2. Wrinkled gowns

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K A T Y




«Stai forse scherzando?! Stai dicendo che il tuo nuovo allenatore è quel figo di Jace Thomas?»

Prendere nota: mai e, dico, mai avviare una conversazione che riguardi il genere maschile con le mie coinquiline se la lancetta dell'orologio supera le 23.00.

Mi maledissi mentalmente per aver intrapreso quella tortuosa conversazione non appena vidi Elle e Amy scambiarsi un lungo sguardo di intesa.

Un pericolosissimo, lungo sguardo di intesa.

La sveglia (quella inutile) segnava mezzanotte e quarantatré.

Lanciai un'occhiata disperata in cerca di aiuto a Ellen, che si sistemò con le gambe incrociate sul mio letto, districandosi una ciocca di riccioli biondi.
Prese a giocherellare con un boccolo, senza staccare gli occhi dall'altra coinquilina, impegnata in un monologo senza fine.

Da circa trenta minuti, infatti, Amelia aveva preso parola e si era dedicata con dovizia a snocciolare una serie indefinita di informazioni su Jace, interrompendosi di tanto in tanto solo per ridacchiare compiaciuta.

Si lisciò le punte dei capelli neri con i polpastrelli, lasciandole ricadere sulle spalle avvolte dalla casacca grigia del pigiama. Sovrappose le mani, soffiando da un lato all'altro sulle unghie per far asciugare lo smalto appena applicato.

Il mio.
O meglio, l'unico che avessimo in casa. Blu.

L'odore dello smalto riempì la mia camera, denso e penetrante. Strizzai le narici, pizzicate dall'aroma chimico. Non appena mossi il naso, però, un leggero formicolio riprese il via lungo il setto, in un fresco promemoria riguardo a quanto fosse accaduto poche ore prima.

Un piccolo tarlo prese a scavare nella mia mente.

Jace Thomas.
Era un nome decisamente familiare.

«Mi spieghi perché ti ostini a comprare questi colori freddi? Tu sei palesemente autunno» borbottò Amy, seguitando a soffiare con grazia sulla patina blu.

Mi riscossi.

«Perché me l'ha regalato Juliet» ribattei, sollevando gli occhi al cielo. «E poi a me piace»

L'immagine della mia sorellina si plasmò nella mia mente, restituendomi la sua sagoma ben delineata. Folti capelli ricci, castani, e due grandi occhi color cioccolato, pronti a scrutare il mondo con viva curiosità, mi guardavano complici.

Lo scintillio del suo apparecchio mi accecò la mente.

Chiusi gli occhi, tornando alla realtà.

«Ad ogni modo» riprese Amelia, «davvero io mi chiedo come sia possibile che tu non l'abbia riconosciuto!»

Gli angoli della mia bocca s'incurvarono verso il basso, vittime dell'espressione scocciata che si plasmò sul volto.

«Eh, Amy» sbuffai, «sarà che non l'avevo mai notato, prima che mi rompesse il naso. Che ti devo dire...»

Adoravo Amelia, ma il suo sguardo allibito stava quasi cominciando a darmi sui nervi.
Cos'era quest'aria di venerazione?

Okay, Jace era indubbiamente un bel ragazzo, ma con un pessimo carattere. E privo di qualsiasi forma di educazione.

Possibile che qualcosa di così superficiale come il solo aspetto fisico fosse sufficiente a cancellare l'ombra scura della sua attitudine da testa di cazzo?

«È che è alquanto... noto»

«Buon per lui»

Amy sollevò le sopracciglia in una smorfia di stupore, mentre allacciava il suo sguardo al mio. Due iridi blu intenso mi catturarono immediatamente.

Yes, Coach!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora