Estate - Sara

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Trascorsero due anni, Sara ne aveva ormai trentadue. Attendeva con ansia che Mario le chiedesse di sposarla, come era successo a qualche sua amica. Tranne Marta, ovviamente. Lei diceva che le relazioni a lungo termine non le appartenevano e che voleva ancora godersi un po' la vita, prima di legarsi indissolubilmente a qualcuno. Sara in quegli anni aveva cambiato un po' di sé, aveva anche deciso di prendere un master e aveva smesso di fumare. Se la prima scelta era stata dettata dalla sua voglia di non rimanere indietro rispetto alle sue coetanee, e già lo era, lo smettere di fumare lo aveva fatto solo per Mario. Aveva iniziato a lamentarsi di quanto fumasse, che gli dava fastidio persino baciarla. Così, mettendosi d'impegno, aveva smesso. L'università era un altro paio di maniche. Poteva fare quasi tutto online e la cosa la facilitava, ma lavorare e studiare era comunque faticoso. Lo faceva perché sentiva la necessità di mettersi al pari con le altre, che avevano fatto un percorso di studi lineare. Durante gli esami doveva prendere qualche giorno di ferie ma, dato che con Mario ormai andavano anche poco in vacanza, non era un gran problema. Aveva anche conosciuto un ragazzo, Giacomo, con cui legò abbastanza. Era uno che si teneva in forma, vestiva sempre in maniera impeccabile anche solo per fare due passi. In parte, Sara sapeva che lui la desiderava, però non faceva il viscido. Veniva da una buona famiglia, aveva un'ottima istruzione e aveva abbandonato gli studi solo perché non aveva più stimoli. Poi, come lei, aveva deciso di riprenderli più per se stesso che per un vantaggio lavorativo. L'aveva anche invitata al club di tennis, ma accettare la proposta era un po' come tradire Mario. E già il fatto di leggere di nascosto i blog sulla sessualità gli sembrava abbastanza. Cercava di capire il perché avesse una libido molto alta, anche se Mario un po' era migliorato da quel punto di vista. Negli ultimi tempi passava poco tempo a casa, era sempre in viaggio per lavoro. Però, le volte che tornava, facevano delle scopate da urlo. Questo però non bastava, e lei continuava a masturbarsi ogni volta che poteva. Fantasticava ormai su chiunque incrociasse il suo sguardo, ogni tanto si masturbava anche nel bagno dell'ufficio e si portava sempre dietro un paio di mutandine di ricambio. Per quanto provasse a non pensare a certe cose, i suoi pensieri finivano inevitabilmente lì. Così, quando Mario rientrava, lei si faceva sempre trovare in completo intimo, lo accoglieva in casa baciandolo e toccandogli il cazzo. Poi la pelle, le mani, la carne, l'ansimare insieme. Eppure, per quanto ci si mettesse di impegno, non riusciva a fargli capire cosa desiderasse davvero.

La situazione era peggiorata qualche anno prima. Sara aveva notato che un po' di famiglie avevano traslocato nel palazzo di fronte, dopo anni di lavori. Vedeva entrare e uscire le madri con i figli, i padri con il giornale sottobraccio, i nonni amorevoli che portavano qualche dolce. I sabati mattina con i sacchetti della spesa colmi, le urla dei litigi, i natali a fare l'albero tutti insieme. Provava tanta invidia. Vedeva scorrere i suoi sogni oltre il vetro, ammirava quello che avrebbe voluto da Mario. Aveva provato anche a dirglielo, a fargli capire quanto fosse importante per lei mettere su famiglia con lui. Ogni volta gli diceva quanto lo amava, quanto desiderasse essere sua e sua soltanto. Quanto volesse crescere un figlio o una figlia con lui. E perchè no, anche due o tre. Ma Mario faceva il distaccato e, sotto l'insistenza di Sara, esplodeva in episodi di rabbia. Finivano sempre per urlare, con lei che piangeva andandosi a rintanare in camera da letto. Dopo qualche minuto, Mario entrava e la baciava sulla testa, sdraiandosi di fianco a lei.

"Tempo al tempo amore" le sussurrava all'orecchio.

Quelli erano gli unici momenti di estrema tenerezza che riuscivano a condividere. Ma il problema più grande non erano le famiglie. Di rientro da una vacanza, Mario era partito per un piccolo viaggio di lavoro di tre giorni. Era la prima volta che lo faceva, poi ripeté la cosa anche l'anno successivo. Sara non si meravigliava più di tanto, lui lavorava sempre molto e aveva dei grossi cantieri da gestire. Marta continuava a dirle che aveva un'altra, e Sara iniziò a pensare che potesse davvero essere così. Ma no, non era possibile. Come poteva l'uomo della sua vita andare con un'altra, subito dopo una vacanza con lei? Era tutto troppo assurdo. Vero era che, di tanto in tanto, lei sbirciava le notifiche sul telefono di lui e vi trovava qualche messaggio un po' strano. Un sacco di architetti donna, un sacco di ingegneri donna. Ma in fondo, quello era il suo lavoro no? Che male c'era a fare qualche cena con un architetto o un ingegnere? Fatto sta che Mario partì, lasciandola sola nell'enorme casa vuota. Sara notò un dettaglio, che dapprima sembrò insignificante, poi diventò qualcosa di decisamente più incisivo nella sua vita. Nel palazzo di fronte, proprio sul suo stesso piano, si era trasferito qualcuno. Subito non riuscì a capire chi, ma lo scoprì ben presto. Aveva visto sfilare i camion dei traslochi, i facchini fare su e giù portando i mobili e gli arredi. Sembravano tutte cose di livello, doveva essere qualche famiglia facoltosa. Invece, sorprendentemente, l'appartamento era di un ragazzo e un uomo decisamente molto più grande di lui.

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