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Dopo essere restati ancora un po' a guardare le stelle, Jimin e Jungkook si alzarono e decisero che era ora di tornare a casa. Era piuttosto tardi e di sicuro le loro mamme erano in pensiero; non volevano rischiare di farle arrabbiare.

Mentre camminavano lungo la strada tra i campi che dalla scogliera portava in paese, i due restarono in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri, finché a un tratto Jimin pose una domanda al più piccolo.

“Io ti ho detto qual è il mio sogno, ma tu ne hai uno?”.

Jungkook fece una buffa espressione, come a indicare che ci stava pensando. Jimin lo trovò così adorabile che avrebbe voluto fotografarlo, così da poter ammirare quell'espressione ogni volta che lo desiderava.

“Non ho proprio un sogno, ma mi piace cucinare, quindi potrei diventare un cuoco da grande. Vale come sogno?”.

“Ma certo!” esclamò Jimin ridacchiando, colpito dalle tenere parole del più piccolo. “Ma dimmi, che cosa ti piace cucinare?”.

“Un po' di tutto, ma a volte mia mamma non mi lascia perché ha paura che possa bruciare la casa”.

“È comprensibile”.

“Ehi!” urlò lui, imbronciato.

“Ti stavo prendendo in giro, piccolo Jungkook” disse Jimin, per poi dargli un affettuoso buffetto sulla testa.

“Non sono un bambino”.

“No, non lo sei” mentì il maggiore, cercando invano di nascondere un sorriso.

Continuarono a chiacchierare e a stuzzicarsi fino a casa.

Quando Jimin raggiunse il cancelletto della villetta, si voltò verso Jungkook e sospirò. “Mi dispiace, ma ci dobbiamo salutare”.

“Eh lo so, dispiace anche a me. Ma senti, Jimin, che ne dici se domani tu e gli altri venite a casa mia per cena? Preparo tutto io, così ti faccio vedere quanto sono bravo”.

Dopo aver detto queste parole, Jungkook si morse il labbro e si mise a spostare con la punta delle sue logore scarpe da ginnastica la ghiaia sotto i suoi piedi. Era imbarazzato, come molte altre volte, e Jimin non riuscì a non sorridere davanti a quella tenera scena.

“Lo considero un onore. Domani mattina andiamo a dirlo anche agli altri?”.

Jungkook annuì, poi con la mano aperta salutò il suo amico e si voltò per andarsene.

Nonostante ciò, Jimin sentiva il bisogno di dirgli ancora qualcosa, sebbene non sapesse cosa.

“Ehi, Jungkookie!”.

Il ragazzino, che ormai era arrivato in fondo al vialetto, si girò e lo osservò incuriosito.

“Buonanotte scemotto” disse Jimin in un sussurro, ma abbastanza forte perché l'altro potesse sentirlo.

Jungkook sorrise e fece spallucce. “Buonanotte”.

**************

La mattina seguente Jimin e Jungkook si trovarono come al solito insieme ai loro tre amici e si divertirono a fare bagni in mare così lunghi da far venire la pelle delle mani rugosa e farli ridere a crepapelle per questo infantile motivo.

Ognuno poi passò il pomeriggio per conto proprio, ma non la sera: si erano infatti dati appuntamento alle sette davanti a casa Jeon per cenare insieme.

Jungkook non stava nella pelle. Il pensiero di avere come ospiti i suoi quattro amici lo elettrizzava e lo spronava a lavorare duramente per preparare una cena squisita, degna di quei ragazzini che ponevano così tanta fiducia in lui.

Reach For The Stars || JikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora