Distanza di sicurezza

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Inconsciamente mi sto avvicinando, come se non fossi in pieno controllo dei miei movimenti, percependo il corpo quasi come se non fosse mio. Non riconosco le mie stesse azioni. Il mio cervello è in completo blackout. La mia visuale è incollata unicamente a quel segno non indelebile stampato sulle sue labbra, voglio passarci la lingua sopra, sentire di nuovo che sapore ha sul palato.

Mi riporta con i piedi per terra solo la sensazione della sua mano che mi afferra la faccia e il dolore pungente causato dalle sue unghie che mi scavano nella pelle delle guance. "Cos'è, non ti faccio più paura perché adesso mi vuoi scopare?" A sentire le sue parole deglutisco a vuoto. Solo al pensiero di poterlo toccare di nuovo sento i pantaloni stringere da quanto mi fa sangue. Cazzo devo calmarmi. È una linea molto sottile da attraversare, troppo.

"Che fai, non rispondi, stronzo? Quindi ho ragione?" Stringe ancora di più la presa sul mio viso e lo avvicina pericolosamente al suo, i nostri corpi che si sfiorano leggermente. "È per questo che hai sempre fatto il bravo cagnolino?" Apro la bocca, ma la voce non esce, resta bloccata in gola, impossibilitata a venire fuori. Vorrei dirgli di no, che si sbaglia, ma forse semplicemente non ci ero ancora arrivato, non lo avevo ancora realizzato. "Cosa cazzo è questa faccia, mh?" Il respiro caldo che si infrange contro le mie labbra mi fa completamente perdere la testa, e l'ultimo barlume di lucidità che mi era rimasto svanisce in un secondo. La miccia è stata accesa. E non c'è modo che venga spenta nuovamente.

"Non ci credo, sei duro sul serio." Il suono derisorio della sua risata raggiunge le mie orecchie quasi ovattato, come se stessi ascoltando un rumore lontano, troppo concentrato nel cercare di trattenere me stesso dal fare qualcosa di estremamente stupido. "Cazzo fai davvero schifo." Una frase detta al solo scopo di sminuirmi, ma non è quello l'effetto che ottiene su di me, anzi, fa sì che un pensiero si sovrapponga a tutti gli altri. "Ti faccio schifo? Mi vuoi morto? Allora perché sei venuto da me?" Enfatizzo le parole che mi escono dalla bocca sussurrandogliele sulle labbra, osservandolo ghignare in risposta, i suoi occhi che si socchiudono lievemente per il divertimento.

"Perché voglio scoprire dove puoi arrivare. Quanto, puoi fare schifo." La miccia corre veloce, pronta a far esplodere la bomba a cui è attaccata. "Se sei così arrapato..." Lascia la frase sospesa come a lasciare un punto fermo, aspettando qualche secondo prima di parlare nuovamente per far sì che il concetto mi arrivi chiaro. "Perché non me lo succhi?" Sento la sua voce direttamente nel padiglione auricolare, ridotta a poco più di un sussurro, e un boato risuona nella mia testa, la bomba è esplosa.

So che Uraraka mi sta aspettando, che sto sbagliando, che non mi porterà da nessuna parte e questo è solo un altro modo per umiliarmi e niente di più; ma nessuno di questi pensieri mi impedisce di inginocchiarmi all'altezza del suo inguine e slacciargli la cintura il più velocemente possibile.

Avvicino le mani alla cerniera dei suoi pantaloni con fin troppa rapidità, ma prima di poterla anche solo sfiorare le ciocche dei miei capelli vengono afferrate in una presa scomoda, e alzo lentamente lo sguardo per poterlo incrociare con il suo. "Niente mani, usa la bocca." Cristo. Mi vuole davvero ammazzare.

Stringo la cerniera tra i denti e scendo, senza staccare gli occhi dai suoi, percependo il calore all'interno del mio corpo iniziare a salire in maniera esponenziale, e Kacchan è perfettamente consapevole di avermi di nuovo completamente alla sua mercé. Qualsiasi percorso io scelga di prendere, qualsiasi scelta io faccia, in un modo o nell'altro, mi riporterà sempre da lui.

Lascio che sia l'istinto a guidare i miei movimenti, spegnendo quasi totalmente il cervello e seguendo il desiderio pressante di volerlo toccare, senza fermarmi a riflettere. Le mie mani lavorano veloci mentre gli abbasso pantaloni e boxer il tanto che basta da rivelare la sua erezione. Com'è che aveva detto? Non sono un fottuto frocio? Stronzate.

Sfioro la base con le dita, sentendo la pelle ustionarsi al contatto, mentre un gemito mal trattenuto lascia la sua bocca andandomi dritto al cazzo. Dio. Potrei venire solo sentendolo godere. Lecco la punta con la lingua, assaporandone il gusto sul palato, ma non mi basta, ho bisogno di più attrito, di sentire che sapore ha ogni parte di lui.

