Il diario di Nora - Il nuovo Inizio

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Finalmente ero passata, ero libera.
Come prima cosa dovetti ancora viaggiare per mezz'ora, per andare nella mia nuova casa, nel mio nuovo quartiere, nel mio nuovo stato.
Quel viaggio stava durando tantissimo, l'emozione era veramente troppa, non ero più nella pelle.
Ero arrivata, parcheggiai la mia macchina nel mio posto vicina a casa, scesi dalla macchina, la chiusi e superai il portico, trovai le chiavi di casa sul tappetino, le presi e aprì la casa, era molto bella, aveva le pareti color verde acqua pastello, il pavimento di legno molto chiaro e con all'ingresso un fantastico porta scarpe di legno bianco, la casa aveva solamente un bagno, una camera da letto, una cucina e infine un salotto, il bagno era dentro la camera da letto che dava direttamente all'ingresso, mentre per andare in salotto bisognava percorre un corridoio non molto lungo ma arredato da quadri, entrai nella mia nuova camera da letto e appoggiai la mia valigia sul pavimento, mi stesi sul mio letto di legno bianco, era la prima volta dopo tanto che finalmente mi rilassavo veramente, potevo finalmente dire che potevo avere una vita "normale".

In quel sonno mi venne in mente lui, ovviamente stavo sognando, non era la prima volta che lo sognavo da quando ero scappata, mi svegliai di conseguenza, erano appena le sette, ma sapevo anche che quella giornata era piena di impegni, mi alzai dal letto, mi feci un bagno tiepido e mi lavai, mi vestí con un top, un jeans, degli orecchini e infine delle converse e uscí di casa, volevo fare colazione fuori, in un bar, il bar era molto bello infatti era fatto in stile boho, il mio stile preferito infatti la mia stanza era stata fatta con questo stile, ordinai un cornetto e un cappuccino, mentre me lo preparavano un ragazzo (molto…) si sedette al mio stesso tavolo, questo ragazzo mi disse se ero io la ragazza nuova che si era trasferita dall'America, così io ironicamente gli disse se ero già famosa, lui così mi sorrise arrossendo, lui si presentò dicendo che si chiamava Jordan, così io gli dissi che mi chiamavo… Nora.

Parlavamo di tutto, eppure erano solamente le otto, il barista accese la TV, in quel programma, c'era un'intervista ai genitori di Leah, in quel momento mi sentii cadere nel vuoto, mi ero dimenticato totalmente dei miei genitori, mi incominciò a girare tutto, Jordan mi guardò e mi chiese se stavo bene, io, lo guardai, e con un sorriso falso gli dissi che stavo bene e che mi ero dimenticata di prendere le medicine per il mal di testa, peccate che questa era la conseguenza di prendere quasi tutti i giorni droga.
Così lui mi disse di dargli il mio numero per sentirci dopo, così io gli diedi il mio numero, lo salutai e me ne andai di corsa, quel giorno dovevo fare la cosa che Leah si era dimenticata, andai una pompa di benzina e chiamai i miei genitori, schiacciai i tasti con le mani tremanti, loro risposero alla mia chiamata, rispose mia madre, con voce insicura gli dissi un tenero ciao, mia madre schioppo a piangere, io gli dissi di non piangere, mi chiese dov'ero, io gli dissi questa volta con sicurezza che non lo potevo dire e che dovevano fare finta che ero morta, sapevo che non l'ho avrebbero mai accettato infatti mia madre mi passò mio padre, lui disse di ritornare a casa e che tutto sarebbe andato per il bene, così io gli dissi che sapevamo entrambi che non era vero, lui avrebbe raggirato tutta la colpa su di me, lui rimase per qualche secondo zitto, aggiunsi anche che nella mia nuova vita stavo bene, gli dissi che avevano fatto uno splendido lavoro con me, loro dissero che se era quello che volevo allora se ne sarebbero fatti una ragione e che l'importante è che io non ero… morta, gli ringraziai della comprensione e li salutai e che gli avrei richiamato, chiusi la chiamata con un arrivederci.
Mi scesero delle lacrime ma non di dolore ma di gioia, io a differenza di Leah ero molto più fragile, ma ero anche molto piú forte, me ne andai, mi incamminai per andare al supermercato appunto per andare a fare spesa, comprai tante cose e finalmente mi recai a fare shopping, presi letteralmente di tutto, mi rifeci l'intero guardaroba, per quello che avevo lavorato almeno fino ai novant'anni senza preoccuparmi dei soldi  ci sarei arrivata tranquillamente.

La Morte di una Condannata Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora