13. Speranza ritrovata

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*Buon venerdì*

Come promesso, ho fatto un sondaggio su INSTAGRAM, so quanto amate i Rivera, e ho scelto di pubblicarvi questo capitolo che racchiuderà parecchie cose al suo interno, per questo ho deciso di dividerlo in due parti. 
La seconda parte arriverà presto, se Dio vuole, spero che vi piaccia...come sempre e anche di più. 

Stiamo entrando nel cuore della storia <3 

Al prossimo capitolo, 

Un bacione grandissimo


*****

Damian

Le avevo suonato la melodia che mi aveva ispirato durante la sua assenza, e lei aveva riaperto gli occhi. 

Prima o poi le avrei detto che quegli spartiti portavano il suo nome, che quella musica l'avevo composta per lei. 

Ogni nota risuonava della sua innocente bellezza, della sua ingenua risata, del suono del battito del suo cuore, che mi aveva cullato dolcemente durante la nostra prima volta di passione. 

Era così dolce, così fragile e indifesa la mia ragazzina mentre dormiva, ma dentro di lei c'era una forza che ruggiva, urlava disperata, quel coraggio che mi aveva salvato la vita.

Cassandra si stava lentamente riprendendo, fortunatamente il proiettile non le aveva colpito alcun organo vitale.

Tuttavia, avrebbe dovuto portare un tutore al braccio destro, il tempo necessario per consentirgli di guarire completamente. Quel proiettile le aveva perforato la carne, lesionato un muscolo, ma fortunatamente non le aveva causato nulla di grave e irreversibile. Solo tanto sangue e spavento!

Ricordavo ancora la corsa in auto disperata che ero stato disposto a fare pur di tentare di salvarla...

Non guidavo in quel modo, da quando non partecipavo più a quelle stupide gare!

Teresa non faceva altro che stare al capezzale di Cassy, mentre gli occhi caramello di lei si scioglievano nel mio mare in burrasca, agitato solo per l'influenza che lei mi causava. Era diventata la mia luna, ero soggetto al suo movimento. 

L'avevo messa a rischio, avevo quasi rischiato di perderla. Non l'avevo protetta, semmai era stata lei a proteggere me, l'avevo messa in pericolo e per poco non era morta tra le mie braccia!

Fermai le dita sui tasti del pianoforte, voltandomi completamente verso di lei, avvicinando lo sgabello al divano letto sul quale l'avevamo adagiata da almeno un giorno. Avevamo preferito contattare un medico fidato e risolvere la cosa privatamente, piuttosto che portarla in ospedale.

Qui eravamo più che al sicuro, protetti da eventuali attacchi, avevamo una scorta non indifferente lungo tutto il perimetro della villa.

"Come ti senti?" chiese la mamma con fare apprensivo, i suoi occhi erano lucidi di gioia mentre le sfregava una mano tra le sue, in continuazione, come se riuscisse ad infonderle maggiori forze.

Cassy storse il naso, fece una smorfia buffa in grado di farmi sorridere teneramente e aprì le labbra per rispondere: "Libera..." soffiò con voce roca, socchiudendo per un attimo gli occhi ancora lucidi di stanchezza.

Suo padre le aveva causato numerose ecchimosi lungo tutto il corpo, anche qualche leggera contusione, come poteva un padre picchiare la propria figlia in quel modo?

Se poteva definirsi padre, Tim Hudson. Ne ero profondamente disgustato. 

"Ti ha picchiato, amore?" domandò la madre, pur conoscendo perfettamente la risposta.

Quello che voglio puoi darlo solo tuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora