🫐 Capitolo 3 🫐

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|| Jinhi ||

Ci svegliammo entrambe grazie al suono della mia sveglia ed entrò nella mia stanza furiosa.
«Yah, spegni quell'affare che mi sta facendo diventare sorda!» esclamò con le orecchie tappate.

Io ero ancora mezza addormentata e quindi aumentai di più il volume per sbaglio.
«AISH-» disse lei strappandomi il cellulare dalle mani e spegnendo la sveglia.
«Come fai a sopportare questo casino al mattino. Si sentiva fortissimo persino da infondo il corridoio!» continuò.

Non le risposi perché stavo letteralmente dormendo con gli occhi aperti.
«Smuoviti che dobbiamo andare a scuola.» mi ordinò prendendomi per i polsi e facendomi alzare dal letto.
«Che giorno è oggi?» chiesi quasi impacciandomi nel parlare.
«Mercoledì, adesso smuoviti e vai a farti una bella doccia rinfrescante. Io nel frattempo scendo giù a fare colazione così non perdiamo troppo tempo»

Andai a farmi la doccia e poi misi l'uniforme senza la giacca.
Scesi giù e vidi lei salire per andarsi a fare la doccia.
«Buongiorno» le disse. Come se prima non fosse successo nulla.
Ella ridacchiò ma non ci feci tanto caso.

Diedi il buongiorno ai miei e poi mi sedetti a tavola per mangiare le mie solite fette biscottate con marmellata di ciliegie.
«La tua giacca?» mi chiese.
«L-la giacca? Bhe ecco... L'ho dimenticata in classe...» mentii.
Dopo 10 minuti anche Lia scese.
Mettemmo le scarpe e dopo aver salutato i miei genitori uscimmo di casa andando verso scuola con la bici.

«Cosa farai quest'estate» mi chiese.
«Già ci pensi?»
«Ovvio!»
«Bhe, non saprei, ma molto probabilmente me ne starò a casa-»
«MA SEI SERIA?» mi disse facendomi spaventare.
«Che ho detto di male?»

Mi guardò e anche io ricambiai.
«Quest'estate molto probabilmente io non partirò, che ne dici se la passassimo insieme?» mi propose.
Accettai molto voltentieri e poi ritornammo a guardare dritto per evitare di schiantarci da qualche parte o farci investire da qualcuno.

«Immaginavo avresti detto di sì»
«Non posso rifiutare un'estate con te.»
«Queste sono le risposte che mi aspetto di sentire!» esclamò.
Scoppiai a ridere e subito dopo anche lei.

Quando arrivammo a scuola, posammo le nostre bici e ci salutammo per entrare direttamente in classe.
Seguimmo le solite e noiosissime ore e finalmente arrivò l'ora di pausa.
Di solito me ne sto in classe a ripassare o a definirmi quello che non ero riuscita a fare a casa o a rilassarmi... ma alla fine decisi di uscire.

Sapevo di commettere un errore, perché potevo ritrovarmi il solito gruppetto rompipalle pronto appunto a rompermi le palle.
Andai verso la palestra, entrai e vidi che già c'era qualche decorazione come festa di fine anno.
Quando però decisi di girarmi per ritornarmene in classe, mi ritrovai Jeno davanti.

«Ma guarda un po' chi abbiamo qui» disse guardandomi dalla testa sino ai piedi con un sorriso poco affidabile.
«C-cosa vuoi...» mi limitai a dire.
«Strano che tu esci dalla classe, è un miracolo? O magari cercavi qualcuno?» mi domandò.
Non gli risposi e lui smise subito di sorridere.
«Perché non mi rispondi?»

«Perché non vai dalla tua ragazza che non fa altro che usarti e dai tuoi amici del cuore?» mi scappò dalla bocca. Me la tappai immediatamente.
Si cominciò ad avvicinare brutalmente a me facendomi indietreggiare.
«Che intendi dire?» disse alzando il sopracciglio destro.

«N-niente... assolutamente niente...!» mi maledii da sola mentalmente e quando rimasi con le spalle a muro strizzai gli occhi.
«Vedi di parlare poco. Non ne sai niente tu se la mia ragazza mi usa. Non lo farebbe mai, stiamo insieme da ormai due anni.»
Ma immaginate un po', si parla del diavolo e spuntano le corna...

«Amore, eccoti finalmente. Ti ho cercato ovu-» sentimmo dire, ma ella si bloccò quando ci vide in quella posizione.
Jeno mi aveva praticamente intrappolata al muro.
«Che cosa state facendo tutti e due?!» esclamò avvicinandosi a me e spingendo Jeno facendolo quasi cadere.

«Yah.» disse guardandomi malissimo.
Mi limitai a calare il capo.
«Che avevi intenzione di fare, eh?»
Continuai a non rispondere spaventata.
«Guardami quando ti parlo.» disse. «Ho detto GUARDAMI QUANDO TI PARLO» mi tirò uno schiaffo e cercai di non piangere per il dolore. Mi sedetti per terra rimandendo con le spalle al muro.

Il rumore rimbombò in quella grande palestra.
«Karina, smettila» gli ordinò Jeno senza avvicinarsi.
Lei si abbassò decidendo di ignorarlo.
«Perché non parli? Ti hanno forse mangiato la lingua? Tu non devi proprio avvicinarti a lui... HAI CAPITO?!» mi tirò un altro schiaffo.

Jeno si avvicinò a noi due.
Ella stava per tirarmi un altro dei suoi schiaffi ma quest ultimo la fermò dal polso.
«Ti ho detto di smetterla.» gli disse guardandola con sguardo omicida.
«Ma- JENO!»
Egli non proferì parola perché con lo sguardo le fece capire tutto.

«Vai via.» disse rivolgendosi a me. «Adesso.» continuò facendomi alzare e scappare di corsa verso la classe.
Non riuscivo a capire il perché mi stesse difendendo, ma non penso proprio che in quel momento provasse pietà per me.

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→ Ragazzi, perdonatemi davvero per aver messo Karina come una delle troiette. È la prima che mi è venuta in mente mentre scrivevo questo capitolo, ma sappiate che io la amo e come amo lei amo le altre tre ragazze.
A proposito chi è la vostra bias? La mia Winter e la wrecker NingNing :)
Perdonatemi ancora, eh niente... i love y'all🥺💜

sᴇᴄᴏɴᴅ ᴄʜᴀɴᴄᴇ ;; ʟᴇᴇ ᴊᴇɴᴏDove le storie prendono vita. Scoprilo ora