Angelo - IV

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È una femmina.

Definirsi entusiasta non rende giustizia al pandemonio di emozioni turbinanti dentro Angelo in questi istanti.

Una bambina. La prima femmina in due generazioni di maschi padroni della scena.

Ha pianto quando le levatrici gliel'hanno passata e non si vergogna di dirlo. Rosea e scalciante, infervorata di vita, si dibatte e strilla manco un'invasata. Capigliatura fine, trasparente sulla nuca tonda. Scaglie d'ardesia, l'indefinita sfumatura dei neonati, i suoi occhietti. Vanna, provata dal parto, controllata da Maman e dalla milizia di levatrici, ha riso della sua reazione.

«Intuisco già da ora chi sarà la preferita...»

«Non è vero! Io pongo tutti i miei figli allo stesso livello!»

L'hanno lavata, frizionata in vino e sale. È sana come un pesce, il decreto della levatrice, faranno a meno del battesimo immediato. Non corre pericoli e questo tranquilizza i genitori. Fasciata secondo le norme, ha subito più spupazzamenti nei suoi primi minuti di vita che altro. La contentezza cancella la preoccupazione per la fuga inaspettata di Piccardo e Giovannetto.

Andati a San Damiano, non detiene dubbi in merito. Da Francesco. Mandato Papa a recuperarli, spera che giungeranno presto. La gioia va condivisa!

Sempre che non arrivi prima lui da loro.

«Portala da tuo fratello.» Vanna si raddrizza sui cuscini, troneggiante in fieri. «Chiedigli se può impartirle la sua benedizione.»

Così presto? Ma non ha visto nemmeno una manciata d'ore! Potrebbe procacciarle malanni o peggio! I pollini primaverili e il sole quando s'alzerà e-

«Oui.» assente Maman. Grazie tante, per lei qualsiasi occasione è valida per incontrare Francesco. «François ha diritto d'incontrare la sua nièce.» Gesticola sulla roba, le fasce della piccina. «Infagottala bene Ange! Andiamo!»

E andiamo. Contro le sue rimostranze, sia ben inteso. Lui e Pica. La sintonia tra sua moglie e sua madre è tale che di frequente si domanda quale amicizia arcana le leghi. Si placca la piccola al petto, stretta nelle fasce, gorgogliante nel sonno. Ascolterebbe i suoi versetti tutto il santo giorno. È un miracolo Signore benedetto.

Proprio benedetto.

Percorrono la discesa, impolverandosi le calzature. Maman tiene sollevate le voluminose gonne. Arrivati bussano, ma per cinque minuti buoni nessuno viene ad aprire, non si sgancia un catenaccio.

Inusuale.

Quanto la musica.

«La senti?» chiede a Maman e lei annuisce, incantata, trascinata dal ritmo rapinoso, i gorgheggi, gli sbalzi di melodia e ritornello.

Nasce nel giardino.

Nel giardino dove... Francesco, che ti sei inventato stavolta?

Il briccone di suo fratello ha scritto una canzone, ecco che ha combinato. E non una canzone qualsiasi, anonima. No, questa... questa bacia i recessi interiori, germoglia come un fiore, zampilla come una sorgente, divampa come fuoco.

Aggirano l'edificio, introducendosi nell'uliveto. Le monache attorniano la capanna, uno stormo di vesti stinte. Avvicinandosi le voci si distinguono. Francesco, indimenticabile. I timbri dei frati. Leone. Masseo. Filippo. Bentivenga. E...

... i suoi figli? Cantano pure loro.

Sgomitando con cortesia, Angelo, la piccola e Maman s'intrufolano nell'angusto riparo. Allettato, Francesco pare dirigere la sgangherata orchestra, battendo il tempo. Masseo suona magistralmente l'arpa, assommando la sua voce alle altre. Chiara, in un angolo, non trattiene le lacrime, il canto rotto dall'emozione.

Il canto del sole e della lunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora