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Bea's backstory:

Bea's POV:

La mia vita, nella mia piccola cittadina, era perfetta.Ero grata di tutto quello che mi capitava in torno.

Finché...

Come tutte le mattine andai a scuola, effettivamente facevo piuttosto cagare, l'unica materia a cui ero brava era italiano...anche se i voti massimi non superavano il sette. Non mi lamentavo.

A scuola non ero vista di buon occhio. Molti ragazzi si prendevano gioco di me...forse perché ero bassa, forse perché ero stupida... ma la risposta era chiara...

...ero diversa...

Perché? Non lo so nemmeno io. Mi chiamavano "la dotata, oppure, la strana".Al tempo non sapevo di avere un potere, mi ritenevo una persona normale...mi ritenevo Bea, anche se gli altri mi insultavano pesantemente e mi mettevano anche a disagio. Avevano paura...

La scuola si faceva sempre più pesante, sia per lo studio che per le persone al suo interno, che, man mano, rompevano sempre di più le palle. Prima verbalmente...poi iniziarono a volare mani. Ne presi un bel po' se devo essere sincera, ma sorridevo comunque è pensavo alle cose belle che la vita mi offriva. Continuavo ad essere grata.

Sapevo piccole cose sul combattimento, ma non le usai, visto che a parer mio era sbagliato. Nel mentre, le botte e gli insulti continuavano a perseguitarmi.

I giorni passavano ed io continuavo a sopportare ciò che mi accadeva intorno...fin quando...

<<Hey dotata, perché non usi quel potere che ti ritrovi?!>> disse seccato il ragazzo di nome Jackson. Ma io proprio non capivo...io non ho un potere, perché mai dovrei fare qualcosa di cui non sono capace?
<<...allora? Cos'è hai paura? Tutti sappiamo che sei una dotata di poteri!>> continuò urlandomi a dosso. <<Basta! Io non ho uno stracazzo di potere!>> dissi trattenendo le lacrime, ero stufa di questa situazione a scuola ma dovevo essere comunque grata.

Due ragazzi mi presero per le braccia, immobillizzandomi. "Non di nuovo..." pensai ed i miei occhi si serrarono per la paura. Ricevetti vari colpi, prima allo stomaco e poi diretti alla faccia. Ero ridotta male, ancora un'altra volta.

Tornai a casa, e come se non bastasse i miei genitori stavano litigando nuovamente, cercai di non far vedere i miei colpi, anche se era molto difficile visto che ricoprivano tutto il corpo, fortunatamente, mi beccai solo qualche occhiata preoccupata.
Mi diressi verso camera mia, non avevo fame così non cenai. Medicai con cura tutte le ferite che si presentavano sul mio corpo.Volevo solo scomparire nel mio letto. Ma continuavo ad essere grata.

Feci scivolare la mia testa sul pavimento, mentre le mie gambe erano ancora appese alla testata del mio piccolo letto. Socchiusi gli occhi ed iniziai a canticchiare, con voce bassa, una canzone che avevo sentito poco tempo fa.

<<...you were alone left out in the cold clinging to the ruin of your broken home...>> una lacrima rigò il mio viso, poi continuai.

<<...To lost and hurting to carry your load, we all need someone to hold...>>

Mi ritornarono in mente tutte le cose sgradevoli che mi erano successe. Perché dovevo essere grata? Grata di cosa...? Di essere diversa? Dei miei genitori che litigano tutte le sere? Perché continuo a dire che ho una vita bellissima?

<<...Hear the fallen and lonely cry out will you fix me up, will you show mw hope?>> La mia mente era altrove, ma la mia voce continuava a cantare da sola quella canzone che mi piaceva tanto, perché? Non lo so...

&quot;Mi dispiace&quot; Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora