Rimase oltre un'ora al capezzale dell'amica, nonostante lei fosse incosciente e lui si sentisse esausto. A dispetto della sua insistenza, i sistemi automatizzati di cura si limitarono a rispondere con cortesia artificiale che la terapia era attualmente in corso, e che non era ancora possibile stabilirne l'esito, senza fornire ulteriori dettagli.
Alla fine, quando si rese conto che gli occhi gli si chiudevano da soli, Nathan si risolse a tornare a casa e a dormire per un po'.
Il suo fedele compagno lo affiancò, docile come il migliore dei cagnolini ma, quando erano ormai a ridosso della porta, lo superò e gli sbarrò il passo.
«Che ti prende?»
«Signorino Nathan.» replicò l'altro, con la consueta cantilena lenta e rassicurante. «Mi sono documentato, durante la vostra assenza, su molteplici situazioni simili alla nostra attuale, e mi sono convinto che tornare a casa con l'auto noleggiata a vostro nome non sia prudente.»
«Cosa? E perché?»
«Abbiamo pestato i calli a gente pericolosa. Quando si prende a calci un nido di vespe, bisogna tutelarsi, se si vuole evitare di essere punti.»
Il giovane inarcò un sopracciglio, soffocando una risatina. «Ma come parli?»
«Gergo poliziesco. Fa parte della mia ricerca.»
«Aspetta... in che modo hai eseguito questi approfondimenti? Non vorrei che continuassi a usare gli stessi metodi che usavi quando volevi rendere più realistici i nostri giochi. Non sono più bambino, questa è una cosa seria!»
«Finora ho potuto visionare, in alta frequenza e bassa risoluzione, 127 film le cui trame sono a tratti sovrapponibili a quanto abbiamo vissuto nelle ultime ore.»«Film. Dovevo immaginarlo.»
«A prescindere dal tipo di media utilizzato» proseguì imperterrito il robottino «La statistica parla chiaro: il 78% dei personaggi subisce attentati durante uno spostamento in automobile, dei quali l'87% risulta mortale.»
Nathan cominciava a innervosirsi. Continuava a pensare che i discorsi di Bubi, che si basavano tra l'altro, con ogni probabilità, su pellicole antecedenti il Disastro, fossero campati in aria.
Tuttavia, ora che la possibilità di un simile incidente era stata ventilata, non si sentiva più tranquillo.
«Cosa suggerisci, allora? Andare a piedi?»
«No, anche quello sarebbe rischioso.» obiettò la tata meccanica. «Ho analizzato ogni aspetto, e la soluzione migliore sembra essere il robotaxi.»
«Con quello sarò tracciato ancora più facilmente. Lo sai, no?»
«Non se chiediamo di far pagare al destinatario, con scansione facciale come cauzione. In tal caso la vostra identità non verrà rivelata, a meno che, una volta giunto alla meta, voi non vi rifiutiate di pagare.»
«Hai già pensato a tutto, eh?»
«Ve l'ho detto.» confermò Bubi.«D'accordo: facciamo pure a modo tuo.»
***
Pur con qualche riserva, Nathan accondiscese a seguire alla lettera il piano del suo compagno.
Prenotò un robotaxi senza lasciare il nome, e diede come indirizzo l'angolo della strada, a circa trecento metri dal punto in cui aveva parcheggiato l'auto a guida autonoma.
Quando vide arrivare il classico veicolo giallo, salì a bordo della macchina a noleggio, e scandì a voce chiara il proprio indirizzo di casa. Il mezzo si mise in moto ma, quasi immediatamente, smise di accelerare, proseguendo a velocità ridotta: un cicalino cominciò a trillare, all'unisono con una voce registrata che avvertiva che gli sportelli erano aperti. Nathan sgattaiolò fuori, richiudendosi con violenza la portiera alle spalle, con un calcio. Quindi rotolò sul marciapiede, ormai a pochi passi dal robotaxi. Bubi lo aspettava dall'altro lato della vettura: salirono, presero accordi come previsto, e Nathan diede l'indirizzo di destinazione.Mentre prendevano velocità, l'automa si lasciò sfuggire un fischio di disapprovazione.
«Che c'è?» volle sapere il giovane, allarmato.
«Che peccato. Davvero non siete più capace di giocare, signorino.»
«Che intendi?»
«Avreste dovuto dire: "segua quella macchina"! »***
Il viaggio proseguì lungo strade semideserte, spedito e tranquillo, al punto che Nathan finì col rilassarsi, e convincersi che le preoccupazioni della sua babysitter erano infondate.
Si sedette più comodamente sul sedile, prese un paio di respiri profondi, abbassò il finestrino; l'aria fresca della sera gli scompigliò i capelli.Si accingevano a imboccare la strada su cui sorgeva casa sua, quando udì un curioso fischio, acuto e prolungato. Il robotaxi aveva appena terminato la curva, che il veicolo a guida autonoma, che stava facendo il loro stesso tragitto e si trovava meno di un chilometro più avanti, esplose in una palla di fuoco.
Diverse finestre furono mandate in frantumi dal violento spostamento d'aria, e perfino l'automobile su cui viaggiavano ondeggiò forte per via dell'onda d'urto.
Nathan si sentì mancare l'aria. L'unica cosa che riuscì a fare, fu alzare il finestrino.
«Non rallenti, per favore.» ordinò con tranquillità Bubi all'autista.
Quando passarono davanti alla carcassa già parzialmente carbonizzata, su cui ardevano alte le fiamme, l'androide commentò: «Ci hanno mandato un messaggio che non possiamo ignorare, signorino. Ma se vogliono il gioco duro, glielo daremo. Abbiamo piombo in abbondanza, e fegato, per la miseria!»
Nathan era terrorizzato. Di nuovo, aveva scampato la morte per un soffio e, di nuovo, doveva la propria salvezza alla scaltrezza e all'intelligenza di qualcun altro.
Eppure, il fatto che il suo piccolo salvatore si comportasse come se si trovassero all'interno di uno dei giochi che facevano assieme quando era bambino, era così assurdo, così fuori posto, che non riuscì a trattenersi dal ridere. Iniziò con un suono acuto, isterico, da pazzo: ma, un po' alla volta, esso virò in una risata liberatoria, fino a diventare un vero e proprio scherno, una sfida al destino beffardo che, una volta di più, non aveva saputo giocare bene le sue carte contro di lui.
SPAZIO AUTORE
Quanto adoriamo Bubi, da 1 a 10?
Vi piace che affronti anche temi di questa gravità come se stesse ancora giocando col suo bambino? A me fa sorridere :)
Fatemi sapere cosa pensate della scena conclusiva di questo capitolo, se vi va. ;)
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BAZZA DI TORDO 2172
Fiksi IlmiahIn un futuro post-nucleare, Nathan vive la sua vita agiata nella fantascientifica "città-fungo" di Eurasia2, a migliaia di metri dal terreno (e dall'inquinamento). Finora se ne è sempre fregato dei problemi di chi vive nelle baraccopoli alla base de...