Di nuovo alla partenza

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Izuku's pov
La pressione sulle labbra risulta quasi dolorosa, tanta è la forza che ci mette per unirle insieme. Tiene gli occhi chiusi, come a non volermi guardare, per non dover ammettere che sta succedendo realmente, che è lui che sta baciando me. E per un secondo mi concedo la possibilità di rilassarmi, convincendo me stesso a crederci, rilasciando la tensione accumulata fino ad ora sui muscoli, mentre permetto alle palpebre di chiudersi. Voglio crederci, voglio crederci anche se per un solo secondo, credere che va tutto bene, che possiamo avere qualcosa di normale. Che questo non è solo un contorto modo per non dover fare a patti con la consapevolezza che, se avessimo continuato questa conversazione, sarebbe potuto uscire più di quello che si poteva permettere.

Vorrei potesse durare di più, vorrei poter stare con lui senza il costante timore di venire colpito, stare con lui senza venire sminuito, denigrato. Vorrei fargli meno schifo. Vorrei che riuscisse ad accettare che l'uno senza l'altro ci priviamo dell'ossigeno a vicenda, che scartando quel pezzo che sembra così superficiale, sarebbe una vita priva di significato. Posso lasciare che mi odi, posso lasciare che mi umili, se è questo a renderlo felice, ma non mi posso permettere di lasciare che si logori da solo dall'interno. Per quanto il suo orgoglio non gli conceda di ammetterlo, l'ho letto nei suoi occhi, ha paura di me.

Perché dovrebbe averne? Sto scavando per trovare qualcosa che ha seppellito tanti anni fa e teme che possa riportarlo in superficie? Lo renderei felice, farei del mio meglio per dargli tutto ciò di cui avrebbe bisogno, e ne è consapevole, quindi cos'è che lo blocca? Cos'è che lo spaventa tanto? Perché non riesce ad accettarmi? Perché non riesce ad accettarlo?

Finché non riuscirà a vincere la guerra contro se stesso, continuerà a corrodersi lentamente, e io non posso fare niente per impedirlo, non mi concede la possibilità di aiutarlo. Quando si rende conto che mi sono avvicinato troppo a quel muro, quando sono pronto a buttarlo giù una volta per tutte, sente la necessità di mettere tra di noi ancora più distanza, ha bisogno che stia lontano, affinché non scopra più di quello che devo, più di quello che posso. E' un meccanismo di difesa che ho imparato a conoscere fin troppo bene, eppure se ha addirittura tirato in mezzo il suicidio di mio padre, sta a significare solo una cosa, che ero arrivato ai piedi del muro. Doveva colpire dove avrebbe fatto più male, e così è stato. Eppure lui come fa ad esserne a conoscenza? Ero già uscito dalla sua vita quando è accaduto. Qual è la parte che mi manca per riuscire a completare il puzzle? Cos'è successo in questi tre anni? Perché è venuto in questa scuola?

Sente il bisogno di allontanarmi se arrivo troppo vicino al muro eretto tra di noi, ma quando faccio l'esatto contrario, ed è la lontananza a diventare eccessiva, è lui che viene a cercarmi per riportarmi indietro. E' come se mi avesse lasciato libero per un po', concedendo alla corda di allungarsi tanto da farmi dimenticare che ci fosse, ma nel momento in cui si è accorto che la distanza era più di quella che poteva concedermi, è bastato uno strattone ed eccomi di nuovo ai suoi piedi, dove sono sempre stato. Mi ero ripromesso di non cascarci di nuovo, di stargli lontano. Ma non posso. Non quando è lui a venirmi a cercare. Non quando è lui che mi sta baciando come se non avesse altro modo di respirare, come se avesse bisogno di me.

Non voglio ricaderci, non posso ricaderci. Non posso cedere ogni volta che viene a cercarmi. Lo fa per giocare con i miei sentimenti? Vuole farmi credere che posso averlo, per poi lanciarmi una secchiata d'acqua fredda ricordandomi che non sono altro che un fottuto passatempo? Qualcuno da usare quando ha voglia, per poi buttarmi via come un rifiuto qualsiasi? Mi sta uccidendo dentro, giorno dopo giorno, ed io glielo sto lasciando fare.

La mente non è in simbiosi con il corpo, sento caldo, voglio toccarlo, morderlo, segnarlo. Ma se lo faccio la vittoria è solo sua, mi ha di nuovo alla sua mercé, tenendomi stretto nel palmo della sua mano come sempre. Ma quel briciolo di integrità che rimane ad impedirmi di mettergli le mani addosso, si sgretola quando mi fa alzare da terra tirandomi su per la maglietta, spingendomi poi verso il bordo del letto, la sua bocca che non lascia la mia nemmeno nel momento in cui cadiamo di peso sul materasso.

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