«Voglio andare da Nostro Signore.»
L'ombra dell'ulivo si frammenta sul corpo rammolito e disarticolato di Francesco, abbarbicato sui cuscini e tra le radici aggrovigliate. Bendato, una stretta fascia intorno agli occhi irritati, cosicché il sole non devasti un già di per sé accecato apparato visivo. Piedi insaccati nelle pantofole realizzate da Chiara, le calze a riscaldare le gambe deboli, incapaci ormai di sostenere il suo peso.
Inginocchiata a rammendargli il saio, costume consolidato negli anni - Domine Dio solo conosce l'esatto numero di toppe di sua provenienza rappezzate sulla veste rozza e grezza di Francesco - lei solleva il capo.
«Francesco! Cosa dici?»
Un sorriso scappa dalle labbra screpolate. «Intendevo il crocifisso Chiara...»
Le era sobbalzato il cuore, carità divina! Si sporge a ribattergli un colpetto sul braccio, negli unici punti liberi dal dolore. «Specifica la prossima volta!»
«Provvederò!» E ride, ride lieto.
Nella sofferenza trova sollievo, gioia. Tipico di Francesco. Quanti si lascerebbero deperire, cupi e tenebrosi? Tanto bene è quel che aspetto che ogni pena m'è diletto, è solito canticchiare, contrito negli affanni, nelle angherie dei suoi mali. Un giullare, la spensieratezza leggiadra di un trovatore, intramontabile.
«Sei uno spudorato burlone! Un buffone! Mi hai fatto prendere un colpo...» Si pone una mano al cuore, riprendendo il lavoro di cucito.
«Inutile che ci inganniamo.» Francesco ridiscende alla serietà. «Sorella morte giungerà un giorno, busserà alla porta e io sarò pronto ad accoglierla.»
Sorella morte. L'oblio conducente al Padre altro non è visto se nelle sembianze di una sorella buona, mite, stimata, operatrice del suo dovere. Non la falce smunta e decrepita che trancia vite e miete respiri. Un angelo meno splendente, ma incarnante l'amore di Dio.
«Un giorno.» continua Chiara. «Ci rincontreremo nell'eternità sconfinata. Danzeremo e giocheremo e ci crogioleremo dell'Amore.»
«Dove il sole bacia la terra.» Una punta di malinconia contraddistingue il tono di Francesco. «In quella linea persa all'orizzonte, laggiù ci rivedremo.»
Lei si augura di non dover aspettare molto.
È una pianticella, chi le baderà? Chi l'innaffierà e la poterà dalle angustie? Francesco suo fattore, l'ha coltivata nel concime di San Damiano. Non sente d'aver affondato radici abbastanza profonde. Chiara ritrae le labbra, se le succhia nervosa, grata che Francesco non possa assistere al suo disagio. È armata solamente d'una regola malvista, uno stuolo di sorelle e la volitiva forza della sua determinazione. Non è ancora grande, sviluppata, corrente sulle proprie gambe.
Quando Francesco esalerà l'anima a Dio dovrà proseguire la sua battaglia da sola.
Non che adesso stia agendo diversamente, avendo a che vedersela con lui confinato a letto e attorniato dai medici a ogni ora. Ma non ci sarà più. Volatilizzato. Santificato, sicuro. Incastonato in un altare remoto, nella penombra soffusa e olezzante d'incenso di una qualche basilica mostruosamente mastodontica e diametrale all'insegnamento della povertà.
Rimarrà sola. Deve adeguarsi alla situazione che si stabilirà.
«Il crocifisso non l'avete spostato, vero?»
Ha accusato un leggero e promettente miglioramento, la febbre calata, assillando le loro meningi e virtù di pazienza con la richiesta pressante di voler uscire all'aria aperta. Stufo, arcistufo, di starsene barricato dalla Compieta alle Lodi in un buco oscuro di graticci e paglia. Sorretto da Leone e Chiara - Angelo scenderà da Assisi con l'approssimarsi del meriggio - è fuoriuscito dopo giorni, beandosi della fragranza floreale di primavera, del sole intiepidente il terreno.
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Il canto del sole e della luna
Historical FictionFrancesco d'Assisi Santo amatissimo. Eccentrico sognatore. Portentoso poeta. Un nome intrinseco nei cuori di molti. Un mio tributo a questo grande, piccolo uomo che mi è caro da anni