Una bugia

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Quando apro le palpebre più tardi, quel pomeriggio, non rimango sorpreso nel trovare il materasso vuoto nel posto accanto al mio. Che altro mi sarei dovuto aspettare? Speravo davvero che sarebbe durata più di qualche istante? Eppure lo conosco bene, dovrei essere perfettamente a conoscenza di ogni possibile reazione a cui sarei andato incontro. E questa era sicuramente l'opzione più plausibile. Non potevo di certo immaginare qualcosa di diverso da un letto ormai privo del calore del suo corpo. Ma il mio cervello si prende in ogni caso la libertà di indugiare su una stupida fantasia. Di soffermarsi a pensare come sarebbe stato svegliarsi con lui, aprire gli occhi insieme, magari rimanere tra le lenzuola ancora un po', l'uno tra le braccia dell'altro. Senza dover avere il timore che possa scivolare via da un momento all'altro, stringerlo, ma senza la paura di perderlo. Baciarlo, senza la costante angoscia che mi divora dentro, la consapevolezza che in un attimo, potrebbe finire tutto. Parlare in modo normale, ridere in modo normale, poter rivedere dopo tanti anni il sorriso di cui mi sono innamorato. Il nostro non è un finale voluto, ma uno necessario. Forse non siamo destinati ad essere, magari in un'altra vita potremo avere quello che in questa ci è stato negato. Dovrei smettere di vivere in questa illusione autodistruttiva, in cui mi concedo la possibilità di sperare che mi sia consentito essere felice insieme a lui. Perché è questo quello che è, una bugia.

Perderlo definitivamente, è un'evenienza prossima a diventare realtà. Non si tratta più di ipotesi, o pensieri inconcreti, quello che è successo oggi sarà la causa scatenante della nostra rottura definitiva. C'erano solo due possibili conclusioni, e quella a cui andremo incontro sarà lo strappo definitivo al filo corroso, l'ultima fibra della corda rimasta dopo averci tenuti legati forzatamente per così tanti anni. Una volta passato dall'altra parte del muro, finalmente faccia a faccia con lui, è scappato. La realtà dei fatti, mostrata chiara per la prima volta, l'ha spaventato a tal punto da portarlo ad agire nella maniera che più detesta, da codardo.

I finali felici esistono solo per coloro che li meritano, questo è ciò che mi hanno insegnato. Ma no, non è così che funziona. La felicità non è altro che qualcosa di passeggero, qualcosa che credi ti sia dovuto, un momento prima quasi ne assapori il gusto, mentre la senti scorrere come oro fuso tra le dita. E il momento dopo, qualcosa te la strappa via dalle mani, lasciandoti senza niente. Come qualcosa che sei solo destinato a vedere nelle vite delle altre persone, da lontano, non ti spetta niente, non potrai mai gustarne a pieno il sapore. La vita funziona così, la realtà è che non esiste nessun vissero felici e contenti. Tutto è destinato a deteriorarsi prima o poi. Che accada subito o in seguito, l'epilogo non sarà diverso in nessun caso.

Il giorno dopo entro in classe, consapevole che mi ignorerà, conscio del fatto che, alla fine, capirò cosa si prova ad essere odiati davvero. Sarà l'indifferenza a fare male, più di tutti gli anni di insulti, più di tutte le botte, perché significa che ci siamo veramente, che mi ha buttato fuori dalla sua vita una volta per tutte. Preferisce vivere nella sua bolla, dove sa di essere al sicuro, nascondendosi dietro quell'orgoglio che non gli permette di chiedere aiuto. Piuttosto che concedere dell'onestà a sé stesso per una volta, ed ammettere che quello che abbiamo è molto più di quello che dichiara. Ha scelto una bugia familiare, rispetto ad una verità che non conosce. E non lo biasimo, stavolta rispetterò la sua decisione. Anteporrò la sua felicità alla mia, come ho sempre fatto. Tornerà tutto a com'era in principio, saremo solo uno sconosciuto nella vita dell'altro. Ho capito dopo tanto, troppo tempo, che non sono io quello che non riesce ad accettare, ma sé stesso.

Un passo dopo l'altro raggiungo il banco, che è mio ormai da tre anni, sedendomi accanto ad Ochako dopo averla salutata con un sorriso stanco. Non è ancora arrivato, forse c'è la possibilità che oggi non si presenti, potrebbe aver bisogno di stare da solo. Prima di tornare forse dovrà calmarsi, per evitare che appena gli finisca sotto gli occhi abbia l'istinto di prendermi a pugni.

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