Tirare troppo la corda

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Le sue pupille traballano, gli occhi spalancati, la bocca socchiusa per respirare, annaspando per l'aria che altrimenti non gli sarebbe bastata respirando solo con le narici. So perfettamente tutto quello che sta provando ora, ci siamo già passati, è già successo un milione di volte. L'unica differenza tangibile è lo sguardo che mi sta rivolgendo, non è paura quella, ma sottomissione. Questo scarto che ho tra le mani, davvero sta superando le mie aspettative, può davvero continuare a cadere sempre più in basso, giorno dopo giorno. Perché non dovrei tirare ancora un po' la corda allora? "Perché mi guardi così, mh? Patetica scusa di un essere umano" Lascio che a separarmi da lui sia solo qualche centimetro, mentre leggo tutti i suoi pensieri attraverso i suoi occhi. "Tornerai strisciando" E glielo sussurro sulla bocca, perché so perfettamente che effetto gli faccio, quanto faccia schifo. I punti da premere, li conosco tutti.

Indecisione, è quella che vedo, non sa cosa fare, e andrà sicuramente nel panico come al solito, mettendosi a rimuginare su quale sia la scelta giusta da prendere. Ma cinque dita strette attorno al polso mi colgono di sorpresa, non permettendomi di mettere abbastanza forza nella presa da impedire che riesca a staccare la mia mano dal suo viso. "Non riesco proprio a capirti, te ne vai sempre in giro urlando che ti faccio schifo, che dovrei morire, l'hai detto tu che ti ho fatto un favore andandomene, davvero è così importante per te chi è stato a farlo per primo?" Certo che lo è, perché è quello che la chiude ad avere il controllo. Ci ho provato mille volte e ho fallito, e adesso questo rifiuto ci riesce al primo colpo? Non me lo posso permettere, non perderò mai contro qualcuno come lui, in nessuna cazzo di linea temporale.

"Sai cosa penso, Deku? Che forse sarebbe stato meglio se tua madre avesse abortito, se tu non fossi mai nato, ci saremmo risparmiati un sacco di problemi, non credi?" Il primo strattone, la corda che si corrode lentamente sotto le mie mani. Abbassa lo sguardo, incapace di trovare le palle per rispondermi, voglio vederlo esplodere. "Hai ancora il coraggio di rimanerci male? Eppure sono cose che ripeto da sempre, perché dovrebbero avere un peso diverso ora?" Provocarlo è anche fin troppo facile, è come se avessi in mano una bambola vudù, mentre ago dopo ago infilzo ogni punto scoperto, ogni ferita aperta, quelle ferite che non si sono mai chiuse, che hanno continuato a sanguinare per tutti questi anni. So come fargli male, fisicamente e mentalmente, so quello che può farlo crollare. "Oh, ma lo so perché, non riesci a superare la cosa, non è vero? La tua ossessione per me, da quant'è che va avanti? Quanti anni, eh? Non riesci davvero a trovare nessun altro a cui rompere il cazzo? Me lo sono sempre chiesto, Deku, perché io?" Voglio fargli male, ma è una domanda che ha vorticato nella mia testa per troppo tempo, devo placare quella sete. "Perché? Non lo so neanche io, perché dovrei voler restare accanto a qualcuno che mi odia? Ma all'inizio eri diverso, mi divertivo a stare con te, a parlare tutti i giorni di tutto e di niente, potevamo anche stare zitti e sarebbero stati i nostri occhi a parlare al posto nostro. Ma dopo che tuo padre se n'è andato hai smesso di sorridere, e per quante volte tu mi abbia chiuso la porta in faccia io semplicemente non potevo andarmene. Perché stavi soffrendo, Kacchan, non avrei mai potuto....non avrei mai potuto lasciarti solo nel momento in cui più avevi bisogno di qualcuno che stesse al tuo fianco. Non potevo. E alle medie, per quanto mi riempissi di botte, per quanti insulti mi potessi rivolgere, dentro di me ancora restavo aggrappato a quei ricordi che non riuscivo a lasciar andare. Non potevo accettare che quei momenti non sarebbero più tornati, che non avremmo più passato del tempo insieme, che mi avevi buttato via. I migliori momenti della mia vita li ho vissuti con te, e in fondo, per quanto fosse impossibile, ho sempre sperato di poter riavere indietro il mio migliore amico. Ma tu quei ricordi li hai chiusi in una scatola, li hai scaricati da qualche parte e hai intenzione di far finta che non siano mai accaduti. Invece adesso, ora che siamo arrivati fino a questo punto, ora che siamo arrivati così lontano, sono perfettamente consapevole che non potremmo mai più essere amici, non possiamo, perché Kacchan, io ti a-" "Non osare dirlo" Non è questo, non è questo che volevo sentire, non è questo che voglio sentire. Non mi serve nessuno, ce la faccio da solo, e di sicuro non ho bisogno del supporto da parte di immondizia come lui. Sta continuando a dire cazzate, stavo con lui perché da solo mi annoiavo, non c'è altro, non ci sono altre motivazioni. E' così, è così punto e basta. Non c'è niente che mi lega a lui, i ricordi di cui parla sono bruciati assieme a tutto il resto nel momento in cui ha distrutto tutto. Non c'è niente, solo un muro, che deve restare lì dove è sempre stato da quando ho iniziato a costruirlo alle elementari.

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