La presa sui miei capelli si fa più stretta nel momento in cui do una lappata dolorosamente lenta, prendendomi del tempo per godermi ogni attimo, cosciente che la possibilità di essergli così vicino potrebbe non essermi concessa una seconda volta. Voglio vederlo venire, e imprimere a fuoco nella testa la sua espressione quando raggiunge l'orgasmo.

L'impazienza nei suoi movimenti mentre mi spinge in avanti per poter essere in grado sentire di più mi convince a dargli quello che vuole, gli darò sempre tutto quello che vuole, ma ora più che mai. Non mi sono mai considerato uno che ragiona con il cazzo, ma con Kacchan perdo ogni inibizione, ogni senso logico. Sembra così sbagliato dopo tutto quello che ho passato a causa sua, ma l'eccitazione è più forte della ragione e non posso che dare ascolto all'istinto.

Stringo le dita sulla sua coscia, tirandolo a me e arrivando fino in fondo, sentendo il peso della sua erezione sulla lingua. "Porca puttana..." Esce come un sussurro roco, sospirato a mezzo fiato, mentre gli tremano impercettibilmente le ginocchia, e lo prendo come un incoraggiamento, ripetendo lo stesso movimento aiutandomi con la lingua, godendo dei gemiti spezzati che gli lasciano la bocca. Spero davvero non ci sia qualcuno nascosto in uno dei bagni, e che nessuno varchi la soglia della porta, perché nel caso succedesse saremmo fottuti. Ma l'ansia di essere scoperti mi rende solo più eccitato.

Mi stacco leggermente per riprendere fiato e percepisco un rivolo di saliva colarmi giù dall'angolo delle labbra mentre non distolgo lo sguardo dal suo nemmeno per un secondo. "Kacchan, voglio che mi guardi mentre vieni." La libido nei suoi occhi, rimasti chiusi fino ad adesso, quando li riapre, mi fa realizzare di botto, come un fulmine a ciel sereno, che qualsiasi cosa accada fallirò sempre nel cercare di passarci sopra. Kacchan è una presenza indelebile nella mia vita, non importa quanto cercherò di cancellarla, anche se potrà sbiadire con il tempo, resterà in ogni caso incisa a forza nelle mie ossa. Non riuscirò mai a farlo uscire dalla mia testa, ma adesso non sono nemmeno più così convinto di volere che accada.

E' sul punto di venire, lo percepisco nel modo in cui la sua presa si stringe ancora di più tra i miei capelli e nei suoi movimenti che si fanno sempre più urgenti e sconnessi; mentre se ne sta lì, con le palpebre socchiuse, fissandomi così intensamente da farmi bruciare sottopelle. Senza avere la minima idea dell'effetto che mi sta facendo, dentro e fuori. Voglio divorarlo completamente.

Dopo qualche altra lappata lenta e precisa, lo vedo, l'esatto momento in cui raggiunge l'orgasmo, buttando la testa all'indietro e lasciando uscire un gemito più forte degli altri. Il respiro che gli si spezza in gola nel momento in cui si svuota nella mia bocca e si morde inconsciamente il labbro inferiore con forza, tenendo ostinatamente gli occhi chiusi mentre cerca di recuperare il fiato.

Mi allontano leggermente, sedendomi sui talloni e portando il pollice alle labbra per raccogliere qualche goccia di sperma che altrimenti mi sarebbe colata lungo il mento, prima di succhiarlo sotto gli occhi di un Kacchan che ha messo su la miglior espressione post-orgasmo che abbia mai visto. "Disgustoso." Il cambio di espressione è rapido, e nonostante mi stia guardando in maniera schifata, voglio credere che sia solo una facciata, un modo per autoconvincersi che non gli sia piaciuto.

Ritorno rapidamente alla sua altezza, con l'esigenza e il bisogno urgente di continuare a toccarlo, di avere la sua bocca sulla mia il prima possibile. "Kacchan..." Assaporo già il gusto delle sue labbra a contatto con le mie, ma una mano premuta con decisione sul mio collo mi frena dall'avanzare ulteriormente verso di lui. "Se ti piace non è più divertente." Lo osservo mettere su quello che sembra a tutti gli effetti un broncio, innervosito, per giunta, e vorrei poter vedere la mia faccia per ridere da solo di me stesso.

Non posso essere così stupido, posso? "Mi sembra che anche tu te lo sia goduto parecchio, però." L'occhiata che mi rivolge è puro fuoco, e senza che abbia il tempo di realizzarlo, mi ritrovo schiacciato al muro con la trachea bloccata dal palmo bollente della sua mano destra. "Ammazzati, frocio." Tutto quello che sento dopo è una ginocchiata alla bocca dello stomaco e la porta che si chiude con un tonfo, è successo così in fretta che quasi mi sembra sia stato solo frutto della mia immaginazione.

Resto lì da solo, immobile, a pensare a tutto quello che è appena successo, con il cuore che mi batte prepotentemente in gola. Ho fatto venire Kacchan. Ha avuto un orgasmo a causa mia. Dio. Sono convinto che stanotte lo sognerò di nuovo a distanza di anni, ma stavolta non saranno incubi.

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