8. Old stories

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E L L E N



Il "Bowl" era il classico posto un po' radical chic: a metà tra sala giochi, bar hipster e bowling anni ottanta.

Aveva aperto da poco, in una struttura non troppo distante dal Griffith. Lì ti ritrovavi a mangiare poké, mentre sorseggiavi birra e lanciavi palle da bowling che finivano ovunque tranne ché sui birilli.
Tre cose che non facevano esattamente scintille tra di loro, ma che con una giusta compagnia trovavano il loro equilibrio perfetto, a metà tra il ridicolo e il divertente.

L'interno sembrava una strana combinazione tra una sala giochi vintage e un locale di tendenza appena uscito da Pinterest.

Le pareti erano coperte da neon sgargianti, frasi iconiche e poster che sembravano presi direttamente da qualche negozio di collezionisti di vinili, mentre le sedute in velluto dai colori sgargianti e i tavoli in metallo oscillanti completavano il quadro. L'illuminazione alternava luci soffuse a lampade led quasi accecanti, come se non sapesse decidere tra comfort e glamour.

Un po' kitsch un po' cool.

Esattamente come piace a me

Adoro

Ci sedemmo sui divanetti fluo disposti intorno al tavolino centrale; la luce soffusa entrava in contrasto con i forti colori circostanti e una striscia di led illuminava la pista da gioco

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Ci sedemmo sui divanetti fluo disposti intorno al tavolino centrale; la luce soffusa entrava in contrasto con i forti colori circostanti e una striscia di led illuminava la pista da gioco.
Nel buio della sala i volti quasi si confondevano: a spiccare erano i vestiti bianchi o particolarmente colorati e i sorrisi.

Non appena entrati, avevamo subito preso posizione sul divanetto a semiluna, sedendoci casualmente uno accanto all'altro.

Non potei far a meno di ritrovarmi a sorseggiare la birra ghiacciata, mentre ignoravo la presenza schiacciante di Matt, seduto al mio fianco da un lato.

Non aveva spiccicato nemmeno una parola da quando eravamo arrivati. Sembrava che qualsiasi cosa di quel posto lo innervosisse da matti, compresa la mia presenza.

Scrollai le spalle.
In ogni caso era reciproco.

Mi ritrovai a sollevare decisa lo sguardo verso Mike, ordinatamente accomodato alla mia sinistra.

Se Matt aveva intenzione di starsene lì immobile con la faccia di uno che ha un palo infilato nel culo per tutta la sera erano fatti suoi. Non mi sarei certo rovinata una serata in compagnia per colpa sua.

Strinsi in una mano la mia Bowl, cercando di impugnare con l'altra le bacchette. Intrecciai le dita con i bastoncini in legno, finendo per farne cadere uno dentro la Poké.

Mike ridacchiò.

«Serve una mano?» chiese.

Il suo volto era leggermente nascosto nella penombra.
La camicia bianca in lino che indossava risaltava di un bianco intenso, come il suo sorriso dritto, circondato dalle labbra sottili.

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