Brindisi

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CAPITOLO 26


I grandi Sabba quattro volte ci saranno, nella luce e nell'oscurità si festeggeranno.

DYLAN'S POV

Da quando ne ho memoria non ricordo di aver mai passato una giornata così intensa e piacevole con una ragazza. Le storie non mi sono mancate, alcune sono state solo avventure, alcune degne di considerazione ma naufragate in poco tempo, alcune importanti, ma nessuna è mai riuscita a darmi le sensazioni che mi ha dato Trixie in un solo giorno. Sento che potrei innamorarmi sul serio di questa ragazza che, come un uragano, è entrata a far parte della mia vita. Ha quel qualcosa in più che mai ho trovato in altre, ha la capacità di entrarmi dentro, di attirarmi come una falena alla fiamma, di catturare la mia attenzione e privarmi di ogni volontà; neanche se volessi riuscirei a starle lontano, ogni gesto, ogni parola, anche solo la semplice presenza è droga entrata nelle vene.

È incantevole! Quando sorride, quando si arrabbia, quando mette il broncio che subito si eclissa con la stessa velocità con cui è comparso, la sua calma, la sua insicurezza, il suo modo di leggerti dentro, l'entusiasmo che ha per le piccole cose, il suo sapersi approcciare in tutto... è incantevole in tutto! È così incantevole che, oltre a non stancarmi, di non avere mai abbastanza di lei, sento l'esigenza di proteggerla da qualsiasi cosa o persona.
Persino ora, che non c'è nessuna minaccia all'orizzonte, non riesco a fare a meno di stringerla tra le mie braccia per difenderla o proteggerla, per farle sentire che le resterò accanto, sempre e in qualsiasi circostanza, perché dietro la sua apparente serenità, sento che c'è qualcosa che la preoccupa... e quel qualcosa preoccupa anche me. Ho come la sensazione che ci sia un alone oscuro su di lei, un alone che la sovrasta come fa la notte quando scende con le ombre sopra il giorno.

Percorriamo i pochi metri che ci distanziano dalla casa senza parlare, ascoltando solo i nostri passi e i grilli che cantano. Al suo interno, invece, regna sovrana la quiete di una dimora che dorme e parlo sussurrando come se avessi timore di rompere l'incanto del silenzio se avessi parlato a voce alta.
«Vuoi bere qualcosa prima di salire in camera?»
«C'è del buon vino da portare in camera?»
«Vediamo...»
Apro il frigo illuminando la cucina della sola tenue luce che fuoriesce dello sportello aperto, e rovistando al suo interno trovo nell'angolo più alto, dietro tutte le Guinnes di mia madre, una bottiglia che fa proprio al caso mio.
«C'è un Fontanafredda made in Italy... ottimo per fare un brindisi.»
«A cosa brinderemo?»
«A noi... al nostro inizio.»
«Mi piace come brindisi.»
Prendo anche due flûte, e con quelli tra le mani faccio cenno con la testa di seguirmi su per le scale.
Arrivati in corridoio, con passi felpati per non far rumore, arriviamo all'ultima porta, quella destinata a lei.
La apro abbassando la maniglia con il solo mignolo, date le mani impegnate, e mettendomi di lato lascio che lei entri per prima.
Richiudo la porta con una spinta del piede, e tutto il silenzio fatto finora lo butto nel cesso con lo sbattere dell'anta che smorza la quiete della notte.
«Cazzo! Non è un problema se succede, ma spero di non aver svegliato mia madre.»
Lei ride per questo, e io, invece, mi chiedo cosa le sia passato per la testa.
Si volta verso il letto e lo raggiunge, fermandosi poi vicino al bordo per prendere quello che le ha lasciato mia madre per la notte e che tiene come un panno steso con le mollette; appeso con due dita davanti la sua faccia che non posso vedere, ma immagino sia con gli occhi strabuzzati e la bocca aperta.
Poi si gira, e l'espressione è proprio quella che avevo immaginato.
«Ma a cosa pensava tua madre quando ha scelto questo?»
«Forse a quello che stiamo per fare?»
«È imbarazzante.»
«Ma ti starebbe a meraviglia.»
«Vorresti che lo indossassi?»

Per quanto sia abbastanza eccitante poterla vedere con indosso una vestaglietta in tulle rosa che all'immaginazione lascia poco o niente, mi limito ad alzare le spalle per lasciarle libera scelta e non metterla a disagio... e poi neanche ho bisogno della vestaglietta! Il fratello di sotto scalpita pure senza di quella, e tra l'altro scalpita pure ora che la vedo con le guance velate da un rosa pallido e avvolta dal solo asciugamano.
Più la guardo e più mi rendo conto di quanto sia bella, più la guardo e più il desiderio di farla mia, di baciarla, di tenerla stretta tra le mie braccia, aumenta. D'istinto poso la coppia di flûte e lo spumante sullo scrittoio che ho a fianco, non ho più neanche voglia di brindare adesso, forse lo faremo dopo, ma ora... ora mi avvicino piano, perché è di lei che ho bisogno.
La sorprendo alle spalle dopo che si è rigirata nuovamente verso il letto. È ancora intenta a rimirare il trasparente tessuto gentilmente e maliziosamente messo a disposizione da mia madre, quando le sposto di lato tutti i capelli ancora bagnati esponendo il suo collo alla portata della mia bocca che comincia affamata a saziarsi della sua pelle... e intanto le cingo pure il punto vita premendo il suo bacino indietro per farle sentire quanto la mia asta sia già dura e pronta a inoltrarsi nel suo giardino.

Le nuove streghe di Salem Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora