2.06

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Quella sera Jimin faticò ad addormentarsi. Continuava a ripercorrere con la mente gli avvenimenti di quel pomeriggio e di quella sera: il suo incontro con Hoseok, Seokjin, Namjoon e Jungkook, il falò sulla spiaggia e infine il discorso del ragazzo che cinque anni prima si era impossessato del suo cuore.

Le parole di Jungkook erano state per Jimin come uno schiaffo in faccia. Sapere che anche lui aveva provato dei sentimenti, poi però spenti a causa della sua paura, era doloroso, molto doloroso. Sarebbe stato più semplice accettare l'idea che per lui si fosse trattato solo di una semplice amicizia. Ormai però la verità era venuta a galla e non poteva più essere nascosta.

Con dispiacere il diciassettenne capì che quell'isola non era più il posto per lui. Non era più in grado di guardare Jungkook negli occhi, sapendo che cosa gli aveva fatto passare quattro anni prima, quando aveva tagliato i ponti con lui.

Forse doveva semplicemente dire ai suoi genitori che non si sentiva bene e tornare sulla terraferma. Oppure poteva rimanere chiuso in casa per tutta l'estate, chino sui libri, per non rischiare di incontrare il suo vecchio amico. Magari poteva proporre a Seokjin, Namjoon e Hoseok di passare a trovarlo ogni tanto, ma non avrebbe mai invitato Jungkook.

Doveva espiare la sua colpa e il modo migliore per farlo, secondo lui, era escludere di nuovo quel ragazzo dalla sua vita.

In realtà Jimin voleva disperatamente rivederlo e sotto sotto sperava soltanto che tra di loro le cose si potessero sistemare e Jungkook lo riuscisse a perdonare, ma sentiva di non meritarlo. Doveva punirsi, doveva stare alla larga dal ragazzo che gli faceva battere forte il cuore.

Non doveva innamorarsi di nuovo di lui, né tanto meno doveva farlo innamorare di sé, sempre che Jungkook fosse ancora capace di provare anche solo un briciolo di simpatia nei suoi confronti.

**************

Il giorno seguente Jimin, dopo la prima colazione, si sedette sul prato davanti alla villetta e impugnò il suo fidato evidenziatore giallo per iniziare un'intensa mattinata di studio. Era concentrato e per questo non sentì arrivare Hoseok, che si fermò a pochi metri di distanza e si mise una mano davanti alla bocca per trattenere una risata.

Quando per puro caso Jimin sollevò lo sguardo e vide l'amico fissarlo con un'espressione buffissima, quasi gli venne un colpo.

“C-che ci fai qui?”.

“Ma come che ci faccio qui? Sono venuto a rapirti, non è ovvio?”.

Jimin sbatté più volte le palpebre, ma infine si lasciò andare a una risatina allegra.
Hoseok lo raggiunse e gli porse una mano per aiutarlo ad alzarsi da terra.

“Non dovresti essere al panificio?” gli domandò Jimin, dopo aver accettato l'aiuto dell'amico ed essersi sollevato dalla sua postazione di studio.

“No, oggi mio padre mi ha detto che posso divertirmi come tutti i ragazzi della mia età”. Hoseok sorrise. “Non ha detto proprio queste parole, ma il senso era quello”.

“Okay, e allora che facciamo?”.

“Passiamo a trovare Jin e Nam? Non so se stanno lavorando, ma se lavorano tanto meglio, così possiamo divertirci a disturbarli”.

Jimin sorrise divertito e si apprestò a seguire l'amico lungo la strada che portava in paese.

Gli avrebbe fatto solo bene fare una piccola passeggiata, così da mantenere il cervello ossigenato e poter tornare sui libri più fresco di prima. Inoltre, non stava nella pelle all'idea di passare del tempo con i suoi vecchi amici e conoscerli meglio.

Chiacchierando del più e del meno, i due giunsero in paese. Hoseok lo guidò fino a un vicolo ombreggiato e si fermò davanti a un uscio che sembrava cadere a pezzi. La porta era scrostata e fatiscente.

Reach For The Stars || JikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora