Uscire allo scoperto

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Katsuki's pov
"Voglio dirlo a mia madre." Lascio che le parole escano dalla mia bocca senza pensarci troppo, senza alcun preavviso, e sento le braccia di Deku che si stringono con più forza attorno a me mentre il suo corpo si congela sul posto. Nell'attesa della sua risposta non mi rendo nemmeno conto di star trattenendo il fiato, i muscoli tesi e rigidi.

Resto completamente immobile nonostante le mie dita siano ancora intrecciate tra le ciocche dei suoi capelli, come ad aver paura di lasciarlo andare. "Ne sei sicuro, Kacchan...? Davvero...lo faresti?" Quando finalmente la sua voce mi raggiunge le orecchie non posso evitare che i miei arti si rilassino nuovamente, e il mio respiro esce come un sibilo spezzato, non riesco a credere a quello che ho detto, il mio cervello non riesce ad elaborarlo. Davvero voglio dirlo a mia madre? Sono disposto a tanto?

"Sì, davvero. Voglio dirglielo." Non si tratta di essere pronto oppure no, mi porto dietro questo macigno da troppi anni, un peso sulle spalle e una stretta al petto che ho continuato a sopportare ed ignorare fino a raggiungere il mio limite di sopportazione. Voglio liberarmene, voglio sciogliere questo vincolo che mi sono autoimposto, privarmi delle catene che da solo ho deciso di mettermi addosso. Odio non riuscire ad evitare che il mio sguardo si ammorbidisca nel momento in cui un sorriso rassicurante si fa strada sul suo viso, detesto come Deku riesca a fare in modo che tutte le mie difese crollino come un castello di carte senza alcuno sforzo. Difese che ho costruito appositamente per tenerlo lontano, eppure non ci sono mai riuscito davvero.

E' come una macchia che si è formata e non è mai sparita, non ho mai avuto il coraggio eliminarla del tutto, e questo l'ha portata a crescere sempre di più. Fino a ché la tela un tempo bianca non è rimasta totalmente macchiata di nero, sporcata da qualcosa che ho cercato di nascondere sotto al tappeto per troppi anni. Se fingevo di non vedere, allora non esisteva. Ma ora so quanto quel nero possa farmi sentire bene, quanto quell'oscurità che mi inghiotte e avvolge mi faccia sentire al sicuro, non ho bisogno di nasconderlo ormai, non ho più bisogno di negare.

"Non devi farlo se non te la senti, so quanto significhi per te. Ma se ne sei davvero sicuro, vuoi che venga con te?" Lo vedo allungare lentamente la mano per afferrare delicatamente la mia, accarezzandone il dorso con il pollice mentre i suoi occhi si perdono nei miei, un qualcosa che ho imparato ad apprezzare lentamente. Lo noto da come si muove che sta disperatamente cercando di non farmi innervosire o agitare, e non riesco a trattenere un sorrisetto divertito che si fa velocemente strada sul mio viso.

"Sì, ne sono sicuro, e sì, vieni con me." Non lascio che la mia voce vacilli, anche se vorrei urlare, girarmi e scappare il più lontano possibile dall'origine di tutti i miei problemi. Eppure non lo faccio, costringo me stesso a rimanere immobile mentre intreccio le dita con le sue, anche se la voce nella mia testa continua a gridare che dovrei semplicemente colpirlo e andarmene, come ho sempre fatto. Ma non è questo quello che voglio, non più.

E nel momento in cui mi trovo davanti a casa mia, con Deku al mio fianco che mi sorride come se ai suoi occhi fossi la cosa più preziosa al mondo, mi convinco sempre di più del fatto che quella che ho preso non sia stata la scelta sbagliata. Forse non sarà nemmeno quella giusta, ma ho fatto quella che mi fa sentire libero, che mi fa sentire vivo. "Aspettami qui fuori, ho bisogno di parlarle da solo." Alle mie parole lui non fa altro che sorridermi ancora più ampiamente, lasciando gentilmente andare la mia mano prima di posarmi un veloce bacio sulle labbra. "Sarò qui quando tornerai, rimarrò sempre al tuo fianco, qualunque cosa accada." Inconsciamente quelle parole erano esattamente quelle che avevo bisogno di ascoltare, e anche se non lo ammetterò mai, una scarica di determinazione mi attraversa da cima a fondo non appena le sento. E, anche se con un groppo in gola, costringo il corpo a muoversi per entrare dentro casa.

