Leah...? - Fine

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Era un normale giorno di autunno, stavo pulendo i piatti, appena finí di lavare, presi Noelle, la presi in braccio e cominciai a ballare con lei, e nel frattempo la stavo portando a letto, la posai sul suo bellissimo letto, chiusi la porta e chiamai Jordan, lui mi disse che era ancora a lavoro, perché quel giorno c'era una riunione molto importante, così io gli dissi che non c'era nessun problema, chiusi la chiamata e mi stesi sul mio divano, (io e Jordan ci eravamo trasferiti in casa mia, e la seconda volta appena prima del matrimonio ci eravamo costruiti casa nostra, da un architetto e un dipendente della stessa azienda cosa vi aspettavate) accesi la televisione, vidi un notiziario mentre stavo scorrendo per i programmi che…Trevor era di nuovo libero, capì subito che se avesse scoperto di Jordan e Noelle sarebbe impazzito e che ci avrebbe fatto del male, cercai subito tutte le informazione si di lui, qualunque, dovevo scoprire se voleva indagare su di me, la prova che mi dimostrava che mi voleva trovare e che ad ogni post caricati su internet, sulla mia morte, ed a ogni post, contattava le persone che l'avevano postato la contattava, e queste persone postavano le chat, e avvolte le loro conversazioni erano anche molto…creepy.
Era da piú di tre anni che non mi stavano vendendo gli attacchi di panico, dovevo proteggermi, avrei fatto di tutto pur di non rovinarmi la libertà, anche a costo di mantenere la promessa, chiamai mio marito dicendo che mi aveva appena chiamato un notaio dicendomi che una zia era appena morta e che mi aveva lasciato qualcosa e che sarei dovuta andare di nuovo negli Stati Uniti, lui era un po' titubante, quindi mi chiese se volevo che lui mi accompagnasse, ma io gli dissi un no categorico, in quel momento, dovevo incontrare il mio dittatore.

Il giorno della partenza era arrivata, un taxi mi stava accompagnando all'aeroporto, ma mentre ero per strada stavo facendo una video chiamata a Jordan con la bimba, io continuavo a dire che ci sarebbero voluti solamente un paio di giorni, il che era vero. Chiusi la chiamata quando il taxi si fermò, scesi dall'auto e mi avvisi per fare il check-in, mi imbarcarono in aereo dopo mezz'ora.
Atterrammo all'aeroporto più vicino alla casa di quel dittatore, avevo scoperto dove abitavo, mi ero infiltrata nei registri e avevo scoperto che era fuggito dal quel paesino per trasferirsi in una città lontana da quella dei miei genitori, scesi dall'aereo con le gambe tremanti, me ne andai e mi incamminai per trovare un negozio che vendeva armi, e dopo qualche minuto lo trovai, presi una fantastica revolver, ovviamente non avrei mai chiamato un taxi per andare da lui, quindi ci sarei dovuta andare a piedi, e dopo un'ora finalmente ero davanti al suo palazzo.

Entri in quella sottospecie di ingresso, e senza che nessuno mi vedesse salì le scale, incominciai a cercare tra tutte le targhe dei nomi incisi su una targhettaposta sopra la porta, e dopo dei minuti finalmente lo trovai, era il suo appartamento, l'ho aveva comprato insieme alla sorella, diedi un calcio con tutta la mia forza alla porta, ovviamente sapevo che con un calcio quella "porta di sottomarca" sarebbe caduta anche con un soffio, le loro facce incredule mi davano ancora piú forza, loro erano sul divano, a vedere un tavolo con ovviamente tutti indizi su di me, entrai in casa, Trevor quindi fece il cascamorto, ovviamente non lo presi in considerazione, voleva solamente una cosa, vendetta, quindi io tirai fuori la revolver, la sorella si allontanò da me, ma io appena la vidi, la sparai, il proiettile andò preciso sulla fronte, nel frattempo Trevor stava guardando il tutto, io in quel momento chiamai la polizia, lui stava mormorando delle cose, il mio piano era incastrarlo ancora una volta, volevo avere avrei una vendetta con i fiocchi, lo avrei fatto passare per un omicidio-suicidio, io quindi gli dissi come si sentiva in quel momento, lui si allontanò sempre di più da me fino a quando non cadde a terra io intanto sparai a terra per farlo spaventare ancora un'altro pò, stava diventando la mia vendetta stava diventando sempre più vicina.

Sapevo che così non sarei stata meglio di lui, così io andai di fianco a lui, mi chiese cosa volevo fare, così io con voce calma gli disse che stavo mantenendo la promessa, si ricordò, ma in quel preciso momento, mi venne in mente una cosa, lui non aveva ancora in mente cosa avevo passato io, quegli anni in prigione non gli fatto capire niente, quindi io invece di sporcarmi ancora di piú le mani, mi alzai e mentre me ne stavo andando, lui mi chiese cosa stavo facendo, così io gli dissi che lui non aveva ancora capito niente di come mi ero sentita, quindi lui concluse dicendomi cosa sarebbe successo ora, quindi gli dissi cosa si doveva aspettare, gli feci un'occhiolino, mi disse che ero pazza, cosí risposi che anche quel giorno ero pazza, e con questa io mi avvicinai ancora di piú, mi inginocchiai e gli dissi che se eravamo in questa situazione era per colpa sua, gli avevo fatto impugnare la revolver, io ovviamente avevo i guanti, era un'altra prova per farlo arrestare, mi alzai, e me ne andai, richiusi la porta e senza che nessuno sentisse niente uscì dal una porta sul retro.
Senti la polizia arrivare, non volevo andarmene senza prima non averlo visto su una volante della polizia, sparsi anche la droga nel suo appartamento.

Mi nascosi e finalmente arrivarono i poliziotti, lo ammanettarono e portarono via sia Trevor che la sorella morta, mentre lui se ne stava andando, mi guardò, e io lo salutai con la mano, finalmente avevo veramente finito, ritornai in aeroporto e mi cambiai in un vicolo, ritornai in aeroporto, dopo delle ore finalmente ero di nuovo in aereo, ritornai nella mia adorata terra, salutai Jordan e Noelle, a un certo punto Jordan mi chiese dell'eredità, io gli disse che ero stata truffata ma che era stato bello aver avuto un motivo per ritornare negli Stati Uniti ma non ci sarei mai più tornata, lo baciai

                             Fine

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 16, 2023 ⏰

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