Nota: ho elabora uno stile particolare per questa storia. Se incontrate termini che vi possono sembrare antiquati è perché ho voluto renderlo simile a una favola/libretto d'educazione cristiana riposto in soffitta da mezzo secolo.
Insomma, quello stile, se ce l'avete presente🤣
Francesco, padre beatissimo, in questa primavera di milleduecentoventicinque anni trascorsi dall'avvento di Nostro Signore, ristora nella frescura profumata di preghiere e virginale fortezza di San Damiano.
È un linguaggio di dotti. Chiara non è dotta. Le piace pensarsi piccola e ignorante, un asinello, come Francesco ha soprannominato il suo guscio umano. Frate Asino. Il quale è pigro e indolente e facile preda delle tentazioni e si punisce da solo a colpi di febbri e malanni sempre più frequenti e duri.
Il soggiorno al loro convento - alla prima chiesetta restaurata da Francesco con le sue mani - dovrebbe fugare, per un poco, questi malesseri continui. Restituirgli le forze, le energie. Riuscire dove altrove il tempo è scaduto.
Ha gli occhi arrossati Francesco, un glaucoma contratto in Oriente, alla corte del Sultano e negli accampamenti crociati. Quasi, se non completamente, ha perso la vista. Un male allo stomaco, uno alla milza e uno al fegato. Febbri intermittenti non rappresentano una novità, cagionevole lo è sempre stato, ma al calore della pelle si aggrega sangue. Sputato, vomitato. Spurgato dalle bendature attorno a mani e piedi e fianco.
Soffermarsi sui suoi mali non gli apporterà certamente sollievo. Intanto serve che mangi, il digiuno lasciamolo ai sani.
Chiara si munisce della sua ciotola, una pappa d'orzo, e s'incammina oltre il chiostro fiorito, i gerani nei vasi come ventate fiammanti e gli scorci mozzafiato della vallata umbra, i paesini in lontananza di Cannara e Bettona e casolari dispersi nella campagna. Supera il suo giardinetto, una magnificenza di rose e gigli candidi e violette, l'orticello con lo spiazzo incolto accontentante le volontà di Francesco - i fiori sono belli e sfamano le api e fratelli insetti, la tavolozza di Dio - e, addentrandosi nell'uliveto, arriva alla capanna di frasche sistemazione del malato.
Ci sono costantemente frati che assistono alle incombenze delle Sorores a San Damiano, mendicano alla questua insieme a loro, spartiscono mensa, preghiere e la cura ai bisognosi e agli ammalati. Frate Bentivegna, Filippo Longo, Leone, Masseo. Ce n'erano di più prima. Prima dell'ultima regola approvata, quella cavata a pressioni da frate Elia, il cardinale Ugolino e, a differenza dell'approvazione orale di Innocenzo il battagliero, suggellata con la bolla papale.
La nuova regola è più rigida e severa, non il disegno di Francesco, ma ha dovuto scendere a patti, con Elia e una salute sempre più vacillante.
O maggiore spazio alle permissioni, ai beni, conventi in muratura e calzature, libri e istruzione o allo sbaraglio totale. Il Vangelo alla lettera, la povertà di letizia, non era una via percorribile. Non più.
Chiara sa che non hanno iniziato così e non riconosce più Elia, pulce nell'orecchio dei potenti e nuovo Ministro Generale. Non è per questa povertà lussuosa e accomodante che hanno lottato.
Ma la regola riguarda solo i Fratres. Le Sorores non hanno ancora nulla.
Chiara non le lascerà a mani vuote e con una povertà negata. È il loro diritto. È ciò che vogliono. Seguire Cristo nella povertà.
«Ti ricordi quando hai tinto quel raso di Lione nella vasca del blu? Papa era furioso.»
«Io? Se la m-me-» Un colpo di tosse, voce crocchiante. «Se la memoria non mi inganna eravamo in due.»
«In ogni marachella fratello. Ma tu avevi l'iniziativa!»
«Eri un bravo assistente.»
Ah. Riceve visite il loro ospite in odor popolare di santità.
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Il canto del sole e della luna
Historical FictionFrancesco d'Assisi Santo amatissimo. Eccentrico sognatore. Portentoso poeta. Un nome intrinseco nei cuori di molti. Un mio tributo a questo grande, piccolo uomo che mi è caro da anni