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Già a parecchie decine di metri dalla spiaggia, mentre stava ancora attraversando il lungomare, Jimin iniziò a sentire grida e risate giovanili.

Non poteva che trattarsi dei suoi nuovi amici.

Un sorriso sorse spontaneo sulle sue labbra e lo accompagnò fino a quando li raggiunse.

Erano seduti su ampi teli, distesi in modo frettoloso sulla sabbia. Una lanterna diffondeva una luce calda e confortevole e accanto a essa erano ammucchiate alcune ceste contenenti di tutto e di più.

“Ehi, Jimin!” esclamò Namjoon, il primo a notarlo.
Subito anche gli altri si voltarono verso di lui e Jimin si ritrovò da un momento all'altro scrutato da quattro paia di occhi.

Già, quattro. C'era anche Jungkook e il corvino avrebbe voluto girare su se stesso e tornare a casa piuttosto che trascorrere la serata insieme a lui, ma avrebbe dovuto dimostrare di essere una persona matura e sopportare la sua presenza, nonostante la forte antipatia che provava nei suoi confronti.

“Ciao a tutti” disse, per poi sedersi accanto agli altri, che gli fecero subito spazio.

“Che bello rivederti, Jimin!” esclamò Hoseok applaudendo. “Spero che i miei panini ti siano piaciuti”.

“Ah, come potrebbero non essergli piaciuti, Hobi?!” lo prese in giro Seokjin, per poi aprire un sacchetto che aveva con sé e tirarne fuori alcune carte da gioco.

Jimin gli diede ragione e si complimentò con lui per quei dolci buonissimi.

Poi lo sguardo gli cadde sul bambino che non aveva ancora parlato, e la cui frangia gli ricopriva sia la fronte che gli occhi.
Giochicchiava con la sabbia e per un attimo Jimin si perse a osservare quelle manine ancora abbastanza grassocce che raccoglievano manciate di minuscoli sassolini, simili a polvere, per poi lasciarli lentamente scivolare tra le dita.

“Allora, Jimin, ti dobbiamo spiegare alcune cose”. Hoseok, che era seduto proprio di fronte a lui, si batté le mani sulle cosce per attirare l'attenzione di tutti. “Questo circolo si ritrova quasi ogni sera, d'estate. Il nostro punto di forza è la collaborazione.
Come avrai notato, Polar Island non è particolarmente fornita: non ci sono cinema, sale giochi, centri commerciali, luna park o cose così. Non ci sono molte occasioni per divertirsi, per cui dobbiamo arrangiarci con ciò che abbiamo. È per questo che ogni giorno ognuno di noi deve tenere gli occhi bene aperti per trovare cose che possono essere divertenti per tutti, per giocare”.

“Non sei proprio capace di spiegare, Hobi” lo provocò Seokjin, scuotendo la testa e ridacchiando.

“Senti, perché forse tu sei più bravo di me?” esclamò l'altro, punto sul vivo.

“Avanti, non fate i bambini” intervenne Namjoon. “È più semplice con gli esempi; in questo modo Jimin capirà meglio”.

Gli altri furono d'accordo ed estrassero alcuni oggetti dalle ceste che avevano con sé.

Nel frattempo Jimin li osservava in silenzio. Non capiva che cosa stesse accadendo, ma non poteva negare di essere alquanto incuriosito.

“Io ho preso alcune carte da gioco che ho trovato in un pacchetto di snack dell'emporio” disse Seokjin, mostrando le carte che già teneva in mano.

Gli altri diedero loro una rapida occhiata e annuirono, in segno di approvazione.

“Io ho trovato questi sassi piatti, con cui possiamo giocare facendoli rimbalzare sull'acqua” disse Namjoon, aprendo il suo sacchetto di tela e mostrandone il contenuto agli amici.

“Ottimo lavoro, Nam!” si complimentò con lui Hoseok. “Io oggi non ho avuto tempo di cercare oggetti, perché sono stato quasi sempre al panificio a servire, però ho preso questi”.
Quindi aprì il suo sacchetto e vi fece uscire alcuni cioccolatini.

Gli altri si illuminarono a quella vista ed espressero tutto il loro entusiasmo.

“Li hai rubati a tuo padre, eh?” lo stuzzicò Seokjin, prendendone uno e scartandolo con impazienza.

“Ma no, li ho ottenuti lavorando! Lo sai che ogni tanto mio padre mi premia quando faccio il bravo”.

Jimin sorrise alla vista di quegli oggettini così semplici, delle piccole conquiste.
Quei ragazzini si divertivano con così poco... Jimin trovò la loro semplicità una delle cose più commoventi che avesse mai visto.

“E tu, JK? Non hai preso niente?”.

Jimin spostò lo sguardo sul bambino che ancora non aveva aperto bocca e che continuava a giocare con la sabbia. Era sinceramente curioso di scoprire quale fosse il bottino di quel furfante.

“No, oggi non sono riuscito. Scusate” sussurrò lui.

“Ah, Jungkook! Sono giorni che non porti niente. Se continui così dovremo espellerti dal circolo. Lo sai che la condivisione è una delle regole a cui teniamo di più”.

“Lo so e i prossimi giorni mi impegnerò di più, lo prometto” disse lui, ancora con il capo chino.

Jimin non sapeva perché, ma avrebbe voluto che sollevasse la testa quando parlava. Gli sembrava assai maleducato da parte sua comportarsi in quel modo nei confronti dei suoi amici, perciò decise di provocarlo. “Forse avevi intenzione di portare qui una bici, non è così?”.

A quelle parole tutti tacquero. Hoseok, Seokjin e Namjoon alternarono lo sguardo da Jimin a Jungkook. Jimin fissava il più piccolo con uno sguardo di fuoco e questi aveva finalmente alzato lo sguardo e aveva incrociato il suo.

Aveva gli occhi grandi e pieni di lacrime. Sembrava sinceramente dispiaciuto per ciò che aveva combinato quel pomeriggio.

Jimin percepì un lieve calore all'altezza del petto, calore a cui però non seppe che nome dare.

Gli occhi di Jungkook brillavano come stelle.

“Avanti, smettiamola con questa storia della bici! Jungkook, chiedi scusa a Jimin e poi andiamo a giocare” disse Hoseok, che voleva che nel gruppo non si creassero tensioni e malumori.

Jungkook chinò di nuovo il capo e riprese a giocare con la sabbia.

Jimin credeva che nessun'altra parola sarebbe giunta dalla bocca di quel ragazzino, ma si sbagliava; dopo pochi secondi udì due parole che gli fecero davvero piacere, sebbene non volesse ammetterlo neanche a se stesso. “Scusa, Jimin”.

Gli altri sorrisero contenti, poi si alzarono, e Hoseok propose di andare sul molo a giocare con le carte che Seokjin aveva portato.

Jimin annuì. Ancora non era riuscito a distogliere lo sguardo da Jungkook, che osservava la sabbia e aveva le spalle chine, come se stesse cercando disperatamente di chiudersi in se stesso.

Gli dispiaceva averlo giudicato così in fretta. Magari era davvero una persona tenera e simpatica, che voleva semplicemente fare un giro sulla sua bici e poi restituirgliela, e non aveva avuto il coraggio di chiederlo.
Jimin promise a se stesso che avrebbe cercato di mettere da parte lo spiacevole ricordo di quel pomeriggio e provare a ripartire. Voleva dargli una seconda possibilità.

**************

I cinque ragazzini trascorsero la serata giocando a carte sul molo, ridendo, scherzando e conoscendosi meglio. Purtroppo ne persero qualcuna in mare, ma fu divertente vedere Seokjin arrabbiarsi, saltellare di scoglio in scoglio e allungare un braccio per cercare di riafferrarle. Risero a crepapelle quando a un certo punto il loro amico perse l'equilibrio nel tentativo di riacchiappare l'ennesima carta e cadde in acqua.

Ogni volta che ridevano, Jimin osservava Jungkook. Gli piaceva vederlo così allegro, soprattutto dopo aver notato che prima, sulla spiaggia, stava per piangere. Il suo sorriso da coniglietto e i suoi occhi neri e pieni di vitalità erano così belli che Jimin non si accorse di passare gran parte della serata ad ammirarli, sia mentre giocavano a carte che mentre incitavano Seokjin a concludere la sua missione di salvataggio.

Scoprì che Jungkook aveva due anni in meno di lui, quindi dieci, mentre Hoseok, Namjoon e Seokjin ne avevano soltanto uno in più di lui, quindi tredici.

Quando si separarono e ognuno di loro tornò a casa, Jimin aveva il cuore e la mente pieni di quei nuovi ricordi di risate, scherzi, giochi e un paio di occhi che brillavano come stelle.  

Reach For The Stars || JikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora