<<Infermiera, ehm...>>
<<Barbara, mi chiamo Barbara. Vedi? Ce l'ho scritto sul cartellino che ho sul petto>> <<Infermiera Barbara... glielo chiedo per favore, devo entrare in reparto>>
<<Per l'ultima volta... non puoi. Ora basta, non te lo ripeterò più!>>
<<Ma perché non posso?>>
<<Il medico sta visitando la paziente...>>
<<Questo non è vero, ha finito ormai! L'ho visto uscire dieci minuti fa da quella porta>> <<Ok, allora. Lui mi ha ordinato di tenerti lontana dalla paziente. Sono stati i parenti della ragazza a dirlo al dottore stesso>>
<<Dannato Piotrowski, è sempre colpa sua! Gli basta farfugliare due parole mentre sventola le sue banconote... e tutti sono ai suoi comandi>> Mary Anne sbattette i piedi a terra. <<Ehi, non fare confusione! Ricorda che ti trovi in ospedale. Io adesso vado, ho un mucchio di faccende da sbrigare. Non è la prima volta che mi fermi quando sono super indaffarata... cominciò a credere che tu abbia un talento nel farlo!>>
L'infermiera Barbara si allontanò. Mary Anne sbuffò e si rimise seduta ad aspettare sulla panchina lì vicino, con la schiena curva e la faccia appoggiata ai palmi delle mani. Passarono diversi minuti.
<<Come mai una giovane ragazza ha quell'aria da cane bastonato?>>
Ad udire quelle parole, la ragazza sollevò la testa. Una suora se ne stava in piedi di fronte a lei, era giovane e aveva le guance paffute.
<<Oh...>> Mary Anne era imbarazzata.
<<Hai bisogno di parlare con qualcuno, per caso? Se vuoi ci sono qui io>>
<<Ehm... la ringrazio, ma no. Sto bene così>>
<<Dici sul serio? Questo non ci voleva... una fedele restia ad aprirsi e dialogare! Non so come gestire questa situazione, è da poco che sono diventata suora. Devo chiamarlo e farlo venire qui subito>>
La giovane suora corse via, per poi tornare qualche istante dopo accompagnata da un prete anziano.
<<Suor Anna, te l'ho già spiegato. Devi sforzarti di parlare con le persone, quando loro sono titubanti nel farlo. Solo in questo modo potrai scorgere cosa provano veramente e aiutarli in seguito a comprendere le loro emozioni>>
<<Lo so, Don Vincent. Ma è troppo difficile, ho bisogno di più tempo per impararlo>> <<Prendi esempio dalle altre sorelle, in questo momento sono sparse per l'intero ospedale a parlare con tutti coloro che ne hanno bisogno. Anche io ero intento a fare il mio giro abituale per il reparto di ortopedia, ma poi tu sei venuta ad interrompermi>>
<<Mi dispiace di nuovo, Don Vincent>>
I due si fermarono di fronte a Mary Anne, ancora seduta alla panchina, cominciando a squadrarla dalla testa ai piedi. Suor Anna la osservava con sguardo compassionevole. <<Dimmi Suor Anna... è questa la ragazza?>>
<<Proprio lei, Don Vincent>>
<<Ciao, cara...>> il prete sorrise a Mary Anne <<Suor Anna mi ha detto che avevi un'aria triste... ne vuoi parlare?>>
<<Ehm... in realtà è tutto apposto. Davvero. L'ho già detto prima. Però grazie, siete molto gentili >> Mary Anne appariva perplessa, a causa della situazione che si era creata. <<Capisco... come ti chiami?>> chiese Don Vincent.<<Mary Anne>>
<<Sai, Mary Anne... questo è un luogo difficile in cui stare. Si assiste a tanto dolore e tanta sofferenza>>
<<Uh... ok>> disse la ragazza.
<<Ed è importante non tenersi tutto dentro o finirai per scoppiare>>
<<Don Vincent e io vogliamo solo aiutarti, Mary Anne>>
Il prete fece un occhiolino a Suor Anna e questa sorrise compiaciuta, stava andando bene. <<Ascoltate... io non voglio essere maleducata. Però l'ultima cosa di cui ho bisogno adesso è parlare con voi. Quindi scusatemi, ma devo chiedervi di lasciarmi sola>>
A quel punto la giovane suora strabuzzò gli occhi, mentre Don Vincent sussultò. <<Signorina, questo tuo atteggiamento impertinente è un chiaro segnale di emozioni negative>> cominciò a rimproverarla il prete <<Tu hai bisogno di parlare con noi, devi farl- >>
<<Ehi! State bloccando il corridoio>>
Mary Anne, Suor Anna e Don Vincent si voltarono nella direzione da cui proveniva quella voce maschile. Piotrowsky, sua moglie Gianna e la signora Cordelia erano fermi poco distanti da loro, impossibilitati nel continuare a camminare a causa della suora e del prete che bloccavano il passaggio. Subito Don Vincent fece un cenno con la testa in segno di scuse e si scansò, Suor Anna lo emulò. I tre ripresero a camminare. Non appena ebbe realizzato di fronte a chi si trovava, Mary Anne spalancò gli occhi e si alzò di scatto dalla panca.
<<Come sta Rita?>> chiese la ragazza.
Piotrowski non le rispose, limitandosi solo a lanciarle uno sguardo disgustato. Sua moglie invece finse di ignorarla, mentre la signora Cordelia continuò a camminare col capo chino. <<Torniamo a noi...>> dopo che i tre furono passati, Don Vincent riprese a parlare come se nulla fosse successo.
<<Questo non è proprio il momento>> Mary Anne si alterò.
La signora Cordelia, udendo la voce tremante della ragazza, percepì quanto fosse agitata e cominciò a preoccuparsi.
<<Ehi, Gianna... voi due andate avanti. Mi sono ricordata che ho da fare una commissione. Non preoccuparti, torno con l'autobus>>
<<Va bene>>
<<Ci puoi pensare tu a riscaldare e mettere in tavola la cena? Solo per stasera, per favore>> <<Ma certamente... ci vediamo a casa>>
La signora Cordelia si fermò per qualche istante ad aspettare che Piotrowski e sua moglie sparissero dalla sua visuale. Poi tornò di corsa indietro verso la ragazza, il prete e la suora. <<Padre... padre>> esclamò affannata interrompendo il discorso di Don Vincent <<Va tutto bene, è con me. L'ho lasciata qui ad aspettarmi, per questo è di cattivo umore. Lei odia attendere>>
<<Dice sul serio?>> disse l'uomo.
<<A tal proposito volevo ringraziare di cuore, sia lei che le sorelle, per tutto quello che fate per aiutarci. Grazie per aver tenuto compagnia a questa ragazza mentre non c'ero>>
<<Oh, signora... è un piacere per noi>> Suor Anna era compiaciuta, non era una suora molto sveglia.
<<É solamente il nostro dovere>> aggiunse il prete un po' titubante <<É sicura che qui vada tutto bene?>>
<<Si... certamente>> sorrise la signora Cordelia.
L'uomo ebbe un attimo di esitazione.
