28. Conversazioni (II)

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Tornarono all'ascensore pieni di ansia per il futuro.

I dimostranti li avrebbero ascoltati? E il direttivo provvisorio sarebbe stato disposto a ratificare quell'innovazione, o avrebbe cercato di mantenere i propri privilegi al prezzo della sicurezza dei cittadini, di qualsiasi estrazione sociale?

Si ritrovarono ad ascoltare in silenzio il ronzio dei motori e lo scorrere dei cavi nella cabina.

«Signorino Nathan» interloquì Bubi, rompendo il ghiaccio come spesso faceva «Se posso permettermi, avete parlato molto bene, quest'oggi. Sono fiero di voi.»
Il ragazzo sorrise. «Grazie.»
«Tuttavia, devo dire che mi sorprende che uno con la vostra dialettica non sia ancora riuscito a fare il discorso più importante di tutti.»
«Che stai dicendo?» sentì il cuore mancare un battito, mentre si rendeva conto di dove quell'impicciona della sua tata stesse andando a parare. "Fermati", pensò.
«Dico che se non lo fate al più presto, potreste pentirvene per il resto della vostra vita.»

Ora era nel panico. Gettò uno sguardo terrorizzato ad Allison, quindi si strinse nelle spalle, ostentando sicurezza. «Ti si deve essere corrotto qualche file, Bubi. Non sai quel che dici.»

Scusa se non so dire "ti amo" come gli altri. Non l'ho mai detto. O meglio, l'ho detto, ma non sapevo davvero cosa significasse, prima di incontrarti.

Nathan si sentì avvampare. Cosa stava succedendo? Quella era la sua voce, ma lui non aveva parlato.

Allison sgranò gli occhi, guardando prima lui, poi l'androide. «Co... cosa hai detto, scusa?»
«È la registrazione di ciò che il signorino Nathan cerca di farvi sapere da tempo, signorina Allison. Purtroppo, ha scelto il momento sbagliato. Ma io l'ho registrato.»
«L'ha detto... a me?»
Il robot emise un fischio acuto. «Eccome.»
«Ha detto... che lui...»
«Oh! Non avete sentito? La qualità della registrazione non è ottima, ma si dovrebbe comunque capire.»

Scusa se non so dire "ti amo" come gli altri. Non l'ho mai detto. O meglio, l'ho detto, ma non sapevo davvero cosa significasse, prima di incontrarti.

Il ragazzo, che fino a quel momento era caduto in una sorta di passiva catalessi, si riscosse di colpo. «Bubi, smettila!» esclamò.

«Perché dovrebbe? Perché non è vero?» adesso lei lo fronteggiava apertamente, come aveva fatto tante volte nella baracca che avevano condiviso per settimane.
«No.»
«E allora?»
«Allora, dovrebbe farsi gli affari suoi.»
«Almeno lui ha le palle di dirle, le cose.»
«Non c'è niente da dire.»
«Non si direbbe.»
«Non potrebbe funzionare.»
«E chi lo dice?»
«Io.»
«Allora sei un idiota, e significa che mi sono sbagliata sul tuo conto.»
«Meglio così. Sarà più facile dimenticarmi.»
«Stai scherzando? Credi che sia possibile dimenticare ciò che abbiamo vissuto insieme?»
«Oh, insomma. Lascia perdere!»
«Col cavolo! Pretendo che tu renda conto di ciò che hai detto.»
«No.»
«No?»
«Esatto.»
«Tutto qui?»
«Alley, finiscila. Non è importante.»
«Se provi dei sentimenti per me, lo è; e voglio saperlo.»
«Cosa vuoi che ti dica?»
«Se è vero o no.»

«È vero.» L'aveva detto! Finalmente la verità era uscita! Ma perché stavano litigando, allora? Perché lei era furiosa?

«E allora perché non me l'hai confessato anche dopo che sono guarita? Perché non volevi che lo sapessi?»
«Non importa.»
«Dimmelo!»
«Perché sei troppo, per me. Perché tu meriti di meglio!»

Lo schiaffo lo colse totalmente alla sprovvista, così violento da costringerlo a voltare la faccia.

Lui sbarrò gli occhi e si portò una mano alla guancia, sconvolto.

«Ma, che cosa...»

«Non ti devi permettere di decidere al posto mio, è chiaro?» strillò Allison.

Nathan ebbe l'impressione che i vetri del montacarichi stessero tremando, a causa del volume di voce della sua compagna. Poi, tutto cominciò a farsi confuso e a girare, perché Alley l'aveva afferrato per la maglietta all'altezza del petto con entrambe le mani, e... lo stava baciando.

Per un breve istante ebbe l'istinto di resistere, di respingerla, di darle la possibilità di avere una vita felice con qualcun altro.

Poi il suo corpo reagì da solo, lui le passò le braccia dietro la schiena e ricambiò con enfasi, intrecciando la lingua alla sua, mentre i loro respiri si mozzavano e si mescolavano, e il mondo vorticava intorno a loro.

Quando si staccarono un attimo per riprendere fiato, la donna ansimò, concludendo la frase precedente: «Sarà meglio che tu lo tenga a mente, se diventeremo una coppia.»

SPAZIO AUTORE

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SPAZIO AUTORE

Ooooh! Finalmente tiriamo un sospiro di sollievo!

Che fatiche, eh? XD

Spero che lo scambio di battute tra gli innamorati vi abbia convinto. Di certo, io mi sono divertito un sacco a immaginarlo.

Nel prossimo capitolo, la conclusione. Vi anticipo che ho deciso di non "spezzare" l'epilogo, che sarà di duemila parole contro le mille/millecinquecento che cerco di mantenere di solito, come limite massimo. Credo non avrebbe senso interromperlo: se siete arrivati fino a qui e la storia vi è piaciuta, credo possiate fare uno sforzo per leggerlo tutto intero. 

Se vi siete persi per strada perché la storia non meritava... beh, posso solo ringraziarvi per il tempo che mi avete dedicato. Anche se, in effetti, non ha senso scriverlo qui, visto che avete abbandonato prima. XD

BAZZA DI TORDO 2172Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora