•Chapter number 51•

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LOUIS' POV
Sono passate due settimane.
Due settimane che non la vedo.
Due settimane senza avere nessuna sua notizia.
Non so se è ancora in coma, non so se si è svegliata, non so le sue condizioni, sostanzialmente non so nulla.
Margaux non mi è mai venuta a trovare dopo la litigata di due settimane fa e..la capisco, ha perfettamente ragione.
Di conseguenza Niall, nemmeno lui è venuto a trovarmi, dato che è sempre attaccato a Margaux e non la lascia nemmeno per qualche secondo, sembra che se la perde di vista, possa perdere la vita.
Idiota.
Il mio braccio sta facendo davvero tanti progressi e credo che questa settimana mi tolgono il gesso, fortunatamente.
Devo rimanere in questo buco monotono solo per fare dei banali controlli alla testa, al braccio e a volte, alle costole. Portano da mangiare ogni 4 ore, e io davvero non ne posso più, il cibo qui fa davvero schifo, mi chiedo come riescano a mandare giù bocconi interi, e alla fine fare anche i complimenti ai cuochi.
Rispetto tutti coloro che lavorano in cucina, ma dovrebbero rivedere le loro capacità.
Stanco di pensare e dato che l'ora di pranzo è ancora ben lontana, decido di fare un giro. Scendo dal letto, con qualche dolore alla cassa toracica causati dalla frattura delle costole, e mi dirigo fuori dalla stanza, andando verso l'ingresso.
Non esco quasi mai, non c'è niente di bello da vedere e nessun posto è adatto per trascorrerci qualche ora in tranquillità e silenzio, qui le ambulanze arrivano ogni 5 minuti, su per giù.

'Elizabeth Mitchell'

Dico appena arrivo al grande bancone dell'ingresso, dove l'infermiera di turno, bionda e con un grande sorriso stampato in viso, sta lavorando.

'Louis, mi dispiace, ma non posso dirti la stanza.
Solo parenti, lo sai'

Mi risponde con tono dispiaciuto e guardandomi con un velo di pena negli occhi.
Non voglio far pena a nessuno.
Voglio sapere solo dov'è Elizabeth.

'Senti, sono il suo fidanzato, ho il diritto di sapere in che camera è'

'Sei il suo fidanzato, non un suo parente'

'Ti prego'

Quasi le chiedo in ginocchio.
Si ferma qualche secondo a guardarmi, come per pensare se sia la decisione giusta da prendere oppure no.

'Stanza 732, terapia intensiva'

Mi comunica a bassa voce e frettolosamente, girandosi poi verso il computer e iniziando a scrivere qualcosa, come se non mi avesse detto niente. Rimango qualche secondo a guardarla, forse per realizzare la situazione e vedo che con lo sguardo mi indica di andare verso la stanza di Elizabeth.
Non me lo faccio ripetere due volte, e seguendo le varie indicazioni dei cartelli appesi alle pareti, dopo 5 piani e quindi sei rampe di scale, riesco ad arrivare davanti alla porta di legno marrone numero 732.
Aspetto qualche secondo, così da prendere fiato e coraggio, ma mi decido ad entrare, senza nemmeno bussare, anche se sarebbe stata la prima cosa da fare. Fortunatamente non disturbo nessuno, dato che il mio sguardo ricade immediatamente sul piccolo e fragile corpo di Elizabeth steso sul quel letto bianco monotono dell'ospedale.
Margaux non c'è, fortunatamente, e questo mi da la possibilità di potermi avvicinare a lei, dopo tanto, troppo tempo. Mi dirigo verso il suo letto, arrivando davanti a lei.
Ha il collaretto al collo ed una lunga e rossastra cicatrice, le percorre la tempia sinistra, si notano ancora i segni lasciati dai punti.
Il suo viso è pallido, e le sue labbra sono violacee.
Ha freddo? Non lo so.
Abbasso lo sguardo sul suo busto non notando niente di particolare su di esso, ma accorgendomi che le braccia sono davvero piene di siringhe che le bucano, proprio come aveva detto Margaux. La gambe non sono né fasciate ne ingessate, rimangono ferme, immobili, come se fossero incapaci di muoversi.
E se avesse perso la sensibilità delle gambe?
No, non può essere, ci avrebbero di sicuro avvisato.
Per lo meno, avrebbero avvisato Margaux che sarebbe venuta da me ad urlarmi contro proprio come l'altra volta.

Problems||Niall HoranDove le storie prendono vita. Scoprilo ora