Black-out

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Un lento passo alla volta mi dirigo in sala da pranzo, dove so che Uraraka mi sta aspettando ormai da molto, con il ricordo insistente di poco fa che mi vortica in testa. E adesso? Cosa significava quello? Significava almeno qualcosa? Come dovrei comportarmi d'ora in avanti nei suoi confronti? Farà finta che non sia successo? Mi ignorerà? Non riesco proprio a capirlo dannazione, mi odia, mi vuole morto, eppure ha lasciato che lo toccassi in quel modo, più di una volta. Quand'è che ho iniziato a desiderarlo? L'ho sempre seguito perché lo ammiravo, ai miei occhi è sempre stato la persona più fantastica che io abbia mai conosciuto. Volevo stare al suo fianco, ma il mio costante rimanergli appiccicato è stato percepito come se stessi implicitamente dicendo che ero alla sua altezza. Credeva che il solo stargli accanto fosse un modo per guardarlo dall'alto in basso. Nella sua testa, qualcuno come me, non poteva osare sentirsi tanto importante da poter essere suo amico, da stare con lui, spalla a spalla.

Sono solo il cagnolino che gli è sempre stato appresso, quello a cui non devi dare attenzioni, sapendo bene che la sua fedeltà è al di sopra di tutto il resto, perfino dell'amore per sé stesso. L'idiota che nonostante tutto continuerà a seguirlo, perché è la persona più importante della sua vita. Quello a cui non importa quanto verrà riempito di botte, non smetterà comunque di scodinzolare ogni volta che vedrà il padrone. Quel padrone che nonostante non lo voglia, nonostante sia solo un fastidioso impiccio, non si sbarazza ancora di lui, più per l'abitudine di averlo intorno, pronto ad eseguire ogni suo piccolo ordine, che per reale voglia di tenerlo accanto. Ci conosciamo da tutta la vita, eppure non ci siamo mai davvero parlati. Non per mia scelta, è sempre stata sua, in ogni cosa. Che si trattasse di me o di lui, la decisione finale ricadeva sempre su Kacchan.

Mi sono fatto trattare di merda per anni, anni passati dietro ad una persona che prova gusto nell'umiliarmi, nel farmi soffrire. Cercando in ogni modo possibile di distruggere la mia vita, per una sorta di malsano appagamento personale. Possiede il bisogno necessario di avere il controllo, su tutto, sulla sua vita, e su quella degli altri. E io gliel'ho lasciato avere per troppo tempo prima di rendermi conto che la mia era nient'altro che dipendenza affettiva nei suoi confronti, avevo bisogno che mi riconoscesse, come persona, come amico. Che mi vedesse come io vedevo lui, ne avevo un così disperato bisogno che mi sono sempre fatto andare bene tutto. Ma ormai mi sono svegliato, e mi sto rendendo conto che non è la persona che vuole a tutti i costi che gli altri vedano, quella facciata, la voglio distruggere.

L'espressione che aveva poco fa, non posso essermela immaginata, lo voleva, quasi quanto lo volevo io. Può continuare ad insultarmi quanto vuole, negarlo anche per tutta la vita, ma se davvero gli facessi così schifo come dice, non avrebbe mai lasciato che lo baciassi, che lo toccassi.

Non riesco a togliermelo dalla testa per quanto mi sforzi, continuo a sentirmi dipendente dalle sue attenzioni. Rivederlo dopo tanti anni è stato come una doccia fredda, colui che è stato il centro del mio mondo per così tanto tempo, è di nuovo tornato a far parte della mia vita. Potrei ricadere in quel vortice da un momento all'altro se non sto attento, soprattutto adesso, che sento bruciare sotto le dita la necessità di averlo per me, voglio che guardi solo me. Essere il solo a poterlo toccare, a conoscere l'incrinazione che prende la sua voce quando gode, o la sua espressione quando- "Izuku, mi dispiace interromperti quando sei così perso nei tuoi pensieri, ma ti si fredderà il pranzo, e sei inquietante se continui a fissare Kirishima come se volessi ucciderlo" La voce di Ochako mi riporta alla realtà. Aspetta, Ochako? Quando mi sono seduto a tavola? Quando sono arrivato in mensa, più che altro. Ero davvero così fuori dal mondo? "Oi, ci sei? Che ti prende? E perché ci hai messo tanto in bagno?" Questo non lo vuoi sapere Uraraka. "Niente, scusa, è solo, troppe cose tutte insieme, ho la testa che sta per esplodere" Spero sia una giustificazione valida, ma conoscendola, probabilmente non abbastanza. "Va bene, per il tuo bene lascerò perdere, per ora" La ringrazio mentalmente mentre prendo il primo boccone di riso, stavo guardando male Kirishima? Non me ne ero nemmeno accorto.

Riporto lo sguardo su di lui, senza gli intenti omicidi di cui parlava Ochako, e capisco il motivo del mio precedente sguardo, anche se inconscio. Kacchan è lì, al tavolo con lui e Kaminari, mentre ride assieme a loro, come se non fosse accaduto niente se non nella mia testa. Come può far finta di nulla così facilmente? E' questa la sua strategia? Fingere che non sia accaduto? E perché Kirishima deve stargli così vicino? Frustrazione, è pura e semplicissima frustrazione quella che preme all'altezza del petto. Perché loro possono stare con lui? Perché hanno il diritto di essere suoi amici? Un diritto che a me è sempre stato negato. Perché loro sì, e io no?

Continua a respingermi, come ha sempre fatto, allontanandomi e facendomi capire che non sono io ad avere il privilegio di stargli accanto, che non ce l'ho mai avuto, che mai ce l'avrò. Si rifiuta di riconoscermi come qualcosa di più di uno scarto, un sassolino nel suo percorso perfetto. Il solo ed unico problema di Kacchan, sono sempre stato io. Finalmente ho capito il perché. Finché faccio parte della sua vita ci sarà sempre un'incognita che non potrà prevedere, di conseguenza continuerà a cercare di avermi sotto il suo controllo, di evitare che quei sassolini diventino due, poi tre, fino a diventare un percorso pieno di massi appuntiti. Perché anche lui vuole me, aveva lo stesso bisogno negli occhi che avevo io, ma non permetterà mai a se stesso di ammetterlo, mai. Glielo tirerò fuori, costi quel che costi.

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