10 "io sono diventato morte"

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il giorno dopo, appena ci fu l'alba partimmo per esplorare la navicella che si era schiantata.
qui era orribile, non si vedeva altro che morte e distruzione. scheletri carbonizzati...
«clarke non dovrebbe essere qui» disse mentre la guardavo vagare tra le macerie.
«sua madre era sulla navicella, sta cercando delle risposte. se volete aiutarla dovete trovare la scatola nera, hard drive, qualsiasi cosa che possa spiegare perché la nave è precipitata» ordinò raven.
«state in guardia, i terrestri cercheranno vendette per ciò che è successo sul ponte, si tratta solo di quando» gridò bellamy.
«dai la colpa a loro?» chiese finn ancora arrabbiato..
«no, io do la colpa a te» rispose bellamy.
«se non aveste avuto le armi-» non lasciai finire la frase a finn. «se non avessimo avuto le armi saremmo morti tutti»
«tutto questo non importa più ormai, le armi ci serviranno per difenderci, siamo soli adesso» disse bellamy.

mentre cercavo tra le macerie sentì un grido, era raven. «clarke fermati!» corse subito da lei. «é idrazina, altamente instabile quando non è allo stato solido. se questa roba entra in contatto con il fuoco saltiamo tutti in aria» spiegò raven. prese un sasso e lo bagnò di quella sostanza. «esplosione in vista!» gridò in modo che tutti la sentissero, prima di lanciare il sasso verso il fuoco, causando un'esplorazione. «dobbiamo sgomberare la zona!» ordinò infine.
«ok» disse bellamy. «ci muoviamo in formazioni, nessuno rimane indietro, armi cariche, dobbiamo tornare prima che sia buio!» ordinò.

[...]

«dov'è?» chiese bellamy.
«di cosa stai parlando?» domandai confusa mentre lo seguivo nella navicella. «oh mio dio john» esclamai sorpresa, mettendomi le mani sulla bocca. aveva un aspetto orribile, era pieno di sangue e ferite. «che ti è successo?» chiesi. prima che lui potesse rispondere, bellamy ordinò a tutti di andare fuori, tranne connor e dereka. io non mi mossi.
«anche tu jenna»
«no, io non vado da nessuna parte» ribattei. lui annuí.
«dice di essere stato con i terrestri. stava cercando di entrare nel campo» spiegò derek.
«non volevo entrare, fuggivo dai terrestri» chiarì john, tremando.
bellamy chiese se qualcuno aveva visto dei terrestri e tutti negarono, così gli puntò la il fucile alla testa. «allora in questo caso...»
prima che potesse sparare gli abbassai il fucile e mi misi davanti a lui. «ma che diavolo vuoi fare?!» chiesi.
«sapeva che cosa gli spettava se sarebbe tornato!» gridò, spostandomi e rialzando il fucile verso john. mi misi di nuovo in mezzo. «non ti permetterò di farlo»
«se è stato con i terrestri potrebbe aiutarci!» gridò finn.
«aiutarci?! lo abbiamo impiccato, lo abbiamo bandito e ora lo uccideremo, perciò, jenna, spostati»
«no, jenna ha ragione» commentò clarke
«ma non ci pensi a charlotte?» gridò bellamy.
«é proprio a lei che penso, ma charlotte è morta anche per colpa nostra» rispose clarke.

mi sedetti davanti a john e gli presi una mano. la osservai. «non sta mentendo, i terrestri gli hanno strappato le unghie, lo hanno massacrato» spiegai.
«tu e i terrestri dovreste scambiarvi gli appunti» disse finn ironicamente, rivolgendosi a bellamy.
«i terrestri sanno che siamo in guerra, cosa gli hai detto su di noi?» chiese.
«tutto quello che so» ammise con la voce tremante. mi allontanai e andai verso bellamy.
«quando lo avremmo curato gli faremo dire tutto quello che sa» gli dissi.
«e poi se ne andrà, altrimenti lo uccideremo» aggiunse lui.

[...]

ero con raven, nella sua tenda. «ancora nessun segnale dall'arca» annunciò. «ho un brutto presentimento... oh mio dio jenna, i tuoi occhi!» gridò spaventata. me li toccai. le mie dita erano ricoperte di sangue.
«clarke!» la chiamò raven.
quando arrivò, anche il suo viso era ricoperto di sangue. subito mi fece uscire dalla tenda. «raven, sta lontana da noi» ordinò clarke, andando verso connor. anche a lui stava succedendo quello che era successo a noi, e non era l'unico.
«sono stato i terrestri a mandare john» realizzai.
corremmo dentro la navicella. john aveva appena finito di vomitare.
«john, come hai fatto a scappare?» gli chiesi.
«non lo so, un giorno hanno dimenticato di chiudere la gabbia, non c'era nessuno e così sono scappato» spiegò.
in quel momento entrò bellamy.
«bellamy, stai indietro, non avvicinarti. per favore» chiesi.
«ti ha fatto qualcosa?» chiese preoccupato.
mi voltai verso di lui e scossi la testa. spalancò gli occhi quando vide le mie guance rigate di sangue.
«che diavolo sta succedendo?» chiese
«guerra batteriologica» spiegò clarke.
«questa è la tua vendetta? volevi aiutare i terrestri ad ucciderci?» gridò a john.
«io non lo sapevo» rispose.
«beh, se stavi aspettando che i terrestri si vendicassero per il ponte, ecco la tua vendetta» dissi a bellamy.
«cos'è questa cosa?» chiese.
«non lo so. una specie di febbre emorragica. dobbiamo contenerla prima che-»
derek iniziò a tossire, ininterrottamente. vomitò sangue fino a quando smise di muoversi. era morto.
«che facciamo?» chiesi.
«una quarantena, raduna tutti quelli che sono stati a contatto con murphy, portali qui» ordinò a bellamy.
«ma loro saranno stati a contatto con altri» dissi.
«intanto cominciamo così»
«connor, chi ha portato dentro murphy?» chiese clarke.
«la prima ad arrivare è stata octavia» rispose.
appena sentì quelle parole, bellamy corse fuori dalla navicella. tornò poco dopo insieme ad octavia. clarke la esaminò.
«ok, abbiamo finito. non ci sono segni visibili di gonfiore o sanguinamento. per adesso non hai sintomi, ma questo potrebbe cambiare. dobbiamo tenerla qui nel caso succedesse» annunciò.
«assolutamente no. guardati intorno, si ammalerà sicuramente se sta qui» disse bellamy.
«vuoi fermare l'epidemia o no? ascolta, la farò stare al terzo piano, con quelli che non mostrano ancora sintomi»
bellamy annuí e se ne andò.
prima che octavia potesse salire, clarke la fermò e le chiese di andare da lincoln per farsi dare una cura.

siccome i miei sintomi non erano così forti come quelli degli altri, decisi di aiutare a portare fuori i cadaveri. questo era già il secondo.
«d'accordo. lo spettacolo è finito. tornate alle vostre posizioni» ordinò bellamy, prima di avvicinarsi un po' di più a me, ma tenendo sempre i due metri di distanza, che aveva consigliato clarke.
«avete abbastanza acqua e cibo lì dentro?» chiese.
«sì, anche se ci farebbero comodo delle medicine» risposi.
lui sorrise. «vedrò cosa posso fare»
«octavia, stai bene?» gridò. ma nessuno rispose.
quando bellamy si avvicinò per entrare nella navicella clarke uscì e lo fermò.
«bellamy aspetta, lei non è qui. l'ho mandata a vedere lincoln. se c'è una cura, lui ce l'ha. non te l'ho detto perché sapevo che non glielo avresti permesso» spiegò. lui iniziò a scuotere la testa.
«se le succede qualcosa, noi due avremo problemi» disse per poi andarsene.
appena rientrato nella navicella iniziai a sentire delle urla. fox e un'altro ragazzo erano infetti, e quelli che hanno cercato di aiutarlo si erano ritrovati ricoperti di sangue.
presi un fucile e sparai due colpi in aria, in modo da zittire tutti.
«questo è esattamente quello che vogliono i terrestri. non lo capite? non dovranno ammalarci se saremo noi ad ammazzarci l'un l'altro prima.
«non dovranno ammazzarci se ci infettiamo tutti con il virus. torna in quella maledetta navicella!» mi gridò un ragazzo puntandomi il fucile addosso.
bellamy si avvicinò minacciosamente al ragazzo, gli colpì il naso con il suo stesso fucile e se lo prese. il ragazzo aqua di cadde all'indietro mentre si teneva il naso tra le mani.

«non per dire l'ovvio, ma la quarantena non sta funzionando» mi disse bellamy.
vedi tutto girare intorno a me. le mie gambe cedettero. prima che potessi toccare terra, bellamy mi prese.
«hey, lasciami andare. sto bene. così ti ammalerai anche tu» gli dissi mentre sentivo i miei occhi farsi pesanti.
«no, non è vero» rispose lui.
«octavia tornerà con la cura» cercai di rassicurarlo.
«non esiste una cura!» gridò octavia correndo verso di noi. sì sarebbe ammalato a causa mia. sarebbe morto a causa mia. «ma i terrestri non usano la malattia per uccidere. loro stanno arrivando, e attaccheranno all'alba» annunciò.
bellamy mi portò dentro alla navicella. john si alzò e mi cedette la sua amaca. bellamy mi posò e mi portò un po' di acqua. quando venne verso di me, aveva del sangue che gli colava dal naso.
«bellamy, ti sei ammalato...» gli dissi. «mi dispiace»
mi carezzò i capelli, portandomi dietro l'orecchio. «ne è valsa la pena» mi sorrise leggermente. mi addormentai.
quando mi risvegliai mi sentivo un po' meglio. al mio fianco c'era bellamy, appena svegliato anche lui, a causa dei colpi di tosse. iniziò ad uscirli sangue dal naso, così john gli portò un fazzoletto ma lui lo rifiutò e si asciugò il sangue con la manica. «stai lontano da me. quando guarirò, se sarai ancora qui-» iniziò.
«hey john, ci penso io a lui» dissi prendendo il suo posto. vidi bellamy rilassarsi.
«tieni» gli diedi un bicchiere d'acqua.
«ti senti meglio?» chiese. io annuí.
«bene. hai visto octavia?»
«é stata sveglia tutta la notte ad aiutare gli altri. adesso john le sta dando il cambio» risposi.
«non dirmi che ti fidi di lui» disse.
«fidarmi di lui? no, non più. ma credo nelle seconde opportunità» lui distolse lo sguardo e cambiò discorso.
«é quasi l'alba. è meglio se facciamo rientrare tutti. chiudiamo le porte. forse i terrestri penseranno che non ci siamo» propose.
«ma non tutti sono malati» risposi.
«meglio malati che morti. finn e jasper stanno mettendo una bomba sul ponte per ritardare l'arrivo dei terrestri, ma io non credo che ce la faranno» spiegò.
io annuí. «faccio entrare tutti»
mentre gli altri entrarono vedemmo un'esplosione. al contrario di quello che tutti pensavano, ce l'avevamo fatta.
«"diventato morte, distruttore di mondi"» citai. bellamy mi guardò. «é oppenheimer, l'uomo che costruì la prima-» mi interruppe.
«so chi é oppenheimer» rispose guardandomi con un piccolo sorriso.
quando dopo qualche ora jasper e monty tornarono, vidi finn seguirli mentre aiutava raven a camminare. era malata. «raven!» corsi verso di loro e abbracciai raven. aiutai finn a portarla nella navicella, dove clarke la esaminò.

quando si svegliò parlò subito con finn, e quando lo vidi allontanarsi, mi avvicinai io.
«ho appena rotto con lui» mi disse con gli occhi pieni di lacrime.
«mi dispiace tantissimo che tra di voi sia andata così... lui non ti meritava» la abbracciai.

SKYFALL, bellamy blake ₁Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora