VIII

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Crowley corre.

Le immense sale bianche del Paradiso sono un unico gioco di specchi e ogni parete è uno schermo, e su ogni schermo si rifrange da cento angoli diversi, identica, la stessa scena.

Come dentro un prisma in riflessi ora vicini ora lontani compaiono la stessa folla la stessa sala la stessa figura in piedi, sola, spiata da un ingordo panopticon di schermi fino al più piccolo dettaglio - le rughe profondamente incise fra sopracciglia pallide - e nella mente di Crowley lampeggia la parola autodafè.

Crowley corre.

Ogni viso nelle sterminate sale spoglie è rivolto ad uno schermo, occhi grandi e orecchie tese perché quella che si svolge è la resa dei conti delle ere; quasi non si accorgono della figura che sfreccia alle loro spalle e quando poi si voltano, Crowley è già lontano.

"Qual è l'accusa," aveva chiesto salendo in ascensore perché persino lì il processo era proiettato a tutta parete e la piccola scriba a occhi sgranati non riusciva a distogliere lo sguardo, nemmeno nel sussurrare "alto tradimento".

Crowley corre in lunghi corridoi in cui la voce di Aziraphale risuona come un rintocco di campana.

"- dovreste sapere bene che la pretesa di controllare i tempi e i modi del Secondo Avvento è pura velleità. Alla prova dei fatti, non è possibile stabilire in modo decisivo se una qualsiasi azione, sia messa in atto allo scopo di fermare gli eventi o di favorirli, abbia sortito davvero alcun effetto -"

"Non fingiamo di parlare per ipotesi, Aziraphale." 

È la voce del Metatron? Di altri? Crowley non lo sa, Crowley corre.

"Sappiamo che queste azioni ci sono state, e che sono numerose. Si è trattato di interferenze perpetrate da diverse parti in causa, ma è del tuo operato che adesso stiamo parlando."

"Oh," e perfino da qui Crowley riesce a sentire il sorriso che sfiora la voce di Aziraphale. "Diverse parti in causa..?"

Certo, Aziraphale, cazzo, cosa pensi che stessi facendo laggiù mentre tu te ne stavi qui a - a - Crowley cerca con gli occhi un appiglio, un indizio qualunque che gli dica dove andare - a giocare a Mastermind contro tutti.

Il corridoio d'un tratto ne incrocia un secondo e col cuore in gola Crowley gira su se stesso, quale direzione prendere?

Non ho letto i tuoi diari, Aziraphale.

Crowley corre.

Non mi lascerai da solo con un mucchio di fogli di carta.

Tutto ciò che può fare è inseguire la traccia lieve di Aziraphale nell'aria immobile del Paradiso.

Qualsiasi cosa mi vorrai dire, me la dirai in faccia, quando -

Il corridoio si interrompe in una parete liscia come vetro ma Crowley non rallenta, schiocca le dita per aprire una porta che prima non c'era e si sforza di accelerare, perché qui la presenza di Aziraphale è più forte -

"Sostieni che nessuno può interferire con la Volontà Divina, e allo stesso tempo ti adoperi per intralciarla. Sei a tal punto accecato dal tuo errore che ti contraddici."

"Molto bene, allora mi contraddico;" sorride Aziraphale; "sono vasto, contengo moltitudini," e accidenti a te angelo, sono così ottusi che la crederanno un'ammissione di colpa, solo tu ricordi Whitman e solo tu capirai -

...Tu ed io.

Crowley corre come il vento ma una domanda riesce comunque a raggiungerlo, a mordere sottile la fibra d'acciaio della sua ansia; avrai mai capito davvero?

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