"Mamma?" La mia voce esce fin troppo incerta e tesa nel momento in cui metto piede nell'ingresso, e mi fa storcere il naso per l'irritazione, non voglio apparire titubante, non sono debole e di certo non ho paura. Non esiste che io non abbia il coraggio di dire ad alta voce una cosa così piccola ed insignificante. "Katsuki? Sei a casa? Sei venuto a trovarmi per il fine settimana? E' successo qualcosa? Di solito non mi chiami mai mamma." Vedo la figura di mia madre affrettarsi verso di me, i suoi occhi preoccupati incrociano i miei e non posso evitare che il mio corpo si immobilizzi sul posto. Lo sto facendo sul serio? Glielo sto dicendo davvero?

"Devo dirti una cosa." Lo leggo nel suo sguardo che ha chiaramente notato quanto il mio tono suoni forzato e trattenuto, quasi tremante, e lo detesto davvero, ma ormai tirarsi indietro non è più un'opzione. "Vuoi sederti tesoro?" "No, non c'è bisogno, non resterò molto." "E' qualcosa di grave?" L'apprensione che mi riserva fa sì che il mio corpo si irrigidisca ancora di più, prima che io lo forzi a muoversi ed a negare lentamente con la testa, non c'è più tempo per correre o scappare, ora sono che sono qui, devo andare fino in fondo.

"Sto con Deku." Le parole lasciano la mia bocca con tono quasi acido, come se mi costasse un prezzo inestimabile pronunciarle ad alta voce, ed è così, anche se ormai il pensiero non mi disgusta più. La vedo spalancare gli occhi sorpresa, rimanendo immobile sul posto, e per un momento il mondo attorno a me smette di girare, il tempo si ferma mentre il fiato mi si blocca in gola, impedendomi di deglutire. La voce nella mia testa che continua ad urlare senza sosta, ancora più di prima, rimbombandomi nelle orecchie ancora e ancora. Ho preso la decisione sbagliata? Sarei dovuto rimanere in silenzio sulla questione? E se reagisse come papà? Cosa dovrei fare?

Ma tutte le mie domande vengono spazzate via in un attimo nel momento in cui sento le sue mani accarezzarmi le guance dolcemente, mentre le sue labbra mi lasciano un delicato bacio sulla fronte. "Non devi mai vergognarti di chi sei, Katsuki, ricordatelo." Si allontana leggermente, il tanto che basta da potermi guardare negli occhi, sorridendomi come non faceva da anni, e non posso evitare di sentire qualcosa di bagnato scorrermi lungo le guance, permettendomi di lasciar uscire delle lacrime che ho trattenuto troppo a lungo.

"Mi dispiace che tu ti sia sentito tradito e respinto per via di persone sbagliate, ma non permettere mai agli altri di dirti chi sei o come dovresti essere. Non vergognarti di te stesso, perché chi ti vuole bene ti ama per quello che sei, e sono sicura che Izuku sia una di quelle persone che ti amerà nonostante tutto. Ma tuo padre non ne fa parte, non seguire più i suoi insegnamenti sbagliati e non sentirti come se non valessi abbastanza, perché quello sbagliato non sei tu, ma lui. E se Izuku ti rende felice allora è con lui che devi stare, circondati di persone che ti fanno sentire apprezzato, non lasciarti influenzare da chi non ti fa sentire giusto così come sei. Sta con chi ti merita e con chi meriti." Quanto avrei voluto poter sentire queste parole uscire dalla bocca di papà quel giorno, eppure ora non mi importa più.

Non mi serve la sua approvazione, non mi serve il suo amore se è disposto a darmelo solo finché non ho crepe, solo finché finché il nero non macchia il suo soldatino perfettamente vestito di bianco. Non ho bisogno di una persona del genere nella mia vita, non più. E se prima ero troppo accecato dalla rabbia e dal disprezzo che provavo per me stesso per rendermene conto, ora ho finalmente rimosso la benda da davanti agli occhi, sento di avere davanti a me il quadro completo.

Non riesco a dire nulla, o a fare niente che non sia guardarla mentre le lacrime mi rigano il viso, quindi tutto ciò che mi limito a fare è annuire e lasciare che le sue braccia mi cullino in un abbraccio di cui avevo bisogno da troppi anni, permettendo a me stesso di assaporare un affetto di cui mi sono privato per quasi tutta la vita, inutilmente.

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