𝐂𝐀𝐏𝐈𝐓𝐎𝐋𝐎 𝐃𝐔𝐄

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Jungkook era sparito

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Jungkook era sparito. So-hee credeva fosse davvero sparito perché era ormai un giorno che non si faceva vedere nella lavanderia a gettoni dove spesso la seguiva. Sì, Jeon Jungkook era proprio sparito e So-hee finalmente poteva tornare a respirare liberamente. Chissà, magari si sarebbe rifatto vivo tra qualche anno.

Forse Jungkook sarebbe tornato da lei presentandosi con una famiglia tutta sua, magari proprio con quell'inglesina pazza. Immaginava già dei piccoli marmocchi con i capelli schiacciati in testa con la gelatina (come Draco Malfoy, per intenderci) e dei maglioni a dir poco imbarazzanti.

E So-hee immaginava Jungkook con dei capellini che portavano gli anziani inglesi e uno smoking con quaranta gradi all'ombra.

Anche se aveva letto che fantasticare era una buona cosa per la mente, So-hee doveva fermarsi assolutamente nel pensare quelle possibilità che non si sarebbero mai create nel futuro. L'inglesina era ripartita per l'Inghilterra e aveva descritto la capitale coreana come un luogo pericoloso dove i demoni potevano mangiarti il cervello nel sonno. E inoltre, aveva criticato i poveri coreani definendoli degli ignoranti perché non sapevano l'inglese.

So-hee non si trovava affatto d'accordo su entrambe le cose: i demoni erano inesistenti e nemmeno i bambini ormai credevano a cose del genere; e non tutti i coreani non sapevano l'inglese, ovviamente. Ad esempio, So-hee conosceva il suo migliore amico Kim Namjoon che parlava l'inglese alla perfezione. Anzi, sembrava un ragazzo inglese di origine coreana per quanto lo parlava bene.

Ed inoltre Namjoon era un ragazzo anche saggio, che sapeva il fatto suo e che prendeva decisioni consapevolmente. So-hee sapeva che Namjoon era il coreano migliore di tutta la Corea del Sud.

Molto spesso lo vedeva anche come il futuro presidente, e a Namjoon immaginarsi presidente non gli era mai dispiaciuto. La Corea del Sud si sarebbe evoluta ancor di più, ovviamente positivamente, perché Namjoon era un vero paladino delle giustizia e probabilmente, guidato da un immenso spirito di pace, avrebbe promosso la riunificazione tra le due Coree.

«La vuoi sapere una cosa?»

«Ho il diritto di scegliere?»

«No» sorrise furbo Kim Seokjin, Jin per gli amici e per i nemici, «ho intenzione di aprire un ristorante giapponese» disse tutto d'un fiato, sorridevi fiero di se stesso e immaginando migliaia di clienti entrare nel suo ristorante.

«Non credo di aver sentito bene» riuscì solo a dire So-hee, confusa dalle improvvise parole del suo amico che non smetteva per un attimo di sorridere eccitato, «spiegati meglio, Jin» chiese gentilmente, osservandolo tagliare i peperoni rossi.

Jin sorrise e ammiccò, prima di riportare lo sguardo sul peperone per evitare di tagliarsi un dito, o anche tutta la mano.

«Ho solo pensato che sono un cuoco formidabile, dato che Taehyung risucchia tutto ciò che cucino» disse alzando le spalle e attendendo una risposta da So-hee.

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