•Capitolo III

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•Nella foto: Alya

Osservo il cielo dal davanzale della mia camera. Sulla Terra è già scesa la sera da diverse ore, il Sole è calato – l'unico che hanno – e il cielo si è dipinto di un tenue e timido blu. — Piacere, il mio nome è Derek. Non te lo scorderai tanto facilmente. Derek... Derek. Fottiti, Derek, avrei voluto rispondergli, ma per qualche strana legge della natura le risposte brillanti mi arrivano soltanto dopo. È così fastidioso... gli ho strillato addosso un: — Non mi interessa! — come una stupida idiota.

Con un sospiro decido di scostare finalmente lo sguardo; mi strofino gli occhi, stanchi dalla visione nauseabonda di tutto quell'azzurro, e imbocco il corridoio che porta alla rampa di scale. Io e Alya dovremmo metterci in contatto con mio padre per informarlo sull'andamento del nostro primo giorno di permanenza sulla Terra, comunicazione che verrà trasmessa in diretta mondiale. — È tutto pronto? — Salto anche l'ultimo scalino e mi ritrovo di fronte ad Alya.

— Manchi solo tu. Sicura che non si vedrà la faccia, vero? — domanda. — Certo, sono sempre uno splendore, però...

— Sicurissima — taglio corto, con un sorriso abbozzato sulle labbra. Avanziamo fino al salotto e al centro del pavimento giace un cumulo di polvere violacea. Entrambe ci inginocchiamo a terra una di fronte all'altra e aspettiamo che il nostro orologio scocchi le sei. Dopo una breve attesa, il pendolo affisso alla parete alla mia destra si fa sentire, così non indugio oltre e porto la mano al di sopra della polvere. Dal palmo della mia mano si sprigiona una fiammata bianca verso il basso, che all'istante fa bruciare il cumulo violaceo; da esso schizzano lapilli incandescenti, che appena toccano il suolo si raggelano, diventando così semplici sassolini scoloriti. La fiamma al sotto della mia mano si mantiene alta, così aspetto qualche istante per sentire la voce di mio padre.

Una voce si leva dal fuoco. — Principessa?

— Padre, mi riesci a sentire? — affermo, avvicinandomi alla fiamma.

— Certo. Allora? Un rapporto sulla tua prima giornata sulla Terra? — domanda, non includendo volontariamente Alya. La diretta interessata alza gli occhi al cielo e si morde l'interno della guancia per evitare di dire qualcosa di inappropriato di fronte all'intero regno.

— Molto, molto positivo — annuncio. — La Terra è estremamente diversa da come ce l'aspettavamo. Usanze e tradizioni sono... bizzarre, diciamo. Qui le persone marciscono, la magia non esiste e il cielo e l'acqua sono azzurri — Un coro di stupore s'innalza dalla fiamma e io non posso fare a meno di sorridere. Il sapore di casa non è mai stato così dolce. — E ultima notizia, ma non meno importante... abbiamo trovato la ragazza.

Scoppiano urla gioiose e io non potrei essere più felice di così. — Ottimo lavoro! — afferma mio padre, incredibilmente allegro.

— E... rilevante è stata la presenza di Alya! — affermo. Non potrei non darle il giusto merito; senza la sua intuizione probabilmente non l'avremmo trovata così presto.

— Interessante. Il tempo si è concluso, ora dovremo interrompere il collegamento. Arrivederci — conclude. La sua voce si spegne e la fiamma si affievolisce fino a morire.

Alya sospira e butta la testa all'indietro. — Beh, ci hai provato — mormora.

— Non te la devi prendere — dico, — mio padre a mala pena considera me, e io sono sua figlia.

Alya piomba sul divano a affonda la testa nei cuscini a pois. — Già, in fin dei conti sei tu quella messa peggio — constata. Si riscuote d'un tratto e mi fissa all'improvviso entusiasta; balza giù dal divano e mi prende per le spalle, scuotendomi finché mi gira la testa. — Al diavolo tuo padre! Abbiamo trovato la ragazza, Ab! — strilla.

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