𝐂𝐀𝐏𝐈𝐓𝐎𝐋𝐎 𝐒𝐄𝐈

50 16 2
                                    

Jungkook aveva appena compiuto diciassette anni quando aveva desiderato posare delicatamente le sue labbra su quelle di Sohee, come se stesse raccogliendo una rosa

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Jungkook aveva appena compiuto diciassette anni quando aveva desiderato posare delicatamente le sue labbra su quelle di Sohee, come se stesse raccogliendo una rosa. Lo aveva sognato anche durante i suoi sonni e ogni volta gli era parso così reale, ma quando si svegliava ne restava completamente deluso.

A venticinque anni, poi, non era nemmeno riuscito a tenere la mano di Sohee. A causa del suo comportamento alquanto fastidioso nei confronti della ragazza, aveva ormai leggermente compreso che non avrebbe mai avuto la sua felice storia d'amore con Sohee — nonostante continuasse, interperrito, a corteggiarla.

Ma ora sembrava che tutto fosse cambiato. So-hee l'aveva appena baciato e non lo aveva sognato, lo avevano visto Jimin e Seokjin perciò nessuno poteva accusarlo di essersi inventato questo miracolo! E magari, se le avesse chiesto di sposarla, So-hee avrebbe persino accettato la sua proposta di matrimonio e questo pensiero non lo lasciava più in pace. Eppure... era tutto csì strano perché Jungkook mai si sarebbe aspettato un simile comportamento da parte di So-hee.

Aveva nuovamente rifiutato la sua proposta di matrimonio e Jungkook credeva strano che So-hee avesse cambiato idea proprio in questo ultimo periodo: insomma, era da tutta la vita che Jungkook mostrava il suo grande interesse romantico per la rossa e che ogni lunedì si proponeva a lei, perciò So-hee aveva avuto molto tempo per pensare, anni interi.

«Ti offendi se ti dico che sei un po' strano?» Seokjin diede voce al silenzio, ormai durato da circa cinque minuti all'interno della camera da letto di Jungkook. Si erano chiusi lì dentro, mentre So-hee era rimasta, visibilmente confusa, nel salone dell'appartamento.

In quella camera si udiva solo il tentennare della lancetta dell'orologio attaccato al muro, che dopo qualche secondo aveva iniziato ad urtare il sistema nervoso di Jimin. Era da troppo tempo che Jimin gli diceva di buttare quel catorcio di un orologio perché, oltre ad essere fastidioso, era terribilmente brutto e impolverato. La signora Jeon si era sempre rifiutata di pulire quella giungla della camera da letto del figlio.

I vestiti erano sparsi per terra, così come i fogli che contenevano i testi di canzoni che Jungkook stesso elaborava con molto impegno ma che nessuno aveva ancora saputo apprezzare. Solamente Yoongi apprezzava sul serio il lavoro che Jungkook stava svolgendo e più volte aveva pensato di aiutarlo, ma sfortunatamente Yoongi non aveva ancora il potere di far nascere una stella del pop coreano.

«Me lo dicono in molti, hyung, non farti problemi nel dirmelo» borbottò Jungkook col capo sotto al cuscino e per questo i due amici ci misero qualche secondo per comprendere le parole del ragazzo. Jimin sospirò e alzò gli occhi al cielo, «ma adesso spiegami perché sono un po' strano» continuò Jungkook con aria stanca e sfinita, come se avesse corso per una maratona.

«Oh, che ne so!» esclamò Jimin senza dar tempo a Seokjin di rispondere, mentre si alzava con eccessiva energia dal letto e si dirigeva verso la scrivania del suo amico, «forse perché sei appena scappato dalla ragazza che ti ha baciato e, non so se dovrei davvero specificarlo, di cui sei innamorato da anni?» ironizzò Jimin alzando le braccia in alto con fare teatrale e accendendo il PC.

𝐏𝐀𝐒𝐓 𝐋𝐈𝐅𝐄 | 𝐣𝐣𝐤Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora