Manuel se la ricorda bene quella sera. Era tardi e lui, per qualche assurda ragione, non voleva tornare a casa.
Forse perché, in fin dei conti, per quanto non gli piaccia ammetterlo, quella casa così vuota sembra sempre troppo grande, quella tanto agognata libertà somiglia sempre troppo a solitudine.
Ad ogni modo, lo ricorda.
Non ci avrebbe badato, in un'altra circostanza. Non ricorderebbe vividamente che, pur di non sentirsi di nuovo solo nel suo proprio letto, si era rifugiato nell'ufficio di Simone, nonostante fosse sera, quasi ora di tornare a casa.
È costretto a ricordarlo mentre il procuratore urla contro entrambi e gli sembra di essere tornato a scuola, seduto su una scomoda sedia, impegnato a rimpicciolirsi nella speranza che gli altri non si accorgano di lui.
«Non ci posso credere.» Salvi urla, sbattendo una porta e passandosi una mano sul viso, cercando di distendere le rughe che sente nascere solo per effetto della presenza del duo Ferro-Balestra nella sua vita.
«Senta, però-» Manuel cerca di dire, ma Simone gli poggia una mano sulla coscia, mettendolo a tacere.
È costretto anche ad ignorare il formicolio che la mano di Simone così vicino al suo inguine gli provoca Manuel, ma a questo ci penserà quando entrambi non rischiano il posto e forse, per via indiretta, la carriera.
«Stai zitto.» il procuratore gli ordina in modo molto meno gentile.
«Non sto parlando con te. Vorrei che Balestra si rendesse conto del fatto che c'è in ballo l'intero processo perché lui non è stato in grado di rispettare una scadenza.»
Manuel è abbastanza certo che continuerà a sentire quel rispettare una scadenza anche a distanza di ore, per quanto Salvi l'abbia urlato. Gli rimbomba nel cervello.
È così che tutto diventa chiaro e quella sera gli ritorna in mente.
Perché Simone era impegnato a scannerizzare un documento e a scrivere una mail ma lui aveva iniziato a parlare delle sue bretelle, per il semplice motivo che desiderava perdere del tempo, restarsene lì con lui invece di andare a casa, scherzare con lui, e lui aveva abbandonato tutto.
«Non è stato Balestra.» dice allora, ed è dopo circa cinque secondi che Simone si gira verso di lui con un'espressione sconvolta e «Manuel ma che-» cerca di dire, così lui è costretto a continuare, sotto lo sguardo perplesso di Salvi.
«Avevo detto a Simone che avrei inviato l'elenco quella sera stessa, il quindici, l'ultimo giorno. Lui s'è pure assicurato-»
Viene interrotto da Simone che lo guarda come se gli fosse spuntata un'altra testa e «ma che stai dicendo?» dice, accigliato.
«La verità.» è pronto a ribattere, prima di rivolgere lo sguardo al procuratore, e continuare.
«Balestra, come dicevo, si è anche assicurato che io avessi tutti i dati necessari, ma poi l'ho dimenticato. Mi dispiace, ma non c'entra niente lui, sono stato io ad insistere perché non avevo niente da fare quella sera e poi l'ho...»
Salvi continua al suo posto, con un tono di disprezzo.
«Dimenticato. Sì. Me ne sono accorto.»
Manuel annuisce, spera di aver assunto l'espressione più mortificata della storia, per essere uno che non c'entra effettivamente niente con quanto accaduto.
L'uomo annuisce e parla ancora dopo qualche secondo di silenzio.
«Quindi... visto che sei così tremendamente annoiato, preparerai gli interrogatori per venerdì, e prega che vada tutto bene anche senza le prove che per colpa tua non possiamo usare, oppure inizia a raccogliere le tue cose dall'ufficio.» dice, prima di lasciarli soli, nel suo ufficio.
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(Law)suit and tie
Fanfiction«Non m'è mai piaciuto solo il nome mio sul citofono, in fin dei conti.» Simuel Lawyers AU