta del portantino. «Questo mi pare molto più grave di tutti gli altri che abbiamo raccolto in questi mesi.»

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