5

140 2 0
                                    

"Quindi ci rivedremo quando?" Disse Sara con la voce tremante.

"Non penso ci rivedremo, è ora che tu vada avanti. E che lo faccia anche io"

"Tu sei già andato avanti... ma io non ci riesco"

"Lo so e mi dispiace. Potrò sembrarti duro, ma non è un mio problema".

Un suo problema, quando mai qualcosa era stato un suo problema. Era stata una stupida a volerlo chiamare, ma cosa si aspettava? Che magicamente fosse cambiato qualcosa in quei pochi giorni? Era uno stronzo e lei non poteva farci nulla. Tirò il telefono contro il mobile della Tv, quei gesti di stizza non erano proprio da lei. Sara era sempre stata una persona tranquilla, ragionevole, a volte forse troppo. Troppo accomodante, troppo servile. Ma adesso basta. Si alzò dal divano e prese il telefono in mano, non aveva alcun segno e sorrise. Ci mancava solo il dover cambiare cellulare per quel coglione.

"Va bene, se è questo che vuoi allora non vediamoci mai più. Non voglio che mi scrivi, nemmeno per auguri vari ed eventuali"

"Ok"

Secco, duro, privo di sentimenti. Quelle semplici due lettere pesavano come un macigno sul petto di Sara. Prese l'ultima sigaretta del pacchetto e l'accese, stava fumando un po' troppo ma non se ne preoccupava. Aveva iniziato anche a mangiare meno e stava smagrendo, anche se in effetti con qualche chilo in meno si vedeva meglio. Le sue amiche continuavano a ripetergli che non andava bene, che non era salutare per lei. Ma, nonostante tutto, lei si sentiva in pace con se stessa. Almeno dal punto di vista estetico. Aveva iniziato anche ad andare in palestra, uno dei suoi amici le aveva detto che poteva aiutarla con lo stress e in effetti era così. Poteva fare di tutto per stare bene ma non poteva nulla contro la sua stupidità. Perché aveva dovuto scrivergli? Che senso aveva continuare a farsi del male? La sigaretta continuava a consumarsi insieme ai suoi pensieri, la cenere cadde sul pavimento e Sara la fissò distratta facendo spallucce. Non le importava, non le importava più di nulla. Attraversò la sala e aprì la finestra, l'aria si faceva sempre più fredda ogni giorno che passava.

Autunno.

Sara adorava l'autunno, mai quanto l'inverno però. Ai primi freddi era come se la vita si resettasse, come se la fine dell'estate e l'avvicinarsi del nuovo anno spingesse nuova linfa vitale in lei. Era da tanto però che non passava un inverno da sola, senza qualcuno accanto. Sbuffò una nuvola di fumo fissando al di là della strada. Del ragazzo di fronte non era riuscita a scoprire nulla di nuovo, ma soprattutto nulla di utile. Usciva poco, invitava poche persone a casa. Sembrava proprio un tipo solitario, forse è quello che lo rendeva così attraente. Il mistero che lo avvolgeva lo rendeva in qualche modo affascinante. In quella settimana e mezza lo aveva osservato, o per meglio dire spiato, e si era toccata mentre lo vedeva fare certe cose con quella sua "amica". Ma forse era di più che una semplice amica, forse era la sua compagna. Sara aveva iniziato a informarsi un po' su come possano essere i rapporti non convenzionali e ne era totalmente affascinata. Anche se provava un misto di meraviglia e repulsione. Ancora non era riuscita a capire il perché certe cosa la eccitassero a tal punto da masturbarsi svariate volte al giorno. Aveva anche messo la poltrona della camera rivolta verso la finestra, così da potersi mettere comodamente a gambe larghe osservando quello che succedeva nel palazzo di fronte. Anche se, a dirla tutta, era riuscita a vedere ben poco. Il ragazzo faceva entrare la sua "amica" e tolto qualche bacio e qualche schiaffo, sfuggivano alla sua vista per diversi minuti. Probabilmente quel maniaco aveva una stanza apposita o qualcosa del genere. Erano solo supposizioni e fantasie, che le stuzzicavano la mente facendola bagnare copiosamente. Ogni volta riduceva il cuscino della poltrona uno schifo, riusciva a sentirlo appiccicaticcio persino dal culo. Non le bastava nemmeno un orgasmo, continuava a toccarsi anche dopo essere venuta, fin quando non era esausta. Le piaceva ammirare il suo addome nuovamente piatto, le gambe definite che si tendevano a ogni spasmo sapendo che, più sarebbero passate le settimane, più lei sarebbe migliorata. Qualche volta era riuscita anche a incrociare lo sguardo di quel ragazzo, ma lui non le faceva alcun cenno. Rimanevano alcuni secondi a fissarsi, poi lei abbassava gli occhi facendo finta di sistemare casa. Non riusciva proprio a fare altrimenti, era come se percepisse che era giusto fare quel gesto. Ma non voleva dargli la soddisfazione di credere che lei lo temesse, quello mai. Aveva anche pensato di posizionarsi molto vicino alla finestra e mostrarsi mentre si masturbava, ma la vergogna aveva preso il sopravvento. Anche perché non lo conosceva affatto, e se avesse fatto una foto e poi l'avesse ricattata? No, il rischio era troppo alto. E poi lo odiava, lo odiava con tutta se stessa. Ed eccolo apparire, con una t-shirt azzurra trasandata e un paio di pantaloncini da calcio. Lo seguì con lo sguardo mentre passava da una finestra all'altra, sembrava nervoso.

"Oh poverino, chissà che ti è successo. Sicuramente te lo meriti"

Sara spense la sigaretta e si allontanò dalla finestra, il suo orologio segnava le quattordici e lei era in ritardo. Aveva un appuntamento con un ragazzo conosciuto su un app di dating. Doveva ammetterlo, Federico sembrava proprio un gran figo. Lavorava, aveva casa propria, continuava a studiare. Anche se non era stato molto specifico a riguardo, anzi, non era stato specifico su nulla. Ma lei aveva bisogno di svagarsi e quindi le bastava. Sara gli aveva già dato buca un paio di volte, anche perché lui sembrava molto insistente. Non si sentivano da nemmeno quattro giorni e lui già le faceva richieste spinte, chiedendole di vedersi. Ogni tanto si era lasciata andare per poi ritrarsi, si sentiva ancora legata a Mario nonostante tutto. Ma dopo aver ricevuto un "ok" così secco era giunta l'ora di mettersi in gioco. Non sapeva se voleva scoparci, a dire il vero nemmeno ci sperava. Nemmeno lo voleva.

"Dai vedilo e prendi le cose come vengono. Uscire così, tanto per fa bene. Soprattutto nella tua situazione" le aveva detto qualche giorno prima Marta, la sua migliore amica. Avrebbe voluto dirle che probabilmente le piacevano cose diverse, cose particolari. Ma non ne aveva avuto il coraggio, come sempre.

"E se poi è un pazzo scriteriato? Bisogna tenerlo in considerazione"

"Ora non fare la paranoica, sai che io esco spesso con ragazzi a caso. Mi è mai capitato nulla?"

"No..."
"Ecco, allora non farti ansie. Andate a prendere un caffè, a bere una cosa magari e poi decidi sul momento. Al massimo gli dici che hai un impegno. Se proprio le cose si mettono male puoi scrivermi e io ti chiamo, inventandomi che ho bisogno di te o qualcos'altro. Non preoccuparti, lo sai che per te ci sono"

Si mise davanti all'enorme specchio in camera quasi a farsi coraggio. Ma sì, doveva buttarsi. Doveva farlo per lei. Prese il telefono e scrisse a Federico, un semplice "Quindi saresti libero stasera?". Lui rispose quasi immediatamente, dicendo che per lei si liberava volentieri. Sembrava strana quella rapidità, ma Sara non ci dette peso. Erano giorni che lui insisteva, era ovvio che le dicesse subito di sì. Si sentiva sicura di sé, si sentiva potente. Scelse un completino di pizzo rosa, un paio di parigine e un vestitino nero. Infilandosi il completino non poté altro che pensare di essere una gran figa.

"Che si fotta Mario, non si rende conto di quello che ha perso" pensò. Si voltò e per un attimo intravide il ragazzo del palazzo di fronte, era al PC. Inconsapevolmente Sara iniziò ad ondeggiare i fianchi, accarezzandosi i seni. Ma lui non la degnava di uno sguardo. Le sue dita scivolarono lungo il fianco fino a insinuarsi sotto le mutandine, accarezzando delicatamente le labbra. Cazzo, era già così bagnata. Si masturbò con la testa rivolta verso la finestra, flettendo le gambe a ogni spasmo. Sentiva il suo piacere scorrerle sulle cosce, fremendo sempre di più. Ebbe un orgasmo intensissimo.

"Cazzo, ora dovrei cambiarmi. Anche se...."

L'idea di uscire con l'intimo impregnato del suo sapore era un'idea molto allettante.

"Ma sì, potrei anche farlo"

Indossò il vestito e scrisse a Marta comunicandole la sua decisione. Le promise di scriverle nel caso fosse successo qualcosa e lei avesse bisogno di aiuto. Sara iniziava ad avvertire la tensione, l'incertezza, la paura. Era davvero la cosa giusta da fare? Era davvero ciò che voleva?

"Pronta per l'aperitivo migliore della tua vita?" Le scrisse Federico.

"Ecco, il solito egocentrico" pensò lei sbuffando. Rispose con un semplice vedremo, lui continuò con battutine e frecciatine. Non era abituata a quelle conversazioni, forse nemmeno voleva averne.

Fissò fuori dalla finestra per qualche secondo, scostando leggermente le tende. Il tessuto le solleticava la guancia destra mentre osservava il ragazzo del palazzo di fronte. Scosse il capo e si ritrasse, doveva ancora truccarsi. Ci mise circa una ventina di minuti, si sistemò il vestito e uscì chiudendosi la pesante porta blindata alle spalle. Non aveva certezza di nulla ma a ogni passo si sentiva più leggera. E di questo aveva bisogno ora, leggerezza e spensieratezza.

Oltre la finestraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora