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- Oh finalmente siete qui. Temevo quasi che non tornaste per la cena -

Jay aveva indossato un tailleur rosso, i capelli tirati su in modo ordinato e le scarpe rigorosamente con il tacco alto. Solo in quel modo riusciva a raggiungere - e superare di pochissimo - l'altezza di Harry, il quale se ne stava sulla porta a sbattere i piedi sul tappetino davanti all'ingresso.

- Mamma, te lo avevo detto che saremmo tornati! Niente cene fuori per un bel po' di tempo, vero Haz? -

Lui annuì prima si seguire velocemente la donna che si stava dirigendo in salone da tutti gli altri.

- Con un po' di ritardo, ma sono qui! -

Annunciò Jay mentre i due entravano sotto gli sguardi divertiti di tutti, tranne quello di Louis che era inchiodato perfettamente al piatto che aveva davanti, non avendo nessuna intenzione di staccare gli occhi da lì.

Harry ci aveva provato altre due volte a parlare con lui, ma nulla, era Stan che, alla quarta richiesta, si era convinto a passargli il pepe che era al centro del tavolo. Spiazzato da quel comportamento, il londinese teneva il suo sguardo fisso sul compagno alla sua sinistra, così preso dal suo cibo da non sentire nemmeno la voce del suo migliore amico da una vita. "Strano" pensò Stan, il quale non poté far altro che domandarsi se fosse successo qualcosa, ma preferì non infierire, lasciando che le domande gli morissero in gola.

La cena continuò, tra il silenzio generale di Louis e le risate di sua sorella e sua madre che tanto si divertivano a parlare tra di loro riguardo damigelle e matrimoni di altre persone; tra sguardi di Harry che, di tanto in tanto si alzavano su quegli occhi chiari che proprio non si decidevano ad incontrarlo e l'attenzione di Stan poggiata su entrambi i ragazzi, incapace di farsi una chiara idea di quello che stava accadendo.

***

- Mi spieghi che problema c'è tra te e Harry? -

Il londinese si era lasciato andare sul letto del compagno, schiena contro il materasso, braccia e gambe aperte. Nonostante la stanchezza fisica di quel giorno che non era poi stato così intenso, lui aveva comunque voglia di conoscere la strana verità che sembrava celarsi dietro gli sguardi muti tra quei due. Il liscio, dopo cena, era riuscito a raccontargli qualche aneddoto divertente, avevano guardato qualche foto insieme, ma Stan non aveva osato domandar nulla fino a quel momento.

Louis si voltò verso di lui, dopo aver sfilato la camicia dai pantaloni.

- Problema tra me e Harry? Di che parli? -

Lasciò che uno sbuffo divertito gli venisse fuori dalle labbra socchiuse, mentre con le mani stava abilmente sbottonando la camicia. Stan non ci mise molto a rotolare su un fianco per guardarlo in faccia, puntando il gomito sul letto per mantenersi la testa.

- A tavola ti ha chiesto tre volte di passargli il pepe e una il vassoio di patate che era vicino a te. Lo hai volutamente ignorato... e fai così quando io faccio qualcosa che ti fa arrabbiare, quindi suppongo ci sia un problema. -

Tutto si poteva dire di quel ragazzo, tranne che non conoscesse il suo compagno. Così Louis si trovò concerto a sospirare, senza sapere cosa dire. Harry lo aveva fatto innervosire quella mattina e non poco, tuttavia non si sentiva a suo agio nel raccontarlo a Stan. Perché?

- Ero semplicemente soprappensiero, lo giuro... -

provò a dire e l'altro non azzardò a domandare altro.

- Se potessi dormire anche oggi con me, probabilmente ti farei scendere da quelle nuvole che ti circondano il cervello da ieri... -

inclinò appena la testa, con lo sguardo perso e sognante, mentre Louis sorrise, felice che non avesse infierito ancora con altre domande su Harry. Quando l'ultimo bottone fu fuori dall'asola, si avvicinò al letto, appoggiandoci un ginocchio che immediatamente Stan raggiunse con una mano.

Ready to run|| Larry Stylinson AUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora